lunedì 8 maggio 2017

Il flusso dei ricordi



Domenica.
Colazione insieme, poi doccia e crema, mentre Lui corre ad aiutare una cugina con lavori edili.
Perché Lui ha quella  la generosità d'animo che fa anteporre ai propri bisogno, alle proprie urgenze, le richieste altrui. Anche se questo vuol dire ritardare i lavori della nostra, di casa, quando di tempo già non ce n'è. Lui è una di quelle persone che credono che prima o poi tutto il bene che fai torni indietro, dagli stessi o da altri, non importa. E anche se qualche volta sbuffo e protesto per il tempo e le attenzioni sottratte a noi, alla sua famiglia, e perché vedo il suo grado di stanchezza, la verità è  che amo questo aspetto di Lui.

 Io, leggings neri, calze bianche e la stessa camicia ampia a scacchi di lana di quando avevo 13 anni ed andavano di moda, 
Io, seduta su uno scalino, affronto scatoloni.

Taglio, apro. E tornano i ricordi.
Le prime settimane durissime, di straniamento, sonno, incredulità, paura. La fatica di adattarsi ai ritmo, il peso della responsabilità, quel sentirsi prigionieri dei bisogni di una creatura tanto piccola quanto tirannica nelle sue necessità. 
La casa invasa da parenti e amici, il sollievo di parlare con adulti e contemporaneamente la stanchezza di non poterli mettere alla porta per dormire almeno un po'. 
Il silenzio dei giorni di inverno sola, tra pioggia, freddo, cielo plumbeo, un paese che ancora non avevo mai vissuto veramente e mi appariva estraneo, il pensiero del lavoro accantonato, l'attesa della sera e del suo rientro.

E poi le tutine profumate di bucato, stese in fila ad asciugare come soldatini di pace, i colori pastello, le creme morbide e profumate, l'odore della sua pelle, l'emozione del primo bagnetto, i pugnetti chiusi e il facciano rilassato immerso nel sonno. 
Il sospiro soddisfatto dopo la poppata, i sorrisi, le faccette buffe ed i gorgheggi, la lallazione e i primi tentativi di di mettersi a carponi, la testolina ciondolante, gli occhioni aperti sul mondo, la manina dalle unghie sempre lunghe che stringe forte la mia, così ruvida e sgraziata al confronto.
L'amore, che ti assale come un'onda e ti fa quasi piangere di commozione, al solo guardarlo.

Mentre cerco e recupero biberon, ciucci, bodies primi mesi, riduttori e fasciatoio,
mentre il ricciolino di là dorme ancora, con gli stessi pugnetti chiusi e lo stesso faccino sognante, solo con una cascata di riccioli biondi sul cuscino in più,
mentre fuori piove, ancora, in questa primavera che somiglia all'autunno,
io mi immergo nei ricordi e mi domando come sarà, se sarò in grado, se ce la faremo.

Perché loro, Lei e Lui, saranno un Lei e Lui diversi, persone differenti dal fratello, da conoscere, amare e crescere. 
Perché Lui e Lei saranno Lui e Lei, due, in contemporanea. 
Perché ci sarà il ricciolino, ancora così piccolo ma nello stesso tempo già così grande.
Perché non ci sarà Lui grande da aspettare tutte le sere, in soccorso tutte le notti. 
In compenso, ci sarà un trasloco, un paese nuovo, un altro ciclo scolastico da iniziare, il lavoro da sperare e ritmi da riscrivere.

E io sono qui, che apro e chiudo scatole, con indosso gli stessi vestiti della tredicenne che ero ma con capelli bianchi che fanno capolino e nuove rughe sulla pelle e nella testa.
Ho paura, eppure non vedo l'ora.



venerdì 5 maggio 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "La tentazione di essere felici" e "Un pò di follia in primavera"

Questa venerdì, per il consueto appuntamento con i libri, ideato da Paola, ho due romanzi da consigliare

"La tentazione di essere felici" di Lorenzo Marone,

ed. Longanesi, 2015, pag. 264
Di questo romanzo probabilmente avrete già sentito parlare o letto, dal momento che è stato ampiamente consigliato anche sul web.
Io l'ho scoperto grazie a Drusilla e Maris.

Sulle prime, non mi ha attirato molto: un protagonista, vedovo ed anziano, che si presenta subito come una persona egoista e pigra, una figlia avvocato fredda nei suoi confronti, un figlio omossessuale affettuoso che si sente incompreso, una vicina di casa "gattara" da evitare .. insomma, ho iniziato a leggerlo con un pò di perplessità.
Dopo qualche capitolo, però, la narrazione si è fatta sempre pià interessante, grazie all'intreccio di vite di figli, vicini/e, accompagnatrici, amanti. 
Al centro lui, Cesare Annunziata. 
Un anziano che ha compreso solo nella terza età quanto sia preziosa la vita e che ammette di essersela lasciata scivolare troppo addosso, pur avendo vissuto facendo i suoi interessi prima di tutto.
Un personaggio che rimane un pò antipatico per via del costante cinismo ma di cui non si può non apprezzare la spietata sincerità, verso gli altri ma soprattutto verso se stesso, e la saggezza comunque maturata.

La storia, solo apparentemente povera di avvenimenti, rivela molte riflessioni e colpi di scena, tra cui segreti di famiglia svelati tardivamente e una tragedia che non mi sarei aspettata e che lascia l'amaro in bocca, perchè simile a tante vicende vere di cui purtroppo apprendiamo quotidianamente. 

E nel dipanarsi degli eventi, Cesare svela un altro lato, partecipe, empatico e coraggioso, della sua personalità, finendo per conquistare le grazie del lettore o, almeno, le mie.

Insomma, un romanzo che consiglio, a tratti leggero, a tratti dolce, a tratti amarissimo, sempre ironico.


***

"Un pò di follia in primavera" di Alessia Gazzola,

ed. Longanesi, 2016, pag. 296 


L'autrice, nella vita giovane (è mia coscritta, dunque giovane per definizione) medico chirurgo romana  specializzata in medicina legale, per me è ormai una certezza, dopo averla conosciuta grazie a Lucia (che qui parla proprio di questo romanzo).

Questo libro è l'ultimo della serie dedicata al personaggio di Alice Allevi, specializzanda in medicina legale e "combina guai" compulsiva, sul lavoro come in amore, che risolve casi di omicidio in modo quasi casuale, grazie alla sua inguaribile curiosità ed invadenza.

I tre rmanzi precedenti, per chi fosse interessato, sono: "L'Allieva", "Un segreto non è per sempre", "Le ossa della principessa", "Una lunga estate crudele" .
Io li ho letti in ordine sparso e, pur se sarebbe meglio cominciare dal primo, non vi sono particolari problemi anche a prenderne in mano uno a caso, dal momento che ogni "giallo" è a sè.
Esiste anche il prequel della serie, "Sindrome da cuore in sospeso", che ancora mi manca, e un altro romanzo che nulla c'entra, divertente e frizzante, "Non è la fine del mondo".
Insomma, una cospicua produzione!

In questo caso, come per gli altri libri, si tratta di storie che intrecciano le traversie della vita sentimentale e familiare della protagonista, con spaccati di vita lavorativa nell'Istituto di Medicina Legale e, soprattutto, indagini per omicidio che svelano storie originali.

Il tutto raccontato con uno stile leggero e piacevole, che consente di trascorrere ore di svago e relax.
 Ed è per questo (oltre al fatto che non riesco mai ad indovinare l'assassino), che ve lo consiglio. 

Buon fine settimana e...buone letture a tutti/e!

martedì 2 maggio 2017

Yoga e meditazione in gravidanza: la mia esperienza !

In passato ho già avuto modo di parlare sul blog di libri dedicati allo yoga e del mio innamoramento per questa disciplina (non saprei come definirla, visto che non si tratta di uno sport), iniziato alle elementari e intensificatosi lo scorso anno, grazie ad un corso dal vivo e insegnanti virtuali speciali.

Lo yoga mi ha aiutato a trovare un po' di serenità nell'attesa di una seconda gravidanza che si ostinava a non arrivare ed ora, posso ben affermare che sia la mia salvezza.

Infatti la pancia cresce a ritmo sostenuto e io ho molti piu' disturbi che quando aspettavo il ricciolino, un po' perchè ho cinque anni in piu', sicuramente perchè questa volta porto in grembo due vite anzichè una, non da ultimo per la presenza del ricciolino stesso, che richiede attenzioni, nonchè per il maggiore stress economico, lavorativo e familiare.

Il tempo e le occasioni per passeggiate e nuoto sono ridottissimi e richiedono una certa dose di organizzazione e preparazione, invece la pratica dello yoga è sempre a mia disposizione ed è rapidamente diventato una compagna quotidiana di vita.
Basta un po' di spazio, un tappetino e...relativa tranquillità (a volte ho il ricciolino che mi gira in tondo giocando, a volte i cartoni di sottofondo, pero' riesco comunque ad estraniarmi).

Vi dedico da pochi minuti (ripetendo diverse volte una versione del Saluto al Sole specifica per la gravidanza) a mezz'ora, di solito al mattino (diciamo una media di 15 minuti), spesso mezz'ora in pausa pranzo, a volte dai 15 minuti all'ora anche la sera.

Ci sono giorni in cui pratico per tre volte al giorno, altri in cui riesco solo pochi minuti al mattino o alla sera, sempre almeno uno a settimana in cui non riesco a praticare per nulla, in media pero' riesco a dedicare allo yoga sui trenta minuti al giorno, a volte aggiungendovi dieci minuti di meditazione guidata.
Non sono rari i casi in cui ho approfittato dell'insonnia, per fare yoga!

Non tantissimo a livello di quantità, mi rendo conto, ma la costanza sta dando i suoi risultati: per il momento sto mantenendo un minimo di flessibilità e contrastando mal di schiena e gambe gonfie.

Soprattutto, pero', il tempo dedicato allo yoga è tempo per me e i miei fagiolini.
Mi concentro sul mio corpo, sul respiro e sulla vita che cresce dentro di me, libero la mente e reagisco meglio allo stress.

Non che non urli o sbotti piu' o riesca a farmi scivolare addosso probemi e preoccupazioni senza sforzo (MAGARI!!!!) ma... sono certa che senza starei molto peggio, me ne accorgo quando proprio non riesco a mettermi sul tappetino!

In tutto questo, al momento ho due alleati principali: Laura, con le sue lezioni sul sito Yoga N'Ride, e un libro di yoga per la gravidanza, acquistato dopo averlo preso in prestito per provare dalla biblioteca, di cui vi parlero' nel prossimo post.



Di Yoga N'Ride ho già parlato, la differenza ora è che è da qualche mese che ho sottoscritto l'abbonamento mensile (14,99 Euro al mese, 1 Euro il primo mese di prova, con carta prepagata, nel mio caso) e dunque ho accesso libero, a qualunque ora del giorno e con qualunque dispositivo, a tantissime lezioni e "mini corsi", tra cui uno specifico per la gravidanza.


In realtà, quest'ultimo pur non dispiacendomi, inizio ad apprezzarlo davvero solo ora, poichè lo stile dell'insegnante (che non è Laura, in questo caso, anche se il corso è nel suo "pacchetto"), era un po' troppo tranquillo e ripetivo per il mio modo di essere.
Immancabile, almeno una volta la settimana, è invece una sessione di pratica dedicata al pavimento pelvico (seguendo il link vedrete la mia preferita)...sperando che mi aiuti al momento del parto !

Mi piace moltissimo la possibilità che mi da il sito di cambiare sempre lezioni, ripetendo quelle che preferisco e scegliendo in base alle esigenze del momento ed al tempo a mia disposizione, che siano 15 minuti o un'ora.
Io infatti, pur non annoiandomi mai quando si tratta di vasche in piscina o di correre, ho bisogno di cambiare spesso se si tratta di esercizi o asana, altrimenti mi passa la voglia.
E poi Laura risponde puntualmente ai miei commenti ed alle mie richieste specifiche (inviate via mail), suggerendomi le varianti o lezioni piu' appropriate al mio stato.

Non mi sento sola, insomma!
Poi c'è il blog in cui, in modo approfondito ma chiaro, Laura spiega tutti i segreti e gli aspetti dello yoga come in parte, seppur con stile diverso, Claudia Porta (qui, peraltro, trovate anche una sequenza specifica e gratuita di quest'ultima per la gravidanza)

In questo modo, mi sono avvicinata alla meditazione guidata, seppur per ora per 10/15 minuti, ed allo yoga nidra, provando tra l'altro non solo i video di Laura ma anche quelli di Claudia Porta su quest'ultimo ed il rilassamento guidato.
Purtroppo, pero', mi addormento nove volte su dieci quando tento di praticare yoga nidra (se non sapete cos'è, trovate qui e qui una spiegazione esauriente e la possibilità di provare gratuitamente, rispettivamente conla guida di Laura o Claudia) e senza arrivare neppure a metà della sessione guidata!!!
Il che è un vantaggio se decido di dedicarmi allo yoga nidra di notte, dopo essermi svegliata in preda alle ansie.
Con la meditazione e le visualizzazioni me la cavo meglio, nonostante all'inizio fossei decisamente scettica.
Mi sento ancora un po' ridicola, invece, quando affianco alla pratica i mudra, specifici gesti delle mani con varie funzioni, della cui utilità ancora dubito (sono come San Tommaso, io).
Adoro provare le diverse tecniche di respirazione, o pranayama, quando la rinite allergica ed il raffreddore me lo consentono, che trovo immediatamente rasserenanti o energizzanti, a seconda del tipo.
Inoltre, dopo le prime volte, in cui faticavo fisicamente a tirare fuori la voce per l'imbarazzo e lo scetticismo, sto prendendo gusto persino ad usare i suoni, come l'OM, poichè ho imparato a sentire le vibrazioni che risvegliano dentro di me e, soprattutto, la loro efficacia sulla mente.

P.s. Questo post non è sponsorizzato (ma se Laura volesse farmi uno sconto o aggiungere alla sua offerta sul sito una lezione breve per contrastare raffreddore o rinite allergica, di certo non mi offenderei, ;-).

Semplicemente tengo molto a condividere la mia esperienza, nella speranza che possa essere d'aiuto e di esempio ad altre donne in gravidanza in cerca di uno sfogo sano e salutare, nonchè dare merito, nel mio piccolo spazio, a chi mi sta aiutando ed accompagnando in gravidanza con il suo lavoro, cartaceo o on line, fatto bene e con passione!

venerdì 28 aprile 2017

Le letture del ricciolino biondo: "Mina e il Guardalacrime"

Tanto avrei voluto scrivere questa settimana. Invece, fra lavoro, festività, visite mediche e malanni, il tempo è volato e siamo di nuovi a venerdì.
E venerdì sul blog fa rima con libri, quelli dell'appuntamento ideato da Paola, quelli di cui ho voglia di raccontarvi e di ricordare.
Questa settimana, si tratta di un libro per bambini, dai quattro anni in su.

"Mina e il Guardalacrime" di Vanessa Navicelli,

CreateSpace Independent Publishing Platform, Dicembre 2016, Euro 8,99, pag. 42


Vanessa Navicelli (qui trovate il suo sito e qui la sua pagina facebook), l'autrice, era già una nostra conoscenza grazie al libro "Un sottomarino in paese", una fiaba sull'assurdità dei conflitti, vista con gli occhi di un bambino, che sdrammatizza ed insieme insegna.

Con questo libro, l'autrice affronta invece il tema dei sentimenti, inaugurando una nuova collana, quelle delle fiabe "Bonbon", buone di nome e di fatto.
Lo fa con estrema delicatezza, con una fiaba originale che ha coinvolto il ricciolino fin dalla prima lettura, a cui ne sono seguite molte altre, tanto che ormai conosce la maggior parte dei dialoghi a memoria!

La storia è davvero particolare: una piccola lacrima, LacriMina, è triste di portare dolore alle persone e, per questo, fugge da casa. 
Il Guardalacrime, un maghetto blu dal viso simpatico, si mette immediatamente alla sua ricerca, preoccupato per la sua incolumità.
Intanto, Mina va alla scoperta del mondo, incontrando note musicali, gocce di rugiada, salici piangenti, risate e gocce di pioggia.
Ad ogni incontro, penso che la sua situazione sia la peggiore e vorrebbe cambiare.
Peccato, pero', che ciascuno  abbia la sua unicità, proprio come Mina e nulla sia come sembra, neppure il suo destino.


Questo le insegnerà il Guardalacrime, guidando i piccoli lettori alla scoperta di un sentimento difficile da descrivere ma fondamentale, la commozione, nonchè a capire l'utilità del dolore.



Una storia che, per usare le parole del ricciolino: "E' bellissima, anche se la fine è un po' triste, perchè Mina vuole buttarsi nella pozzanghera e morire ma poi il Guardalacrime arriva giusto in tempo e la salva. Il mago le spiega che è importante, anche se piccola e sembra faccia diventare tutti tristi!"

Il racconto, che si presta bene alla lettura ad alta voce (anche se vi toccherà fare una vocetta piagnucolosa per impersonare la piccola Mina, proprio quella vocetta che a volte viene benissimo ai bimbi), è accompagnato da illustrazioni vivaci e delicate, con il blu/azzurro dell'acqua che domina, in cui spiccano i bellissimi occhi di Mina e del maghetto!

All'inizio vi è una simpatica filastrocca e, alla fine della storia, LacriMina si rivolge direttamente ai lettori, per spiegare in poche righe efficaci, la morale della sua avventura e salutarli. 


Anche questo aspetto è piaciuto molto al ricciolino, che non manca di salutare Mina ad ogni lettura!

Se devo essere sincera, questo racconto mi ha colpito ancora di piu' di "Un sottomarino in paese", che già aveva fatto breccia, anche per lo stile di scrittura dell'autrice, coinvolgente e con un lessico ricco e ricercato, che spesso manca nelle storie dedicate ai bambini.
E poi parlare di sentimenti e unicità in modo efficace non è mai facile.

La fiaba per ora è disponibile solo in italiano, in formato cartaceo con copertina flessibile e si puo' acquistare su amazon.

Ne volete un assaggio? Ecco il booktrailer ! 
Confesso che noi aspettiamo con ansia altre fiabe della nuova collana.

Grazie Vanessa, anche a nome del ricciolino!




N.B. Post sponsorizzato tramite l'invio gratuito del libro in ebook.
 


venerdì 21 aprile 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Urlare non serve a nulla"

Ho preso in prestito questo manuale in biblioteca dopo aver letto la recensione di Luisa e ricordando altri pareri positivi trovati in rete.

"Urlare non serve a nulla. Gestire i conflitti con i figli per farsi ascoltare e guidarli nella crescita" di Daniele Novara

ed. BUR Varia, 2015, Euro 13,00, pag. 280

 

In realtà, però, non mi ha entusiasmato.
Intendiamoci: è scritto con proprietà di linguaggio e le tesi dell'autore sono ragionevoli e ben esposte, tuttavia non l'ho trovato particolarmente illuminante o utile a livello pratico, forse perchè ultimo di una lunga serie di manuali sull'educazione.
Già avevo letto e sapevo, ad esempio, che i conflitti genitori-figli non sono affatto qualcosa di negativo in sè, bensì occasioni naturali e sani di crescita e confronto e dunque non vanno evitati ma gestiti, conoscevo la tecnica del "silenzio attivo" (che in fondo già praticavo qualche volta, istintivamente) e ho sempre creduto che sia necessario mantenere un certo distacco emotivo nell'educare, come genitori, senza cadere nella tentazione di comportarsi da "amici" dei figli.

Ci sono sicuramente molti spunti di riflessione, a mio parere più per l'adolescenza che per la prima infanzia, ed è sempre utile leggere da esperti che non possiamo aspettarci "obbedienza" cieca da bambini di 4 -5 anni perchè non sarebbe nè normale nè sano, però io personalmente non ho trovato nessuna nuova "tecnica" da adottare per ridurre davvero ....le mie urla!!!
Nè mi ha rassicurato apprendere che, se per farmi ascoltare, devo ripetere la stessa esortazione per X volte, è forse perchè il bambino ha introitato il fatto che non subisce punizioni fino alla Y volta e dunque egli coglie la regola solo dopo le solite ripetizioni.
Perchè, se anche fosse, quale sarebbe la soluzione? Punire subito dopo il primo richiamo, anche se non si tratta di questioni "gravi"? L'autore non lo dice.

Non amo, poi, lo stile didattico nè l'uso di espedienti grafici ora molto in voga (come riportare alcune asserzioni  in carattere più grande e con una diversa impaginazione, riquadrati, a mezza pagina), anche sui social, che mi danno l'idea che gli autori non credano nella capacità di comprensione del testo del lettore (questa, però, è una nota puramente personale). Immagino, però, che per altri possa trattarsi di un punto di forza, soprattutto per una "rilettura veloce" del testo nei suoi passaggi più significativi.

" L'adulto educativo tiene una distanza, stabilisce un contatto che non è nè promiscuo nè confidenziale ma è basato sulla reciproca distinzione e sul rispetto".

"Invece che cercare la soluzione, è meglio darsi il tempo per provare a capire cosa si nasconde in quel conflitto. Bisogna cercare di cogliere e capire il punto di vista di tutti i protagonisti e chiedersi se queste ragioni nascondano qualche elemento che non emerge in maniera esplicita ma che contribuisce ad alimentare la tensione. Tale approccio comporta la sospensione dell'idea di risolvere il conflitto." (pag. 144).

Che poi è quello che insegnano ai corsi per formare i "mediatori" nell'ambito degli strumenti di risoluzione delle controversie alternativi al processo e che tuttavia molto raramente lasciano soddisfatte le parti e hanno successo.

Inquietanti ma anche senza dubbio interessanti alcuni dati riportati, come quello sull'uso delle parolacce da parte dei figli nei confronti dei genitori, seppur la statistica si sia basata su un campione ridotto di studenti.

Ho cercato di memorizzare alcuni spunti per l'adolescenza e la preadolescenza, che già mi spaventano e ho trovato importante l'accento sulla necessità di stabilire regole chiare, concise e ferme con i bambini piccoli, esprimendole in modo impersonale e senza trasformarli in comandi (cosa che è facile che capiti, purtroppo, quando si perde la pazienza !!!).

Insomma, secondo me un manulae senza infamia e senza lode, che  consiglierei più ai genitori di preadolescenti che di bambini piccoli.


Con questo post partecipo all'appuntamento con il Venerdì del Libro di Paola.

giovedì 20 aprile 2017

Parco Naturale della Mandria (TO): ideale per un pic nic di primavera o un giro in bici, anche con i bambini

Se siete in cerca di un luogo adatto ad un pic nic o ad una passeggiata nella natura, in questa primavera un giorno caldissima ed un giorno investita dal vento gelido,
se cercate un luogo verde per una pausa rigenerante a due passi da una città ricca di storia, musei e cultura,
se avete voglia di farvi un giro in bicicletta o, meglio ancora, una escursione in mountain bike,
se avete bimbi che vogliono correre o girare in bici ed altri ancora sul passeggino (ma con ruote un pò robuste, da strada sterrata),
se non disdegnate l'idea di poter scegliere, all'ultimo minuto, tra una mattina in una Reggia o a visitare appartamenti reali ed un pomeriggio di pic nic e passeggiata/bici o  giretto a cavallo, oppure tra una intera giornata a spasso nel verde ed il resto riservato a quando il cielo diventa grigio o nero...

allora il Parco della Mandria, nei pressi di Torino vi piacerà.


 Noi vi abbiamo trascorso poche ore, da mezzogiorno e mezza alle 18.30, appena prima della chiusura, dunque non lo abbiamo certamente girato tutto (anzi, neppure un quarto), nè abbiamo sfruttato tutte le possibilità che offre, però ci è piaciuto comunque e già sappiamo che ci torneremo.


 Per questo voglio parlarvene.



Si tratta di una zona protetta regionale, una riserva naturale  che si estende per circa 6540 ettari  tra i Comuni di Venaria Reale e Druento (TO), ad ingresso gratuito come si conviene ad un parco naturale (ma con orari di chiusura variabili a seconda della stagione, dalle 8.00 a.m. alle 17,00 oppure le 18,00 o le 20,00: controllate sempre sul sito!), parcheggi gratuiti nelle vicinanze degli ingressi (che sono più d'uno, tre a venaria reale e tre a Druento), tavoli da pic nic, fontanelle d'acqua e bidoni per la raccolta differenziata ben dislocati sul territorio e tanti ampi sentieri e strade sterrate da percorrere: a piedi, in bicicletta e con il passeggino (alcuni, altri si prestano meno per via di fanghiglia o perchè più stretti).


Ci sono zone in cui noleggiano le bici e organizzano giri in mountain bike, trekking diurni e notturni, passeggiate a cavallo.

Ingresso Ponte Verde

Noi siamo entrati dall'ingresso di Ponte Verde (Comune di Venaria Reale, TO), dinnanzi ai parcheggi gratuiti, per poi dirigerci verso Casina Rampa (dove c'è l'ingresso "Tre Cancelli") e fare pic nic nell'area, attrezzata con alcuni giochi per bambini, arrivare alla Cascina Brero (dove c'è il centro visite del parco), purtroppo in giorno di chiusura ,..



....per poi tagliare in diagonale per raggiungere il Castello della Mandria, dove si trovano gli Appartamenti Reali e la Galleria delle Carrozze (visitabili a pagamento, qui le info) in cui soggiornava spesso Re Vittorio Emenuele II di Savoia  in insieme alla moglie, "la Bela Rosin" (Rosa Vercellena, ma a Torino nessuno la chiama così), l'Istituto Alberghiero Formont (che gestisce la Caffetteria Reale dove eventualmente fermarsi per merenda) e il Borgo Castello.

Castello della Mandria con gli appartamenti reali


Era tardi per visitare gli appartamenti e la bella giornata invitava a stare all'aperto, tuttavia vi torneremo sicuramente.
Borgo Castello con la caffetteria ed il vialone sterrato percorso per raggiungerlo

 
Il resto del parco comprende moltre altre cascine, Villa Laghi e, appunto, i laghi.

Vi vivono liberamente o allo stato semibrado diverse specie di animali selvatici e domestici.

incontro con la lepre

Il paesaggio varia dai prati al bosco "planiziale" (dunque vi sono zone in cui camminare all'ombra ma anche ampia spazi aperti ed al sole). Penso che in piena estate possa essere eccessivamente caldo e arido, mentre è certamente bello e fiorito in primavera e credo suggestivo in autunno.

la nutria, o almeno credo

Noi abbiamo visto una lepre selvatica, cavalli trainanti la carrozza turistica e...una nutria! Non abbiamo avuto fortuna, invece, con la zona di osservazione degli scoiattoli.

Osservatorio per gli scoiattoli



Vale la pena ritirare la mappa presso il punto informazioni all'ingresso di Ponte Verde (Venaria Reale), peraltro il più vicino alla Reggia di Venaria Reale.


Una meraviglia che, insieme ai suoi giardini, vale un viaggio, come vi avevo raccontato qui.
Tra l'altro l'ingresso di Ponte Verde, Torino e la Reggia di venaria sono collegati da un servizio bus e, il tragitto tra Reggia e Parco, anche da un trenino, che poi gira per il parco e  che piacerà ai bambini (qui info e orari, è consigliata la prenotazione).


Per tutte le informazioni pratiche e le attività, vi consiglio di consultare il sito del Parco.

Attenzione: i servizi igienici non sono numerosi quanto le aree pic nic e le fontane, dunque tenetene conto. Comunque ce ne sono e segnati sulla mappa.
Il parco chiude con condizioni meteo avverse e l'ingresso è VIETATO AI CANI (cosa che io personalmente trovo molto ragionevole) ed ovviamente alle auto.
Gli opuscoli ed il sito avvisano di prendere le uscite autostradali di Venaria Reale o Borgaro èper gli ingressi di Venaria e Cascina Oslera, ignorando eventuali indicazioni dei navigatori satellitari per Druento o Savonera. Noi non abbiamo usato il navigatore, dunque riporto l'avviso così come trovato.

N.b. Post non sponsorizzato
 

mercoledì 19 aprile 2017

Vaccino contro la meningococco B: la nostra esperienza.

Io sono una di quelle mamme che, pur vivendo con terrore la notte prima ed il giorno delle vaccinazioni (poichè sono cosciente che, per quanto minimo, il rischio di una reazione allergica esiste sempre), non ha mai avuto alcun dubbio sul "se" vaccinare il proprio figlio.

Qui avevo spiegato la mia posizione al riguardo (esternando nello stesso tempo i miei timori di neomamma).

Il ricciolino ha fatto tutte le vaccinazioni (ed i richiami fino ad ora richiesti) offerte dal piano vaccinale della Regione in cui viviamo, sia quelle classificate come "obbligatorie" (che poi tali nella realtà non sono, come orami sanno tutti), sia quelle solo consigliate.

So perfettamente che non posso proteggere mio figlio da ogni rischio, come ovviamente vorrei: ci sono troppe variabili che sfuggono al controllo di ciascuno di noi, per quanto genitori attenti possiamo essere.
Non esistono strumenti di protezione, per alcuni rischi.
Per altri, invece, sì.
E se posso eliminare o, perlomeno, ridurre le possibilità che capiti qualcosa di male a mio figlio, io cerco di farlo: per questo in bici o in pattini insisto perchè indossi il casco anche in cortile, per questo non ho mai sgarrato sull'uso del seggiolino auto e non ho lesinato sulla scelta dello stesso, per questo ho scelto di vaccinare mio figlio.

Da qualche anno (se non sbaglio il 2014) è disponibile anche in Italia il vaccino contro il meningococco B, ovvero quello volto a prevenire la meningite meningococcica di tipo B, una forma di meningite causata dal batterio Neisseria meningitidis (o meningococco). 
I sierogruppi di meningococco finora identificati sono 12, di cui 5 (A, B, C, W135 e Y) sono responsabili della quasi totalità delle meningiti meningococciche.
In particolare, la meningite di tipo B è la forma più frequente di meningite in Europa, Italia compresa, Australia e Canada e colpisce soprattutto i bambini piccoli e gli adolescenti.
Pur se non frequente, è una malattia gravissima.

Ebbene. Dopo essermi documentata ed aver chiesto il parere di tre pediatri, ho deciso di vaccinare il ricciolino e di farlo il prima possibile, sia per garantirgli ampia copertura sia per evitare di dimenticarmente in futuro, presa dalla nascita dei gemelli, o di esporre al rischio i fratellini quando sono ancora molto piccoli.
Tanto più che il vaccino contro il meningococco B, stando alle notizie riportate dai media, dovrebbe rientrare nel piano vaccinale, in modo gratuito, per tutti i nuovi nati dal primo gennaio 2017, in tutta Italia. 

Per gli altri, al momento, è possibile solo su richiesta, con numero di dosi diverse a secondo dell'età del vaccinato e a pagamento, con l'eccezione di alcune illuminate Regioni d'Italia.
Perchè il nostro paese è uno Stato solo quando si tratta di riscuotere tasse da Roma o di tifare la nazionale di calcio, non quando si tratta di offrire servizi o uniformità di trattamento (perdonate la vena polemica) nell'interesse dei cittadini.

Nel nostro caso, arrivare alla vaccinazione ha richiesto una buona dose di determinazione: telefonate e colloqui con la pediatra, il centro vaccinale regionale, il personale preposto alla vaccinazione presso gli ambulatori locali, le farmacie locali.
Dopo due anni di rimbalzi e rinvii, risposte evasive e promesse di essere richiamata, ho gettato la spugna e cambiato Regione.
La mia indignazione, a distanza di mesi, non si è ancora placata, soprattutto dinannanzi alle pubblicità che invitano alle vaccinazioni ed alla propaganda sull'ottimo servizio sanitario nazionale di cui disponiamo: a quanto pare, infatti, il diritto alla salute dipende ancora dalle condizioni economiche e dal luogo di nascita.
A 3 km di distanza, è bastata una sola telefonata per avere i due appuntamenti, peraltro il primo a neppure un mese, e riuscire a vaccinare il ricciolino.

Il costo non è stato trascurabile ma, con un figlio solo e considerando che si tratta di salute, sostenibile: due dosi a distanza di due mesi, ticket di 89,34 per la prima, 73,34 Euro la seconda, con tanto di visite del pediatra dell'asl di zona appena prima dell'iniezione per verificare che gola, orecchie e temperatura fossero a posto e dunque non vi fossero evidenti malattie in corso.

Il ricciolino non ha avuto febbre. La prima volta, con vaccino fatto la mattina alle 8,30, la sera era semplicemente più stanco del solito e si è addormentato un'ora prima, poi nei tre giorni successivi ha lamentato male al braccio dove è stata praticata l'iniezione, ma senza edemi o rossori.

Al richiamo, neppure una particolare stanchezza, solo il dolore al braccio dalla sera e, decrescente, nei tre giorni successivi.

Insomma, certamente un fastidio ma nulla di preoccupante!

Va aggiunto, ad onor di cronaca, che non è ancora certo che il nuovo vaccino sarà in grado di proteggere per tutta la vita i vaccinati, però a me qualche decennio di copertura (peraltro quelli più a rischio) sembrano meglio di nulla.

Terminata la gravidanza, anche io e l'Alpmarito abbiamo in  programma di richiedere le vaccinazioni, sia contro il meningococco B, sia contro gli altri ceppi, per i quali durante la nostra infanzia non era ancora offerta la copertura.

E voi? Avete vaccinato contro il meningococco B o avete intenzione di farlo? Se sì, quale è stata la vostra esperienza?





 


mercoledì 12 aprile 2017

La tomba dei Giganti di Lu Brandali e le Cave Romane di Capo Testa: la Sardegna storica

Uno degli aspetti che ci aveva colpito di più durante il nostro viaggio estivo in Sardegna di due anni fa, è certamente la compresenza di un mare straordinariamente bello, di un territorio interno tutto da scoprire e di siti archeologici molto interessanti.

Uno di questi è certamento il complesso di Lu Brandali, insediamento nuragico situato nel Comune di Santa Teresa di Gallura, forse più famosa per le sue spiaggie.



Il complesso comprende la Tomba dei Giganti, così chiamata per le pietre di grosse dimensioni usate per la costruzione, che hanno alimentato la leggenda di una tomba per figure giagntesche, mentre in realtà si tratterebbe della tomba del villaggio sito nelle vicinanze.
In effetti, le dimensioni dei resti sono davvero impressionanti e hanno colpito molto il ricciolino, nonostante all'epoca della nostra visita avesse solo tre anni.


La Tomba dei Giganti

Vi sono poi i resti di un villaggio abitato tra il XIV ed il X secolo a.c., nel quale ci siamo aggirati pieni di stupore e meraviglia, cercando di immaginare con il ricciolino come poteva essere la vita quotidiana all'epoca e fingendo di essere circondati da persone intente nelle loro occupazioni quotidiane.



Infine, il Nuraghe del villaggio, purtroppo non accessibile nel corso della nostra visita per i numerosi crolli avvenuti nel corso del tempo, se non per una torre alla sua estremità.

Il ricciolino si è divertito a farci da guida turistica con la mappa consegnataci all'ingresso e noi abbiamo respirato la storia, camminando nel complesso, prima di dirigerci al vicino Capo Testa, per ammirare la sua spiaggia e, soprattutto, i resti delle sue cave romane, affacciate sulla baia di Santa Reparata, dove abbiamo ammirato il tramonto.



In questo luogo, infatti, in epoca romana veniva estratto il granito, diventata vera e propria risorsa economica dell'isola insieme all'esportazione del grano.

Le formazioni rocciose, maestose, presentano i segni dei tagli sulle pietre e le pareti di granito, poichè la roccia veniva tagliata "a gradoni" dall'alto verso il basso, fino a spianare la parete, per estrarre i blocchi. 
Sono inoltre visibili i fori di inserzione dei cunei usati per lo stacco.


Il granito, oltre ad essere lavorato ed utilizzato in Sardegna, veniva esportato a Roma, per essere utilizzato nella costruzione dei monumenti.
L'insediamo di Capo Testa, tra l'altro, era importante perchè consentiva il controllo diretto delle Bocche di Bonifacio, da cui passava la rotta che collegava l'Italia con le provincie occidentali dell'Impero Romano.


Oggi, posso dire che il luogo è diventato affascinante, sia per la sua storia, sia per la sua bellezza paesaggistica.

Insomma, se visitate il Nord della Sardegna, non limitatevi ai bagni in mare, poichè perdereste un'occasione preziosa per voi e per i bambini!
Tra l'altro, rispetto al resto d'Italia, le tariffe d'ingresso ai musei, nuraghe e siti archeologici della Sardegna sono veramente simboliche: ad esempio, ingresso a 2 Euro per Lu Brandali, a 3 Euro al Museo Archeologico di Sassari ecc.

La spiaggia della baia, da cui si raggiungono le cave romane

INFO PRATICHE
p.s. I resti della Cave Romane si raggiungono a piedi dalla spiaggia della Baia di Santa Reparata, nel versante Nord-Est dell'istmo, tramite un sentiero che costeggia la scogliera, bene visibile, arrivando in pochi minuti e sono aperti e gratuiti.
La località turistica, che porta lo stesso nome della baia, noi non l'abbiamo visitata perchè moderna, così come non siamo stati nel paese di Capo Testa, comunque vi è di sicuro di che ristorarsi in caso di bisogno.
Sulla spiaggia infatti non ci sono bagni pubblici, fontane o altro.
Per la visita al sito di Lu Brandali, che si svolge a piedi (considerate un'oretta) - parcheggio interno gratuito- potete trovare tutte le informazioni a questo indirizzo.
Il sito è aperto dal 1 aprile al 31 ottobre. 

Nelle vicinanze, potete fare una sosta gelato a Santa Teresa di Gallura e, perchè no, salire sulla terrazza panoramicha della Torre cinquecentesca di Longosardo (se ne avete intenzione, sappiate che c'è un biglietto cumulativo  per torre e sito di Lu Brandali, qui le tariffe).
Il ricciolino nel nostro caso non ne aveva voglia ma già camminare sotto la torre offre uno scorcio meritevole di attenzione!

Scorcio di Santa Teresa di Gallura e la Torre di Longosardo

La vista di cui si gode camminando ai piedi della Torre

Post non sponsorizzato.




lunedì 10 aprile 2017

Sport in gravidanza, secondo me

Avvertenza: questo post non è un elenco di consigli o precetti su se e quali sport praticare in gravidanza.

Il web è pieno di articoli e post di quel tipo e, avendone cercati e letti un buon numero, posso affermare che sono sostanzialmente tutti uguali e ugualmente, per me, lo dico senza giri di parole, di scarsa utilità.



In genere, infatti, le donne in gravidanza vengono invitate a praticare sport regolarmente ma: senza sudare ovvero non accrescere esageratamente la temperatura corporea, senza faticare troppo per non far accellerare i battiti, senza prendere traumi o cadere.
In pratica, viene consigliato sempre e solo di praticare nuoto, meglio se in corsi per gestanti, acquagym per gestanti e camminare. Con tranquillità, però. Tutto qui. Ah no, anche lo yoga è consigliato (come se ne esistesse un solo tipo, come se fosse uno "sport"). Stop.

Io vi dirò invece quella che è la mia opinione e la mia personale esperienza, da persona che è pur sempre solo alla sua seconda gravidanza e non ha alcuna preparazione medica, lo preciso. Sappiatelo. Non sto istigando nè invitando nessuno a fare come me.

Temo che ci sia un eccesso di prudenza ed allarmismo sullo sport in gravidanza. Ovviamente ci sono casi e casi e donne e donne.
Se non hai mai praticato alcuno sport regolarmente, è quanto meno azzardato provare a fare qualcosa di più che acquagym o lunghe passeggiate proprio in gravidanza.
Idem se si hanno problemi medici particolari o se le indicazioni (motivate) dei ginecologi sono nel senso di evitare sforzi ecc.
In quel caso, mi pare normale adeguarsi, ricordando che, per quanto lunghi e sofferti, saranno comunque soltanto nove mesi in una vita.

Ciò detto, io sono rimasta perplessa quando, alla prima visita della mia prima gravidanza, il ginecologo mi ha consigliato di smettere non solo di arrampicare e sciare ma anche di andare in bicicletta e a camminare in montagna. All'epoca non correvo ancora, se no mi avrebbe consigliato di lasciar pedere anche quello.
Con molta onestà intellettuale, alle mie richieste di spiegazioni, mi ha detto che tali sport andavano evitati non perchè di per sè pericolosi per i movimenti richiesti ma: 1) per evitare che, in caso di aborto o minaccia di aborto, anche non causato da cadute ecc., io potessi passare la vita a colpevolizzarmi per aver praticato sport (come mi ha riferito essere successo a sue pazienti), incapace di accettare che purtroppo a volte è solo la natura che fa il suo corso;  2) per cercare di eliminare alcuni dei fattori di rischio cadute e traumi di cui è piena la vita, tenendo conto che non è pensabile smettere di muoversi in auto o in treno, non uscire di casa per non inciampare nel marciapiede ecc. 

Perchè la verità secondo me è che il rischio di un incedente in auto, di una caduta per le scale o di portare troppi pesi o fare sforzi eccessivi tra spesa, altri figli o lavori di casa è decisamente superiore al rischio di farsi male praticando in modo consapevole sport a cui si è già abituati da tempo.
Come se su un'aereo presurizzato non si fosse come ad oltre 3000 mt di quota.
Solo che se non ci sono necessità mediche evidenti, nessuno consiglia alle donne di non svolgere lavori domestici, di non prendere i figli in braccio, di non guidare o di non andare in aereo...piuttosto di stare a casa da lavoro, quello sì. Chissà perchè, eh?

Io all'epoca arrampicavo, sciavo (discesa) e nuotavo. Mi è venuto naturale smettere con i primi due sport, dopo un solo tentativo, perchè ero io stessa a non sentirmi a mio agio e questo rovinava il gesto ed il divertimento. Per fortuna, poi, avevo il nuoto e ho continuato.
Sudando e faticando, pur cercando di non spingermi al massimo come prima e ascoltando di più i segnali del mio corpo.
Tre volte a settimana, in pausa pranzo, come prima, due se gli impegni di lavoro impedivano di fare di più, 40 vasche da 50 mt all'inizio, 35 da metà gravidanza, 30/35 alla fine, perchè il tempo da dedicare allo sport era sempre quello ma io ero più lenta.
Alla fine, ho nuotato anche tutti i giorni, nella speranza di smuovere il ricciolino a nascere (ci sono riuscita a 41+5).

Non era per non ingrassare, come pensava qualcuno (i miei chili li ho presi e mangiavo ai quattro palmenti), ma perchè ne sentivo la necessità, fisica e psicologica.

Sono stata benissimo e non ho preso nessuna delle paventate "terribili e ricorrenti infenzioni" che i più mi avevano prospettato.
Forse è stata fortuna, forse no, non lo so.

So solo che conosco altre donne che hanno fatto lo stesso, altre che, facendo le maestre di sci per vivere, hanno continuato anche in gravidanza, altre che hanno fatto gite di sci alpinismo e persino arrampicato, in palestra e fuori, fino a che la pancia non è diventata troppo ingombrante per l'imbrago.
Donne che hanno fatto ciò che sentivano che il loro corpo era pronto a fare, ciò che le faceva stare bene. E sono state bene.

Eppure hanno ricevuto sguardi di disapprovazione, critiche aperte e spesso feroci, battute del tipo "se poi perdi il bambino, sarà solo colpa tua", roba da non dire neppure alla tua peggior nemica, visto che non mi risulta alcuna correlazione diretta tra sport e aborto.
Critiche anche dal mondo dello sport che, soprattutto per alcune discipline, è ancora molto maschile.
Solo che il loro modo di fare andava contro la "mistica della maternità" prevalente e dunque non piaceva.
Solo che smentiva l'assunto gravidanza = malattia, dunque "sto a casa e mi faccio coccolare" che alcune donne usano come scusa (e che non giova affatto a quelle per cui, purtroppo, è davvero così o agli ultimi mesi, quando per tutte noi ogni incombenza si fa oggettivamente più pesante e avremmo bisogno di maggior comprensione), dunque non piaceva.

Se siete curiosi, questo post su climbing, gravidanza e critiche gratuite è bellissimo. Leggetelo.

E poi io ho camminato, anche in montagna. A sei mesi finiti di gravidanza, siamo andati al Rifugio Benevolo, mt. 2285, poi al Rifugio Gabiet (mt. 2375) e in molti altri luoghi. Io stavo bene, avevo fiato, anche se procedevo più lentamente in salita e più cautamente in discesa, e non ho mai avuto problemi. Quando sono iniziati mal di schiena o di gambe o il fiatone, sono passata a rimanere in piano, senza tanti patemi.
Eppure ricorderò sempre gli sguardi degli altri escursionisti, alcuni increduli, altri critici, solo qualcuno bonario e affettuoso. Manco stessi andando sulla cima del Monte Bianco con i ramponi ai piedi!

Questo per dire che, forse, in questo come in altri campi, si critica e consiglia senza conoscere davvero. E lo fanno anche coloro che in teoria dovrebbero essere esperti.
E no, non è cosa di poco conto perchè se sei davvero abituata ad essere una persona attiva e sportiva, fermarsi è davvero difficile, per il fisico e soprattutto per l'umore.
Già la gravidanza è un periodo di grandi cambiamenti e sconvolgimenti, anche se fortemente cerata e voluta, se poi ci si mette l'abbandono di tutte le (buone) abitudini, senza un reale motivo medico che lo giustifichi, è facile patire.

Come sta andando in questa seconda gravidanza, per me?

E' certamente più dura. Il peso accumulato sino ad ora non è tanto (secondo le tabelle ed i medici): 6 kg in quasi 6 mesi), però io ho più dolori di schiena e gambe che con il ricciolino. 
E poi c'è lui, la casa in un altro posto ed il lavoro più impegnativo, oltre che l'Alpmarito lontano.
In più, continuo ad avere tanto sonno e soffrire di insonnia.
Dunque no, non è la stessa cosa della prima gravidanza e questo influisce, come è normale che sia.

Ora in piscina riesco ad andare solo una volta a settimana e neppure tutte le settimane (però quasi, dai). Quando ci sono, però, sono sempre io e se non sono 40 a 35 vasche da 50 in un'ora arrivo comunque. E mi sento bene, più leggera, più viva.

Ho praticato sci di fondo una volta a settimana, anzichè discesa (ma anche per seguire il ricciolino nella sua attività), fino a febbraio, quando ho iniziato a lamentare dolori alle anche ed a non divertirmi più perchè andavo troppo piano. Così ho smesso senza troppi rimpianti. Ci sarà tempo per ricominciare.

Ho smesso subito di correre ed arrampicare, perchè non mi sentivo affatto tranquilla e mi mancano da matti, però so che ho fatto, per me, la scelta giusta.
Conosco, però, donne che hanno continuato con i loro ritmi e secondo il parere dei loro medici, senza alcun problema particolare.
Camminare cammino poco, perchè prima era buio ed inverno e per mancanza di tempo e voglia, chè a girare come un criceto sulla ruota nei dintorni non avevo proprio voglia. 
Adesso, con il bel tempo ed il tepore, molto di più.
 In compenso ho accompagnato il ricciolino in brevi giri in bici sino ad un mese fa senza problemi.

Cerco di compensare il mio invariato bisogno di movimento con la pratica dello yoga, che mi sta aiutando tanto e, pur non essendo come una bella corsetta o una bella uscita in bici (che mi mancano, soprattutto in questa stagione, quanto mi mancano!), mi regala altri benefici, impagabili.

Questo discorso, però, merita un post a parte.

E voi? Come avete vissuto o non vissuto lo sport in gravidanza? Cosa ne pensate?

p.s. Se vi consigliano di nuotare solo o prevalentemente a rana, anzichè a stile libero, diffidate: lo dice qualcuno che non ha mai nuotiato sul serio!




venerdì 7 aprile 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "Cosa tiene accese le stelle"

"Cosa tiene accese le stelle" di Mario Calabresi, 

ed. Mondadori "Strade Blu", 2011, Euro 17,00, pag. 130


Di cosa tratti, lo dice il sottotitolo: "Storie di italiani che non hanno mai smesso di credere nel futuro"

L'autore, giornalista presso l'Ansa, la "Stampa" e la "Repubblica", dal 2009 e' direttore della "Stampa".
Ha scritto anche "La fortuna non esiste" e "Spingendo la notte un po' più in là ".

Il libro, che ho cercato dopo aver letto l'opinione di Paola (proprio colei che ha inventato l'appuntamento del venerdì con i consigli di lettura), è una raccolta di 14 storie, a cominciare da quella della nonna dell'autore, Maria, che nel 1955 a quarant'anni, riconquisto' la sua libertà riuscendo a leggere di nuovo la sera nonostante cinque figli ancora piccoli, grazie a quella che secondo lei, e molte altre donne della sua generazione, mia nonna compresa, è stata l'invenzione del secolo: la lavatrice. 
Più preziosa di una Fiat Seicento!
E poi il venditore di alici, l'astrofisico, gli ingegneri del Politecnico di Torino, dalla Valle di Susa alla Silicon Valley, i progressi straordinari nella lotta ai tumori infantili raccontati da Umberto Veronesi ecc.

Il filo conduttore è la ricerca di speranza e possibilità di riscatto per un Paese che sembra sempre più affondare nell'apatia, nel senso di sconforto e nella stagnazione.
L'autore vuole raccontare che ci sono ancora italiani che ce la fanno, anche se più spesso all'estero che in Italia stessa. Italiani che non hanno smesso di sognare ed impegnarsi per crescere.

"In realtà molto di noi hanno ancora dei sogni. Quello che manca è l'ossigeno per raccontarli, persino a se stessi. A forza di scattare a vuoto, la molla si è inceppata. Il futuro non è un'opportunità e nemmeno una minaccia. Semplicemente non esiste. Il futuro è la rata mensile del mutuo o il bilancio trimestrale dell'imprenditore: nessuno ha la forza di guardare più in là e si vive in un presente perenne è sfocato, attanagliati dallo sgomento di non farcela. Sulle macerie della guerra, l'inconscio dei nonni riusciva a progettare cattedrali di benessere: quegli uomini avevano visto abbastanza da vicino la morte per immaginare la vita. Sulle macerie morali del turbo-consumismo, la cui crescita dotata ha ucciso i desideri (di fronte a tremila corsi di laurea o tremila canali televisivi l'impulso è di spegnere tutto),l'inconscio dei nipoti sembra paralizzato da un eccesso apparente di libertà e dall'assenza di punti di riferimento." Pag. 48

Non solo.
Le storie raccontate aiutano a ricordare che, seppur portati a sottolienare ciò che non va, molti passi avanti sono stati fatti rispetto al passato e non è vero che "si stava meglio quando si stava peggio", almeno dal punto di vista delle cifre sul crimine, la diffusione della povertà e le speranze di vita, anche se le ragioni dell'odierno pessimismo che aleggia come una cappa sul Bel Paese, forse sono proprio da ricercare nel periodo del boom economico ed il raffronto con i tempi attuali.

"Sono d'accordo con Moratti: oggi non c'è più violenza che in passato, non viviamo in una società in cui si aggredisce, si assalta e si uccide di più, ne siamo solo più informati...La vera differenza la fanno la televisione, Internet e la comunicazione globale, che moltiplicano all'infinito ogni singolo episodio di violenza e, di conseguenza, le nostre ansie e le nostre paure, provocando la sensazione che non esista altro e creando spesso meccanismi di emulazione. Questo senso di oppressione e di accerchiamento è da spiegarsi più con il mondo globale e l'informazione a ritmo continuo che non con un cambiamento della natura umana." Pag. 37

Paradossale che questa opinione, che condivido, la riporti proprio un giornalista, eh?

"Mi chiedi perché oggi c'è questo clima? È perché c'è la percezione che questo Paese non va avanti. Io sapevo che avrei guadagnato più di mio padre e anche lui lo sapeva, e questo lo faceva sentire bene, così i miei genitori avevano la ragionevole speranza che io e mio fratello saremmo vissuti meglio di loro. Oggi, invece, la sensazione è che i figli staranno peggio è che nel Paese non ci sia più spazio. Anche così si spiega il crollo del tasso di natalità: negli anni Sessanta c'erano 18 nati ogni 1000 abitanti, adesso siamo intorno a 10. Questa sensazione di asfissia è aggravata dalla quantità abnorme di burocrazia, tasse, costi e regole che gravano su ogni attività. Ma non è così in tutto il mondo, il resto del pianeta sta meglio di prima: il pil mondiale del 2010 è stato da record e ci sono sempre più Paesi che portano fuori dalla povertà centinaia di milioni di persone, dalla Cina all'India, dal Brasile alla Polonia, dall'Indonesia alla Turchia...." (intervista a Mario Deaglio, pag. 52)

Un libro che fa riflettere, su di noi e sul nostro atteggiamento di italiani, sulla nostra classe politica e sulla direzione che vorremmo far prendere alla nostra vita e lo fa raccontandoci storie che vale la pena di sentire, anche solo per cultura personale.

"Ma perché dovremmo andare su Marte, mi viene spontaneo di chiedergli. 'Because in there'. Soltanto tre parole in inglese:'Perché è lì' mi risponde. 'E perché queste visioni selvaggia sono le uniche a far fare salti immensi alla tecnologia e all'umanità: se penso a quante cose saremmo costretti a inventare, quanta ricerca verrebbe creata e a quanti passi avanti faremmo nella medicina come nella fisica, non posso che riempirmi di entusiasmo. Questo progetto sarebbe un incredibile volano di sviluppo....Abbiamo bisogno di grandi progetti, di grandi visioni e di stimolare la fantasia della gente. Dobbiamo tornare ad avere fame di avventura e di scoperte. Dobbiamo ricominciare a guardare in direzione delle stesse - si raccomanda mentre ci alziamo- perché significa alzare la testa, avere la vista lunga e immaginare altri mondi." Pag. 130

L'Alpmarito, dopo aver letto questo libro, mi ha detto che lui ha empre pensato che ci sia ancora speranza di crescita e miglioramento, purchè si abbia voglia di faticare ed impegnarsi. Il problema è che per far emergere le proprie capacità ed idee, bisogna uscire da questo paese, come ha fatto anche lui, purtroppo. Perchè qui nulla sembra andare nella direzione giusta, nonostante i formali cambi di Governo ed i proclami di ottimismo e tagli delle tasse (che poi puntualmente sono smentiti dai conti della  vita quotidiana)

E' dunque questo il mio consiglio di lettura per il consueto appuntamento con il venerdì del libro di Home Made Mamma.