martedì 1 agosto 2017

Un mese con i gemelli

Il 25.07.2017 era la mia DPP, anche se ginecologi ed ostetriche mi avevano spiegato che i gemelli si considerano a termine alla 37esima settimana e dunque avrei dovuto considerare come DPP il 4.07.2017.
Invece a 35+3 mi hanno indotto il parto.



Così i miei bimbi sono nati di otto mesi, 1670 gr lui, 2200 gr lei.
A più di un mese dalla nascita, i miei piccoli hanno recuperato più che bene, prendendo circa 1200 gr ciascuno!


È stato un mese intenso, emotivamente e fisicamente.
Un mese iniziato con sette giorni di ospedale post nascita, divisa tra malessere fisico, la piccola in camera con me, il tiralatte e la TIN, ovvero la terapia intensiva neonatale, distante solo un piano di ospedale ma, nello stesso tempo, praticamente un altro mondo.
Un mese proseguito con lei a casa, l’Alpmarito di nuovo all’estero, lui in TIN a Torino ed io a fare su e giù per stare con entrambi e dare al mio ranocchietto un po' del mio latte e, soprattutto, del mio amore e del mio incoraggiamento.
Senza dimenticare pratiche e burocrazia necessarie a riportalo a casa.
Con il cuore diviso, le lacrime sempre agli occhi, le gambe deboli, la mente colma di pensieri, paure e speranze. Sempre in piedi, sempre attiva, perché chi si ferma è perduto.
Un mese terminato con le sue dimissioni, il viaggio verso casa, io e lui, e una nuova famiglia a cinque che nasceva.

E poi poppate al seno, tiralatte, tiralatte, biberon, biberon, biberon, pannolini, pannolini, pannolini e ancora pannolini.

Perché se c’e una cosa che abbiamo capito subito, mio marito ed io, è che quello che con il primogenito ci era sembrato un periodo duro è stancante, era una passeggiata in confronto a questo.
Lui che mangiava otto volte al giorno (e dunque con minimo otto cambi di pannolino) ed impiegava un’ora intera per ogni singolo biberon, a cui aggiungere tempi di digestione e cambio, lei con sette pasti al giorno, seppur più veloci.
Fate un rapido calcolo, aggiungete tre ore giornaliere al tiralatte e capirete che non rimaneva spazio per null’altro, ne’ di giorno ne’ di notte.

Nello stesso tempo però, è stato stranamente tutto più semplice: sapevamo già che latte, prodotti e pannolini acquistare e dove, come preparare i pasti, cambiare, pesare e far digerire. E molti timori li avevamo già affrontato e gestiti. Abbiamo ripreso la manualità ed il ritmo rapidamente.
E poi non c’era il tempo per dubbi e incertezze e, per me, neppure più per lacrime e malinconia.
Anche perché, in tutto questo, c’era pure lui, il primogenito.
Con i suoi bisogni, i suoi impegni, le sue richieste di attenzioni.
E c’era il cantiere, con materiale da scegliere e ordinare, lavori da fare e coordinare, spese da affrontare e burocrazia da espletare.
Il baby blues che avevo sperimentato i primi tempi dopo la nascita del ricciolino e che temevo, è svanito alle mie dimissioni, inghiottito dall’urgenza di prendersi cura dei miei due piccoli amori, di essere presente, di fare, di curarmi e curarli.
E dalla gioia di averli entrambi sani e a casa.


Dopo un mese e molti grammi, poppate, ml di latte tirato, preparato e somministrato, pannolini, ruttini e nottate come le giornate, il tempo continua a non esserci e  i pasti sono passato rispettivamente a sette per lui e sei per lei. Non esattamente una rivoluzione.
La casa, sempre quella vecchia, è un casino.
Il cantiere edile è ancora un cantiere ed il ricciolino inizia ad accusare il colpo e, se verso i fratellini è attento ed affettuoso, con noi è diventato una sfida continua.
Ma va bene così perché io sono stanca, stravolta e felice.

P.s. E questo anche grazie all’affetto ed all’appoggio che ho ricevuto da parenti, amici e persino semplici conoscenti. Un senso di comunità amica che non mi aspettavo e che mi ha colmato di riconoscenza. 

Anche questo aspetto, come la TIN però, meritano un post a parte.

venerdì 28 luglio 2017

Le mie letture di mezza estate di Mamma Avvocato: 6 libri per voi


Negli ultimi due mesi non ho smesso di leggere, sfruttando le ore al tiralatte e le poppate notturne.
Ecco quindi una rassegna dei libri letti: spero vi sua utile se state partendo per le ferie o cercate spunti per le lunghe serate estive o caldi pomeriggi di ozio!

"Le otto montagne" di Paolo Cognetti, 

Pag. 199, ed. Einaudi


Un bel romanzo, da quel che ho compreso autobiografico, che racconta di un'amicizia speciale, quelle istintive dell'infanzia, che non hanno bisogno di molte parole e si nutrono di giochi ed avventure insieme.
Di quelle amicizie che si mantengono nel tempo, come cristallizzate, perché sono impresse nel profondo e basta un incontro a distanza di anni per riprendere il filo.

In questo caso, l'amicizia lega un bambino di montagna, lasciato un po' a se stesso, tra mucche e baite diroccate, e un bambino di città, i cui genitori amano la montagna, che li ha fatti incontrare e ha segnato il loro destino,, più di ogni altra cosa.

Ma vi è di più. Molto spazio è dedicato anche al rapporto 
genitori e figli, padre e figlio in particolare e, soprattutto, all' amore per la montagna ed alla sua forza magnetica.
È ambientato in Val d'Ayas (l'autore non lo dice ma per chi conosce la zona non è difficile comprenderlo), ossia in una delle vallate della "mia" Val d'Aosta, descritta con amore ed attenzione.

La storia parla di scelte, di destino, di legami, in un modo che mi ha tenuta incollata alle pagine. La descrizione delle passeggiate, poi, mi ha riportato alle decine che ho fatto, con i genitori, gli amici, mio marito, da sola,nel corso degli anni, così come ai giochi estivo nei prati, sulle pietraie e nei pressi dei torrenti, alla scoperta della natura e della libertà.
Bellissima, perché complessa, tormentata e dolorosamente verosimile, la figura del padre del protagonista.
Unico lato negativo: quella retorica sulla montagna e la figura un po' stereotipata dei montanari tipica della visione dei "cittadini" delle grosse città. Fastidiosa ma comprensibile.
Molto consigliato dunque, soprattutto se la vostra meta estiva è, o è stata, la montagna.

"Un chien de saison" di Maurice Denuriere, 

Ed. Le libre de poche, euro 5,50, pag. 218


Una lettura ironica, divertente e piacevole, per gli amanti degli animali domestici, cani in primis, ma non solo, visto che è piaciuta molto anche a me.
Scritto in un francese abbordabile e con un stile scorrevole, è la storia di uno studioso single di Parigi che, di colpo, per amor di amicizia, si ritrova a far da baby sitter ad un boxer dal carattere forte che, tra mille disastri ed inaspettate esigenze, gli stravolgerà la vita, finendo per conquistarlo.
In sottofondo, una amicizia a senso unico ed una famigliola di opportunisti che verranno, infine, castigati come meritano.
Consigliato (ma se già eravate propensi ad adottare un cucciolo, potrebbe darvi il colpo di grazia, io vi ho avvisato).

"Qualcosa" di Chiara Gamberale,

Ed. Longanesi, febbraio 2017, pag. 176




Della Gamberale avevo già letto due romanzi, di cui ho parlato qui e qui.
Dal momento che il suo stile narrativo e l'originalità delle sue storie mi avevano positivamente colpito, quando ho visto questa novità in biblioteca non ho perso l'occasione e ho fatto bene.
Anche in questo caso la narrazione è molto originale, sia per 
la trama che per lo stile, una sorta di racconto con tanto di illustrazioni, quasi fumetti, in cui i protagonisti hanno nomi evocativi, anziché classici.


La protagonista è "Qualcosa Di Troppo", una principessa che non sa cosa siano i limiti e, fin dalla nascita, esagera in tutto, poiché non sa accettare e gestire i propri sentimenti e, soprattutto, non riesce a stare bene con se stessa e con i propri dubbi esistenziali, che poi sono quelli di tutti noi. 
Per questo, cerca, con mille attività e una disperata ricerca di amore e attenzioni, qualcosa in grado di comare il vuoto che sento in se' (che poi non è altro che la ricerca del senso della vita) e lenire il dolore per un grave lutto.
Sarà il "Cavalier Niente" ad aiutarla, progressivamente, a far pace con se stessa.
La storia è infatti un insieme di iperbole e improbabili avventure che trasmettono efficacemente il messaggio del libro,dal valore universale.
Uno di quei romanzi che forse vale la pena leggere e poi rileggere, per cogliere nuovi spunti, anche perché è breve e molto scorrevole.

"Storia di una lumaca che scoprì l'importanza della lentezza" di Luis Sepulveda, 

ed. Guanda


Letto in eBook, non mi ha affatto convinto.
Un racconto breve, ben scritto ma di "poco spessore", a mio parere un po' forzato, che ha come protagonisti una lumachino curiosa e coraggiosa e una tartaruga saggia.

Una favola che vuole insegnare più che l'importanza della lentezza, l'importanza di essere se stessi e la ricchezza della diversità e delle proprie peculiarità.
L'ho raccontata in sintesi al ricciolino biondo, come fiaba della buona notte, però non ha convinto del tutto neppure lui (forse anche per colpa della mia narrazione!).

"Nessuno come noi" di Luca Bianchini

Ho preso in prestito questo romanzo, in formato eBook, nel periodo in cui sono stata in ospedale a Torino, dopo aver letto la recensione positiva delle Mamme nel deserto (se non erro), scegliendolo proprio poiché ambientato a Torino e negli anni '80, in cui sono nata. Circostanze che mi hanno aiutato a gustarlo, per quanto, per il resto, le dinamiche della cittadina di provincia in cui sono cresciuta fossero diverse da quelle della grande città o, almeno, così mi è parso, ripensando al passato.
Oppure ero solo molto più ingenua!
È la storia della vita di quattro ragazzi, due maschi e due femmine, tre della periferia ed uno della collina di Torino (ovvero della Torino benestante), durante un anno scolastico, in un liceo pubblico,  a cui si intreccia la vita di una professoressa e dei genitori degli studenti.
Affronta il tema della crescita e della amicizia, dei primi amori e delle prime delusioni.
È sicuramente una lettura più adatta ad un pubblico giovane (quindi anche a me ;-)), con il pregio di far tornare gli altri lettori un po' indietro nel tempo, a ricordare i propri anni scolastici ed i primi amori, le compagnie, i tormenti ed i dubbi adolescenziali e le feste del periodo.
Il linguaggio è basico e non manca di termini gergali, dal momento che a parlare sono dei ragazzi, ma la narrazione è scorrevole.
Consigliato per qualche ora di tranquillo svago e per un tuffo nostalgico nel passato.

"Come una bestia feroce" di Edward Bunker, 

Ed. Einaudi, pag. 358

Un romanzo forte, ambientato nei bassifondi di Los Angeles: un criminale recidivo esce di prigione dopo anni, deciso a rigare dritto. 
La società, il sistema della libertà vigilata e il suo stesso passato, lo portano però ben presto a tornare alle uniche dinamiche ed attività che conosce.
Un racconto che prende spunto da una realtà che l'autore, ex galeotto, ben conosce, e porta il lettore a comprendere la difficoltà del reinserimento sociale e l'attrazione devastante della droga e del crimine su chi, nella vita, ha conosciuto poco altro che miseria e degrado.
Uno sguardo lucido, intelligente, introspettivo ed impietoso che indaga l'animo umano, per un romanzo che, a mio parere, non può lasciare indifferenti e che, peraltro, è scritto molto bene.
Dello stesso autore, io avevo apprezzato anche l'autobiografico "Little boy blue", di cui ho scritto qui.
Caldamente consigliato.

E ora? Ecco i libri che mi attendono sul comodino o meglio....davanti al tiralatte!


E voi, che letture mi consigliate per questa estate?


Con questo post torno a partecipare all'appuntamento del Venerdì del libro di Paola.

venerdì 23 giugno 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Il quaderno di Maya"

“Il quaderno di Maya” di Isabel Allende
ed. Feltrinelli, pag. 398



Con questo romanzo, sono tornata a leggere Isabel Allende dopo averla amata con “La Casa degli Spiriti” ed  “Eva Luna” e averla abbandonata con “Paula”.

Ero titubante e in effetti la storia ha iniziato a catturarmi solo dopo le prime cento pagine, per poi appassionarmi sempre di più e diventare più interessante e scorrevole.
Non ho amato i continui salti dei tempi verbali, non collegati solo ai salti temporali (questi ultimi funzionali alla storia) e ho trovato il finale decisamente affrettato rispetto al ritmo del resto della narrazione.
La storia, invece, è carina, soprattutto grazie alla caratterizzazione dei personaggi.
Maya Vidal, cresciuta con due nonni alquanto originali e molto affettuosi, una cilena sfuggita alla dittatura ed il suo secondo marito, professore di astronomia afroamericano, piomba in un’adolescenza difficile per vicissitudini familiari che non voglio svelarvi.

Il viaggio verso gli abissi della degradazione, della tossicodipendenza e della violenza avrà però fine grazie ad un’isoletta del Cile, dove inaspettatamente Maya ritroverà serenità, equilibrio e un ambiente familiare.

Un romanzo che si fa leggere, in cui si ritrovano i riferimenti alla storia travagliata del Cile, aire credenze mistiche e gli ambienti dei primi libri ma che non ho trovato indimenticabile come i primi romanzi dell’autrice.

Con questo post, partecipo come di consueto all’appuntamento del venerdì del libro di Paola.


mercoledì 21 giugno 2017

Sognando voi...quel che vorrei

Fatico ad immaginarvi, a darvi un volto.
D’altro canto, neppure con il ricciolino c’ero riuscita.
Non riesco neppure a pensarvi come lui.
So, però, quello che vorrei. Sogno.



Vorrei che foste di “sana e robusta costituzione”, come il ricciolino.
Vorrei potervi portare presto in montagna, anche se non troppo in alto, per sfuggire a questo caldo torrido. 
Vostro fratello è stato più fortunato, se si può chiamare fortuna nascere in periodo di giornate corte e grigie, freddo e pioggia.Difendersi dal freddo, comunque, è più facile.
Vorrei riuscire a portare il ricciolino al lago spesso, questa estate. Con voi. Approfittando della pausa lavorativa che inevitabilmente dovrò prendermi (e sarebbe pure ora!)
Vorrei che aveste una cameretta vostra fin dai primi mesi e vorrei che finalmente anche il ricciolino potesse godere di uno spazio tutto suo. 
Non che prima gli sia mai pesato, sia chiaro, ma ora inizia ad avere questa esigenza e noi con lui.
Vorrei portarvi presto a passeggiare in montagna, sullo zaino porte enfante. E’ già immagino la fatica di preparare gli zaini e partire in cinque, ma non importa. Spero che la passione sia più forte della fatica, anche questa volta.
Vorrei presentarvi alle maestre della materna del ricciolino, che tifano per voi fin dalla notizia della gravidanza.
Vorrei insegnarvi a suonare il pianoforte. Insegnarlo a tutti e tre oppure, se non vi andasse, vorrei suonare per voi e vedervi appassionare alla musica in modo attivo. Non mi importa a che età e con quale strumento, voce compresa.
Vorrei portare a sciare tutti e tre e approfittarne per sciare anche io con l’Alpmarito.
E vorrei che fosse sci di fondo ma anche discesa, un giorno. 
Vorrei fare con voi e l’Alpmarito il corso di acquaticita’ a tre mesi o poco più, magari mentre il ricciolino gioca nella corsia a fianco. 
Non so se ne avrò le forze, il tempo, la capacità organizzativa. Anche in questo caso, spero che la passione vinca sulla stanchezza inevitabile e sulle difficoltà pratiche.
Vorrei portarvi tutti e tre al Salone internazionale del libro di Torino ed in biblioteca regolarmente. 
Circondarvi di libri non sarà difficile, ne abbiamo già una caterva (ma non bastano mai).
Vorrei vedervi giocare insieme, magari qualche volta senza litigare!
Vorrei vedere il ricciolino tenervi tra le braccia e coccolarvi.
Vorrei portarvi ad arrampicare presto, in palestra e fuori, come abbiamo fatto con il ricciolino.
E far crescere insieme le stesse passioni.
Vorrei fare una vacanza itinerante in bicicletta. Tutti e cinque, quando sarete in grado.
Vorrei portarvi al mare, tutti e tre. Il ricciolino lo chiede già a gran voce, sappiatelo.
Vorrei riuscire a godermi ogni singolo giorno con voi, più di quanto abbia fatto con il ricciolino.
Perché ora so, non per sentito dire ma per averlo provato, quanto veloce passi il tempo e quanto prezioso sia ogni singolo istante da mamma, irripetibile.
Vorrei riuscire a dedicare, ad ognuno di voi tre, momenti da soli, a fare insieme ciò che più vi piace o piacerà. Senza trascurare nessuno.
Vorrei riuscire a fare insieme a voi, almeno qualche volta, qualcosa che vi coinvolga tutti e piaccia a tutti. Per essere famiglia, in tutti i sensi.
Vorrei saper passare sopra a caos, fatica e capricci più facilmente di quanto sappia fare ora, per voi, per il ricciolino, per me stessa. Perché temo che sarà indispensabile per sopravvivere, questa volta.
Vorrei essere una madre migliore, una persona migliore. Perché anche se già con il ricciolino ho messo tutto il mio impegno, so bene di avere ancora ampi margini di miglioramento.
Vorrei vedervi presto, subito.
Ma, nello stesso tempo, spero con tutto il cuore che non abbiate bisogno di TIN o tubicini, in qualunque momento decidiate di nascere o i medici decidano per voi.
Vorrei stringervi a me, ora. E vorrei farlo con accanto l’Alpmarito e sulle gambe il ricciolino.

Vorrei, voglio, proverò, posso.
Questa sera, però, prevalgono ansia e malinconia.


lunedì 19 giugno 2017

Per voi

È per voi questo lungo, noioso e faticoso ricovero.
È per voi il caldo, la scarsa igiene e le stanze affollate (perché l'invadenza e il chiasso meridionale anche in ospedale li riconosci e io sono piemontese riservata e attaccata alla privacy mia ed altrui fin nel midollo).
Sono per voi tutti questi esami e monitoraggi.
Sono per voi le calze anti trombo (e guardate che sono un vero sacrificio, con questo caldo!)
Sono per voi i fiocchi nascita che il fratellone ha preparato con grande cura ed ingegno e che aspetta di completare alla nascita, per scaramanzia.
Sono per voi i chilometri macinati dall'Alpmarito, mamma e nonna, per venirmi a trovare.
Sono per voi i tanti messaggi e le chiamate ricevuti, le visite a sorpresa e l'interesse intorno a me.
Sono per voi la maggior parte dei miei pensieri, tutti quelli che non sono per il ricciolino.
È per voi l'attesa, la preoccupazione, l'ansia e la trepidazione.
È per voi la pazienza.
È per voi il mio cuore che accelera i battiti ad ogni visita.
Sono per voi i sentimenti ambivalenti di questi giorni.
Sono qui, in attesa, per voi, 

siamo tutti qui, solo per voi.





sabato 17 giugno 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Apro gli occhi e ti penso" e "Volevo solo andare a letto presto"

I miei consigli di lettura per il venerdì del libro, in ritardo di un giorno intero, sono due romanzi rosa leggeri, da leggere per svagarsi, anche sotto l’ombrellone o distesi in un bel prato.
Non capolavori ma trame carine, seppur poco credibili, che forse non lasceranno il segno ma fanno passare qualche ora di piacevole relax.

Apro gli occhi e ti penso” di Jenny Colgan


La protagonista, Ellie, è una trentenne in crisi sentimentale e lavorativa, culminata proprio il giorno del suo compleanno.
Ragazza degli anni ‘80, romantica e incapace di accettare che le promesse di felicità tanto decantate dai film cult siano una pura illusione, con amici stravaganti ma molti affettuosi ed un padre che conta su di lei, decide ad un certo punto di partire per l’America alla ricerca del suo attore preferito.
Un colpo di testa in cui trascina l’amica di infanzia e l’amico gay, che la porterà a vivere situazioni stravaganti, affrontare imprevisti di tutti i tipi, tra cui un lutto, per tornare poi a casa con una diversa consapevolezza e…non più sola!


Volevo solo andare a letto presto” di Chiara Moscardelli


Stesso giudizio per questo romanzo di autrice italiana, preso in prestito su consiglio di Mimma. 

Una trama improbabile ma ambientata interamente in Italia, anche nei quartieri malfamati della periferia, con una protagonista femminile, Agata Trambusti, simpatica nelle sue nevrosi e imprevedibile decisioni, un protagonista maschile tormentato e solo apparentemente pericoloso, dal fascino un po’ enigmatico, una rocambolesca ricerca di un venditore di quadri improvvisamente scomparso, dal sapore del giallo ma in stile frizzante

mercoledì 14 giugno 2017

Son giorni pieni. Sono emozioni.

Ultimamente ho scritto poco, su questo spazio virtuale.
Un po' per la stanchezza da fine gravidanza, un po' perché impegnata in un infinito (e spesso frustrante) giro di visite ed esami medici, un po' perché, semplicemente, non mi veniva spontaneo farlo.

Questa sera, però, ho voglia di raccontare.
Sono stati giorni pieni.
Paure e timori per la gravidanza, perché più la scadenza si avvicina più aumenta l'ansia che qualcosa possa andare storto e l'insonnia, che non mi dà alcuna tregua, aggrava la situazione.

C'è stato il mio compleanno, 35 anni. Purtroppo non l'ho festeggiato in alcun modo, anche se sono stati tanti i messaggi di auguri ricevuti, che mi hanno scaldato il cuore e fatto sentire amata.
Però un po' di frustrazione per questa mancata celebrazione di quella che e comunque una ricorrenza annuale importante, non posso nascondere che ci sia.



C'è stata la famosa recita di fine anno ed i preparativi per essa.
Correndo, sono riuscita a vederne una parte, compresa la consegna dei "diplomi". 
Non ho pianto, ho provato però tanto orgoglio per il mio bambino e tanta commozione per questa tappa che sta per finire.
Quelle mura, la routine degli ultimi tre anni, il bel rapporto con le maestre, la confidenza con le altre madri, i lavoretti...mi mancheranno tanto, già lo so.
Si apre un nuovo percorso, in cui il rapporto genitori - insegnanti sarà più formale, più lontano, in cui il ricciolino non conoscerà praticamente nessuno, in cui cambierà tutto, per lui.
E se da un lato lo vedo pronto ed entusiasta, dall'altra non posso non portare un pizzico di dispiacere, al pensiero delle ore di gioco spensierato che perderà, alle generose e vulcaniche maestre che lascerà.
Perché se non sempre è stato tutto idilliaco, è innegabile che siamo stati fortunati e che io mi sia affezionata quasi quanto lui a queste maestre!

E poi questa sera.
Sono stata alla riunione informativa per la scuola primaria e, seduta su una seggiolino, davanti ad un banchetto verde, innanzi a cattedra e lavagne, mi sono sentita sperduta per lui.
Mi ha fatto effetto pensarlo lì, fermo per tante ore, con la sua timidezza iniziale e curiosità insaziabile, lui che non sta fermo neppure mentre dorme, mangia o si lava i denti!
Compiti, libri di testo, quaderni, materie...mi sembra tutto così inadatto, ancora, al mio bambino!
Ed invece è quello che lui aspetta, che desidera. Crescere, proiettato nel futuro, come solo i bimbi sanno essere.
Mentre io, da mamma, arranco.

Semplicemente, emozioni.


martedì 6 giugno 2017

L'entroterra sardo: la Domus de Janas di Sedini

Durante il nostro viaggio estivo in Sardegna, oltre a godere del magnifico mare, abbiamo dedicato ampio spazio a incursioni nell'entroterra, facendo piacevolissime scoperte.

Tra queste, la Domus de Janas del Comune di Sedini, Anglona (SS) a cui siamo giunti quasi per caso.



Le domus de janas, ovvero, in lingua sarda, le case delle fate (da quel che ho capito il termine indica infatti le persone minute, piccoline, per cui le strette stanze e corridoi sembrano creati), sono strutture sepolcrali preistoriche, costituite da tombe scavate nella roccia, risalenti al Neolitico (4000-3200 a.c.), spesso unite da corridoi fino a formare vere e proprie necropoli, tipiche delle culture prenuragiche.



Quella presente nel Comune di Sedini, da noi visitata, viene considerata una delle piu' grandi della Sardegna e, soprattutto, è facilmente accessibile perchè si trova nel centro storico del paesino e all'interno di un enorme masso non interrato. Viene infatti detta "la cattedrale delle domus de janas" e gli abitanti del luogo la chiamano "la Rocca".

Nel tempo, la domus de janes di Sedini è stata adibita anche ad usi diversi. 
Nel piano inferiore si vedono ancora le nicchie usate per le sepolture (con tanto di scheletri che hanno attirato il ricciolino), mentre ad uno dei piani superiori, accessibile mediante una stretta scala scavata nella roccia, si puo' vedere come veniva utilizzata, come focolare, nel Medioevo.


All'ultimo piano, usato come abitazione fino agli anni '50, è stato allestito dal Comune (che ha acquistato la struttura e gestisce le visite), un museo etnografico permanente, costituito da due stanze in cui è stato riprodotta una abitazione tipica, con oggetti e utensili utilizzati dal 1700 a poche generazioni fa.

A me ha impressionato molto perchè sono esattamente gli stessi oggetti ed arredi che si trovano nelle vecchie case piemontesi e valdostane, magari abbandonati in cantine o fienili.
Infine, vi è una piccola mostra fotografica sul territorio di Sedini (una stanza).

La visita guidata (spiegazione breve ed essenziale), costa 2,5 Euro a testa: davvero poco!
Il paese, tra l'altro, è caratterizzato da altre abitazioni ricavate nella roccia, visibili con una breve passeggiata nel centro storico.


Insomma, un altro angolo di Italia, in questo caso di Sardegna, da scoprire, che piacerà molto anche ai bambini. Un tuffo nel passato, tra un bagno al mare e l'altro!
Sedini, infatti, si trova a soli 20 minuti di auto (circa 16 km) dal borgo sul mare di Castelsardo, nel nord della Sardegna.

sabato 3 giugno 2017

Le lettura di Mamma Avvocato: tra alpinisti e cantanti

E' qualche giorno che non scrivo: lavoro freneticamente per fare tutto il possibile prima del parto (pura utopia...), continuo con visite ed esami (oltre a passare un intero pomeriggio al pronto soccorso), riempio scatoloni, libero cassetti subito occupati da tutine e bodies freschi di bucato, accedno lavatrici ecc. ecc.), cerco di riposare quando posso. Che poi tutto dipende da cosa si intende per riposo.
Comunque.
Non sono più riuscita a scrivere, però ho continuato a leggere e oggi vorrei consigliarvi tre libri che mi sono piaciuti molto, di cui due a tema montagna.
Perché parrà strano, ma più fa caldo più io sogno le cime!!!

"La montagna dentro" di Herve' Barmasse

ed. Laterza, pag. 225



"Alcune persone sembrano non capire che l'esistenza è un cammino, un'evoluzione, una crescita."

"Ognuno di noi nella propria vita lascia, nel bene o nel male, una traccia: non c'è bisogno di gesti eroici, bastano piccole azioni che nella maggior parte delle persone parranno sciocchezze, inutilità. Come scalare le montagne.
Ma sono quelle cose di poco conto per gli altri, e per noi di importanza vitale, quelle in cui noi crediamo, alle quali diamo un senso, a rendere la nostra vita differente, unica. A regalarci la felicità". Pag. 224

Barmasse è un alpinista valdostano che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, perchè frequenta la palestra di arrampicata dove andiamo noi.
Inoltre, tiene regolarmente conferenze in Valle ed ogni volta, ascoltarlo è un piacere.
Perchè sa essere coinvolgente, sa trasmettere la sua passione e la sua filosofia di vita e di scalata, di alpinismo, che poi è esattamente quella che apprezziamo io e l'Alpmarito e che, se avessimo dedicato la vita all'alpinismo, avremmo abbracciato.
Scalate in vie possibilmente nuove, anche su montagne non famose ma ancora inesplorate, salite "in stile alpino", ovvero veloci e con la sola attrezzatura indipensabile, senza corde fisse, portatori, ossigeno ecc. ecc. , anche in solitaria.
Il libro racconta alcune delle sue imprese, le ragioni delle sue scelte ed il suo modo di concepire la vita in montagna, senza tralasciare le difficoltà, la perdita di amici e i numerosi infortuni.
Al centro, il Cervino, montagna simbolo e re della "sua vallata".
Un Cervino su cui l'Alpmarito è già salito due volte e che io ancora non ho avuto occasione di affrontare (non volendo affidarmi ciecamente ad una guida ma preferendo provare a scoprirlo con l'Alpmarito, contando sulle nostre capacità, come sempre abbiamo fatto fino ad ora).


Una lettura adatta a tutti gli amanti della montagna.

 ***

"L'ultimo abbraccio della montagna" di Silke Unterkircher, con Cristina Marrone

ed. Bur, pag. 216



"Non mi sono mai pentita di averlo lasciato andare, anche l'ultima volta. Se avessi chiesto a Karl di non partire, di rinunciare all'avventura, forse lui oggi sarebbe ancora qui, accanto a me. Ma non sarebbe stato l'uomo, un po' sopra le righe, ma unico e speciale, che ho conosciuto e amato..(...). Aveva nel cuore la sete dell'infinito. Io l'ho sempre saputo. Ed è per questo che ho accettato le angosce delle separazioni, le lunghe assenze, le ore di ansia e trepidazione, quando non avevo più sue notizie..." pag. 203

"Siamo nati e un giorno moriremo. In mezzo c'è la vita. Io lo chiamo il mistero del quale nessuno di noi ha la chiave..." Karl Unterkircher

Non si tratta di un'autobiografia, come il libro precedente, ma della storia delle ascensioni e della vita di un altro grande alpinista, questa volta altotesino, raccontati dalla sua compagna, rimasta vedova, con tre bimbi piccoli da crescere, nel 2008, a seguito della caduta di Karl in un crepaccio sul Nanga Parbat.

Non è, pero', un libro intriso di tristezza, tutt'altro. E' il racconto di un grande uomo che "aveva nel cuore la sete dell'infinito" , delle sue avventure e dei suoi sogni, nonchè il racconto di un amore di coppia forte, disinteressato, profondamente altruista.



Come il libro di Barmasse, anche questo è perfetto per gli amanti della montagna ma anche per chiunque voglia capire il perchè di avventure ed imprese che, a chi non ha mai visto l'alba sorgere su un ghiacciaio o non ha mai provato la soddisfazione di raggiungere una cima di roccia, forse sembrano eccessivamente rischiose od insensate.

***

"Fuori e dentro il borgo" di Luciano Ligabue, 

ed. Baldini&Castoldi, "I tascabili", pag. 179


 Una raccolta di racconti, ciascuno relativo ad un ricordo, ad un episodio del passato vissuto direttamente dal cantante o dai suoi amici.

Tutti ambientati nel borgo emiliano di origine di Ligabue, con protagonisti personaggi tanto stravaganti e sopra le righe da apparire incredibili. 
La musica, la vita sociale, la droga e le pazzie di una generazione.
Da leggere anche senza necessariamente seguire l'ordine dei racconti, per ritrovarsi immersi in un'atmosfera particolare e intuire da dove arrivano le canzoni "del Liga", uno dei miei cantanti preferiti!

Da due dei racconti del libro è nata, nel 1998, la sceneggiatura del film "Radiofreccia". Se non lo avete ancora visto, fatelo.

Per gli amanti del genere!

Con questo post, seppur con un giorno di ritardo, partecipo all'appuntamento con il Venerdi' del Libro di Home Made Mamma.