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lunedì 15 marzo 2021

Riflessioni sparse del momento.


Questo post sarà confuso e arrabbiato.

Però ho bisogno di scriverlo.

Ho troppa voglia di urlare e piangere per ciò che non riesco a farmi andare bene, a "digerire".

In qualche modo ho bisogno di buttarlo fuori.

 Il lavoro. Non il mio, il lavoro in generale. 

Ci sono professioni, posizioni e mestieri tutelati ed altri no. 

Non mi interessa perchè e per come la stuazione sia quella che è, mi interessa il fatto che il Covid sia stato l'ennesima occasione sprecata per modificare lo status quo, per portare davvero uguaglianza.

E invece è ormai un anno che c'è chi gode di congedi, non retribuiti o  parzialmente retribuiti, permessi, malattie e diritto allo smart working e chi non ha nulla di ciò. Chi lo smart working non lo vuole proprio, perchè in realtà è multiworking, eppure è obbligato.

Chi percepisce uno stipendio intero sempre, che lavori 8 ore in presenza o 4 a casa o non lavori proprio e chi non ha neppure più la possibilità di lavorare o di trovarlo, un lavoro.

Chi ha diritto di assentarsi e rinviare se si prende il Covid o è in quarantena e chi questo diritto non lo ha e deve pagarsi un sostituto, sperando di averne le risorse, di trovarlo e che lavori bene.

Chi ha la pensione o il reddito di cittadinanza senza aver mai lavorato o avendo lavorato per una manciata di anni e chi non ne maturerà mai il diritto, perchè appunto non può lavorare. 

E sorvoliamo sugli importi della pensione e dei sussidi e sulla disuguaglianza interna, tra chi ha contribuito e chi no.

Chi è stato vaccinato perchè fa un certo mestiere e poi è a casa comunque, molto spesso costretto, anche se vorrebbe essere in presenza.

E non è che il mal comune sia mezzo gaudio. 

Io non voglio che si tolga a chi ha più tutele, vorrei che si dessero a tutti gli stessi diritti. E invece continuano ad esserci lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. 

Tra questi ultimi, anche chi un lavoro fuori casa non lo ha e quindi si pretende che faccia di tutto e di più e per giunta in silenzio.

La scuola.

Io ho frequentato 5 anni di elementari a tempo pieno con due maestri che si alternavano. Sempre gli stessi. I miei maestri erano "I" maestri, per me. Io per loro non ero solo un nome sul registro. A distanza di quasi 30 anni vengono ancora alle nostre cene di classe, se li incontro si ricordano i nomi dei miei fratelli, la professione che esercito, dove vivo o si informano di tutto. Erano un punto fermo.

Le questioni tra compagni si risolvevano in classe, tra compagni spontaneamente e, se necessario, compagni e maestri. Non con note o colloqui. E vi assicuro che funzionava.

Mio figlio di maestri e maestre in 4 anni ne ha già cambiati, per fortuna non tutti, non la maggior parte.

A molti studenti italiani è andata decisamente male.

 Durante il primo lockdown,  lui li ha sentiti dopo tre settimane in una vidoechiamata di gruppo di 45 minuti, una volta a settimana. Adesso  la DAD viene attivata solo se è a casa tutta la classe (se no e-mail o registro elettronico per i compiti a casa), rigorosamente con il programma che ha deciso la scuola (e chissene se non funziona con un altro marchio di pc o su quelli più obsoleti), nell'orario che ha deciso la scuola.

In altre scuole, funziona diversamente, in alcuni posti meglio, in altri peggio. Scuola che vai, situazione che trovi e le famiglie devono far andar bene tutto.

Non metto in discussione la preparazione o la bontà delle insegnanti, perchè noi siamo fortunati in questo.

Eppure mi sembra non ci sia un particolare rapporto, effettiva vicinanza.

Era arrabbiato, mio figlio, quando a Pasqua dell'anno scorso si è sentito augurare "Buona Pasqua" . Perchè cosa c'era di bello in quella Pasqua chiusi in casa con la propria famiglia stretta (nella migliore delle ipotesi) e basta, da un mese ormai? E d'altro canto, cosa dire a questi bambini, al di là dallo schermo?

Ai piccoli è andata meglio, con videochiamate e messaggi. E senza il rpoblema di DAD, compiti e didattica,certo. 

Non è scuola dell'obbligo, ma spiegalo a bimbi di due anni e mezzo che l'educatrice con cui stavano mezza giornata o tutto il giorno cinque giorni su sette, da quando avevano sei mesi, di punto in bianco non la possono più vedere e toccare? Non è un trauma psicologico? Non è un pò come essere abbandonati? E il sentimento di queste educatrici, che con i bimbi che accudiscono sviluppano un forte rapporto affettivo?

La scuola che apre - chiude- riaprirà o forse no. Perchè chi ci crede più?

In cui non si sa il giorno prima che libri verranno usati il giorno dopo perchè si preferisce decidere all'ultimo in base a come va, però i bambini dovrebbero imparare a programmarsi compiti e studio e dividiamo tutti i mille fascioletti da foderare. Pero' si portano tutti a scuola, perchè non si sa.

In cui  non si può scegliere con chi giocare perchè  "bisogna giocare con tutti" , anche con chi magari proprio non ti piace o si lamenta sempre con la maestra se non si fa come dice lui/lei, ma con il Covid giocare rigorosamente senza toccare nessuno, senza toccare la palla o altro, con la mascherina e possibilmente a distanza.

Una scuola in cui a  giugno, quando erano aperti i centri estivi, i bimbi frequentavano i parchi giochi, mezza Italia ricominciava a viaggiare e stare al mare o con gli amici, non ci si poteva incontrare tutti neppure per un saluto informale perchè la singola dirigente scolastica non era d'accordo e questo prevaleva su tutto.

La scuola che doveva spostarsi all'aperto, rinnovarsi, migliorare per sfuggire al contagio ed invece si sta comunque sempre in aula e con sempre più divieti e limiti ed è la prima ad essere chiusa, quando i numeri salgono, come se in fondo, fosse cosa da poco.

La scuola, in cui è stata reintrodotta la materia "educazione civica", con fondamenti di diritto, che chiede a bambini delle elementari di firmare (ripeto, minori di anni 16, firmare) un patto di "corresponsabilità" in cui i bambini stessi si obbligano a monitorare il proprio stato di salute e segnalare i compagni che non rispettano le regole. 

Tra delazione ed omertà, forse c'è una via di mezzo?

In cui un anno fa veniva imposto addirittura quando far mangiare la frutta o lo yogurt (merenda obbligatoria da portarsi da casa), se come merenda del mattino o del pomeriggio perchè: "La scuola deve educare, anche in campo alimentare !"  (come se tutti avessero le stesse esigenze nutrizionali e lo stesso metabolismo, peraltro). 

L'anno dopo, visto che c'è il Covid, non si lavano neppure più i denti dopo pranzo, la merenda ognuno faccia come pare e in mensa un trionfo di monouso e rifiuti.

La scuola dei protocolli, ma solo quando fanno comodo, e dell'ipocrisia, in cui bambini ed insegnanti si barcamenano come possono, cercando di sopravvivere e magari lasciare un pò di spazio alla didattica. Tradizionale, ovviamente.

Perchè poi, in tutto questo, io mi preoccupo del bisogno di socialità e confronto con i coetanei dei miei figli, ovviamente perchè "non ho capito che c'è chi è in TI o in una bara, ci sono altre priorità, loro hanno tutta la vita davanti, pensa alle cose serie"  ; ho necessità di "parcheggiarli" a scuola perchè "sono un genitore degenere che non sa educare i propri figli e li ha fatti solo per sbolognarli" ; mi preoccupo anche che imparino qualcosa perchè "sono il tipico prodotto di una società in cui conta solo il nozionismo e sfornare piccoli robot che producano un domani un reddito e si mantengano".E già, mi avete beccata.

I vaccini

Io credo nella libertà di scelta, soprattutto in termini sanitari. 

Ciò posto, vogliamo procurarci o no questi benedetti vaccini, svizzeri, inglesi, italiani, russi o americani che siano, purchè siano?

Vogliamo consentire a chi vuole correre il (relativo) rischio, di vaccinarsi?

Vogliamo proteggere i più anziani e fragili che continuano a morire o solo guadagnare consensi elettorali (ah già , votare è fuori discussione da anni) vaccinando per categorie, dipendenti pubblici del comparto sanità, scuola e forze armate in primis?

E poi pure la popolazione carceraria, prima dei pensionati?

Senza considerare l'età, se abbiano davvero maggior probabilità di ammalarsi, se abbiano già una sorta di immunità (seppur temporanea da malattia o no) ecc.

E poi comunque chiudiamo i reparti ospedalieri e le scuole e mandiamo ai domiciliari i carcerati, vaccinazioni o non vaccinazioni effettuate.

Ma tranquilli: "Potenzieremo il sistema di vaccinazione e tracciamento!" Da domani, sempre da domani.

Leggo le notizie, cerco di capire cosa capita o nonn capita all'estero e non mi capacito.

I criteri e le zone

Semplicemente, non se ne può più.

Non se ne può più di annunci al venerdì o alla domenica sera, per regole che forse valgono dal giorno dopo, forse ci concedono il fine settimana per abituarci. Forse no perchè poi la gente "se ne approfitta" o forse sì "perchè lo avemamo promesso".

Non se ne può più delle "cinquanta sfumature di arancione" , con regole sempre diverse, da sommarsi alle ordinanze regionali, provinciali, comunali, che ovviamente il cittadino deve scovare, leggere ed interpretare.

Decreto o dpcm, opinioni del CTS o scelta della forza politica del momento....in ogni caso, confusione su confusione.

Senza contare la nuovissima fonte del diritto italiano: "Le faq del Governo"!

Il mio insegnante di diritto costituzionale si starà rivoltanto nella tomba.

D'altro canto, siamo passati dall'Europa unita al divieto di circolazione fuori dal Comune di residenza, domicilio o abitazione (prego, scelgasi un criterio tra i tre, tanto non si capisce neppure quale prevalga), passando per la "frontiera regionale" e le zone rosse provinciali (ma non dovevano essere abolite? Ah no, solo sulla carta) eppure dopo un anno, un anno intero, la situazione non è che sia migliorata molto.

E' colpa dei cittadini che non rispettano le regole. 

E allora andateli a cercare, magari fuori dallo stadio o a pregare per la morte di Maradona, o per le vie dello shopping (pero' che comprino e paghi con la carta, mi raccomando, perchè se no c'è evasione e poi i negozi chiudono e via così), se proprio pensate sia colpa loro, non impedite a tutti gli altri poveri cittadini allo stremo della resistenza psichica di passeggiare in parchi e giardini, in campagna o in montagna o sul lungo mare, o ai bambini di scendere dallo scivolo o andare in altalena.

E intanto, vaccinate, tracciate e curate. INvece di promettere e parlare, che tanto ormai la credibilità  è evaporata.

I medici

Qui si apre un mondo. Quelli che curano seguendo il protocollo, quelli che prescrivono diversamente, quelli che continuano a visitare e quelli che manco rispondono al telefono.

Quelli negazionisti e quelli terrorizzati. Quelli che parlano in tv o sul web e quelli che fanno ciò che possono, come possono, in silenzio.

Quelli che, a sentir loro "gli ospedali sono pieni, lavoriamo con ritmi disumani" e altri, che lavorano nello stesso posto, che rassicurano: "non è vero niente, è occupato solo il 20% dei posti letto, sono i colleghi che ora che devono lavorare si lamentano".

Quelli che serve la vitamina D, quelli per cui preghiere e tachipirina curano tutto e quelli che se non inizi subito con un cocktail di farmaci non hai speranza.

Io so solo che sono estremamente disorientata. Confusa, spaventata e disorientata.

Continuo ad avere fiducia ma è sempre più un atto di fede.

Virologi / infettivologi / opinionisti / giornalisti e politici.

Niente. Li considero tutti alla stessa stregua e non li sopporto proprio più. 

Non intendo sprecare altre parole, per loro.


E...basta.

Adesso vado a seminare piantini di verdure e fiori e fare yoga, i primi perchè "non si sa mai", i secondi perchè c'è bisogno di bellezza e colore (non sulla mappa dell'Italia) e la terza perchè ho necessità di sviluppare endorfine e la palestra di arrampicata e la piscina sono ancora chiuse, per dpcm. No anzi, forse per decreto. Vabbè.




giovedì 7 gennaio 2021

Quel che voglio ricordare del 2020

 Poco fa ho letto questo post di Mamma Piky, ho riflettuto su come commentare e realizzato che, di questo 2020, io ho comunque molto da ricordare.


Non scrivero' qui quello che desidero lasciarmi alle spalle, anche perché ho i miei dubbi che il 2021 me lo consentirà e poi quanto sia delusa, triste ed arrabbiata l'ho scritto spesso su facebook.

Adesso voglio mettere nero su bianco tutto cio' che di piacevole, positivo, gioioso c'è stato.

E' facile. Ho stampato da poco 500 fotografie e mi basta scorrere per ricordare:


1. I primi due mesi del 2020, con la neve, lo sci di fondo, gli amici con cui festeggiare, visti a pranzo o a cena o per una cioccolata calda o un panino sulla neve.

2. La fiera di Sant'Orso a Donnas, a fine gennaio e i venerdi' sera ad arrampicare in palestra, fino ai 

primi di marzo.

3. Il Carnevale di Pont Saint Martin, che abbiamo festeggiato, per quanto mi riguarda spensierati, mentre quello di Ivrea si fermava. E che è stato il primo che Orsetto e Principessa ricordano, almeno un po'.

Il primo in cui come famiglia abbiamo fatto parte di un rione e sfilato in bianco e verde, godendoci ogni momento.

4. La primavera, comunque sbocciata in tutti i suoi colori e calori, con le prime fioriture, le passeggiate nei campi, i piccoli in bicicletta quando si poteva uscire, le grigliate noi cinque in terrazza e i nostri "percorsi ginnici casalinghi"


5. L'approfondimento della conoscenza con alcuni vicini di casa e la conferma che nel nostro paesino si sta bene. 

6. Gli esperimenti culinari e di orto coltura.

7. La caccia la tesoro di Pasqua, la gioia delle fragole con la panna e del gelato artigianale a domicilio.

8. Il rapporto con le educatrici del nido, anche a distanza.

9. I festeggiamenti in famiglia per il mio compleanno, per quello dei gemelli e di mia suocera e poi ancora per mio fratello, mia madre, di un amico ecc., nel corso dell'estate.

10. Il centro estivo del paese, che ha salvato la sanità mentale di tutti e cinque noi ma mia e del ricciolino in primis.

11. Il ciclismo del ricciolino, che è partito arrancando ed in ritardo, con meno bimbi e qualche screzio ma alla fine ci ha confermato che abbiamo scelto un club sportivo di brave persone in cui lui si diverte sempre.

12. L'unica gara di bici del ricciolino e la giornata con gli altri genitori.

13. Il saluto al parco ai compagni del nido e alle educatrici, che ho faticato ad organizzare, con altre mamme e molti mal di pancia ma di cui è valsa in pieno la pena.

14. Gli amici, quelli che ci sono sempre, anche a distanza e in pandemia. 

15. Il lago, seppur con modalità macchinose di prenotazione e una stagione a dir poco dimezzata, ma comunque lago.

16. Lo yoga, una abitudine quotidiana che non voglio abbandonare e che nei mesi della chiusura ho approfondito.

17. Il corso di musicalità di Orsetto e Principessa, finché hanno potuto frequentarlo.

18. Alcune piccole grandi conquiste della crescita dei miei cuccioli: l'abbandono del ciuccio e del pannolino di giorno anche per Orsetto, Principessa che impara a andare in bici, con i pedali e senza rotelle.

19. Dicembre, con un Natale diverso ma comunque non solitario, con tanta neve e tutto lo sci di fondo che ci è stato possibile, anche per Orsetto e Principessa.

20. Anche e soprattutto le tante escursioni in montagna, in Piemonte, in Valle d'Aosta ma anche in Ticino, sia solo noi cinque, sia con parenti, sia con amici.

La montagna non ci delude mai ! 



Non aver viaggiato durante le vacanze ha avuto infatti come rovescio della medaglia ancora piu' gite tra prati, boschi e monti, che ci hanno regalato molte soddisfazioni.

Insomma, un 2020 per moltissimi versi da dimenticare (anche se dubito che ci riusciremo) ma per tanti altri da ricordare, per fortuna!

E voi, cosa volete ricordare dell'ultimo anno?




martedì 4 febbraio 2020

Perchè mi sveglio presto al mattino, pur non credendo al "Miracle Morning"

Tutti voi, immagino, sapete dell'esistenza di una teoria, descritta nel libro "The Miracle Morning" secondo cui, in estrema sintesi, alzandosi molto presto al mattino per dedicarsi ad una routine fissa, si può cambiare la propria vita, rivoluzionandola in meglio per raggiungere il "successo" e/o, in una versione meno materialistica, la felicità.

Ebbene, io a questa teoria, adesso come adesso, non ci credo.
Ciò nonostante, mi alzo un'ora prima al mattino (anzi, spesso solo 45 minuti prima) da ormai più di un anno, forse due, estate ed inverno.
Mi alzo, mi approprio del bagno, mi bevo un bicchiere d'acqua calda, pratico una mezz'ora di yoga, leggo qualche notizia on line o un paio di post dki persone che mi piace seguire o un capitolo di un libro.
Insomma, mi dedico a me.



In teoria.
Perchè la pratica accade più spesso che inizio, ma vengo spesso interrotta da bimbi che si svegliano, vogliono il latte o devono essere accompagnati in bagno o cercano coccole o dal marito che mi chiede qualcosa ecc. Oppure mi ricordo che non ho ancora steso la lavatrice che aspetta dalla sera prima e non riesco a resistere alla tentazione di farlo subito.
Quindi in pratica l'ora per me diventa spesso un'ora inframmezzata da distrazioni ed interruzioni o, anche, si riduce a 10/20/30 minuti.
E ho il forte sospetto che non capiti solo a me o, perlomeno, sia un problema comune tra i genitori (è così, vero????)

In ogni caso, questi minuti mattutini in solitudine (o quasi), per me sono preziosissimi, anche nel weekend, e li difendo in ogni modo.
Perchè sono gli unici che riesco a concedermi davvero serenamente.
Senza neppure sensi di colpa, che mi prendono se mi dedico tempo durante il resto della giornata, anzichè lavorare, occuparmi dei figli, della casa, della spesa ecc. 
Senza contare che se usassi la pausa pranzo per yoga ecc. dovrei cambiarmi i vestiti più volte nell'arco della giornata, mentre la mattina ottimizzo.

Potrei dedicarmi tempo alla sera, dopo aver letto a messo i figli?
Sì ma sarebbe difficile, molto più difficile.
Perchè spesso uno dei figli vuole la mia presenza in camera per addormentarsi e, a quel punto, mi addormento pure io.
Perchè la tentazione di accendere la TV e sprecare i minuti preziosi a guardare pezzi di film o programmi che comunque non avrei la voglia/la forza di seguire fino alla fine, sarebbe troppo grande.
Perchè se non c'è silenzio a volte i bambini non si addormentano ed è molto difficile agire in silenzio (ed al buio).
Perchè la voglia di srotolare il tappetino la sera è minore, a causa della stanchezza.
Perchè per addormentarmi ho bisogno di leggere un pò e non ho abbastanza tempo per dedicarmi sia allo yoga che alla lettura, se non voglio addormentarmi troppo tardi ecc.

Inoltre, se "tempo per voi" significa tempo per un'attività fisica, anche blanda, è meglio la mattina, dal momento che:
- non si disturba la digestione;
- muoversi aiuta a svegliare il metabolismo e la mente;
- non interferisce con la capacità di prendere sonno.

Certo, per alzarsi prima al mattino ci vuole forza di volontà e determinazione, è vero.
Ma per fare attività fisica alla sera, no? Per me sì.
E comunque il senso di soddisfazione che si prova a scoprire che sono solo le sette del mattino ma hai già fatto molto, è impagabile.

Quindi, ricapitolando questi minuti mattutini in solitudine (o quasi), per me sono preziosissimi, anche nel weekend, e li difendo in ogni modo.
Credo che sia una abitudine buona e giusta, che vi consiglio.
Eppure non credo nella teoria del "miracle morning".
Perchè l'ora o i 45 minuti in cui vi alzate prima del resto del vostro mondo, al mattino, non sono la perla magica che vi regalerà il sorriso, non sono una spinta al cambiamento, se il cambiamento non è già in voi, non sono risolutivi del problema della cronica "mancanza di tempo per fare tutto" che ci afflligge (anche perchè per alzarsi prima bisogna andare a letto prima la sera, non ridurre le ore di sonno totali!)i, perchè spesso non saranno neppure momenti in solitudine ed indisturbati, perchè richiedono costanza e forza di volontà nell'alzarsi e instaurare una routine, per dare giovamento ecc.

Eppure io vi consiglio di ritagliarvi questi momenti e di provare a farlo al mattino e per più giorni di seguito, perchè vi darà soddisfazione.
Se poi li userete per una pratica costante (di yoga, ma anche di meditazione, di ginnastica, di scrittura creativa, di cucito ecc.), vedrete quanti risultati si èpossono ottenere dedicando un tempo limitato ad un'attività ma tutti i giorni, con costanza.


lunedì 9 dicembre 2019

Ultimamente, aspettando Natale

Ultimamente è passato talmente tanto tempo dall'ultimo ultimamente che non penso di poter colmare la lacuna. E neppure me ne importa.

Ultimamente scriverei solo di escursioni e luoghi da visitare ma sarebbe troppo e allora mi freno.
Ultimamente non ho tempo per scrivere o meglio, il tempo finisco per impiegarlo in altro modo.

Ultimamente le settimane volano, pur essendo pesanti e piene come macigni.
Ultimamente se c'è del tempo libero è tutto per cene o pranzi con amici o famiglia e per andare dal mio migliore amico, ancora in ospedale.
Ultimamente ha iniziato il recupero ma ciò che gli è accaduto ha lasciato il segno e se già dopo i gemelli pensavo che fosse essenziale smettere di sprecare attenzioni e cure per persone o cose non essenziali, adesso sono diventata ancora più selettiva e mal digerisco impegni  o routine "socialmenee obbligatori".

Ultimamente so quali sono gli amici che contano e vorrei esserci ancora di più, per loro, invece finisce che vorremmo invitare tutti sempre e poi non ce la facciamo, perchè siamo sempre in affanno, sempre impegnati, sempre stanchi. Non che la casa sia mai vuota ma vorrei riuscire a chiudere un occhio quando sarebbe da riordinare, pulire e sistemare e riempirla comunque.

Ultimamente giro a mille all'ora, anche per mia scelta, anche per "cose belle", come l'antigravity, lo sci di fondo, il nuoto, il corso di "musica" per i piccoli, lo yoga mattutino ecc., ma poi finisce che arrivo alla domenica sera stremata e con l'angoscia di una nuova settimana.
Non riesco a fermarmi, non voglio fermarmi, però il fisico non regge.

Ultimamente il lavoro è impegnativo, i preparativi del Natale sono impegnativi, i bambini sono impegnativi. Sono stanca e stressata.
Eppure grata e soddisfatta.
Perchè sono circondata dalle persone che amo o mi vogliono bene, famiglia e amici.
Non tutti stiamo bene, ma siamo qui, ora.


Ultimamente abbiamo preparato l'albero di Natale e non è mai come ci si aspetta che sia, il momento, però è stato più facile dello scorso anno e conto che il prossimo lo sia ancora di più, e così via.

Ultimamente lavoro, leggo, pratico yoga, faccio antigravity, nuoto, arrampico, scio ma tutto in modo alternato e/o discontinuo e per ora va bene anche così.
Ultimamente porto in giro i bambini peggio di una tassista.
Ultimamente il mal di stomaco non mi da tregua e il vaccino per l'allergia non aiuta affatto ma io stringo i denti, che i veri mali sono altri.


Ultimamente ci sono nuove nascite in arrivo ed arrivate, nella cerchia di frequentazioni e questo è bello, un inno alla vita, che sorprende sempre.

Ultimamente leggo pochi blog, stufa di post sponsorizzati che dicono tutti più o meno la stessa cosa nello stesso periodo.
Ultimamente non capisco perchè la gente scriva su facebook la qualunque e poi accetti solo "mi piace" o commenti positivi, incavolandosi come non mai e diventando aggressiva per qualunque osservazioni negativa. Al punto da suggerire di "non leggere, se non sei d'accordo".
Io, invece, direi: "Non scrivere, se non vuoi che ti dicano come la pensano, se non sai accettarlo!"
Mi chiedo il senso di quello che cessa di essere scambio e condivisione, per diventare pura vetrina. 
E poi me ne frego, perchè per fotuna è pieno di bei libri da leggere, invece delle "notizie" sui social.

Ultimamente i miei figli crescono alla velocità della luce e io inizio a temere di perdermi qualcosa e allora chiudo, e torno da loro.

Ultimamente sono sempre io, incasinata per scelta e necessità, irrequieta, complessivamente felice,sempre nostalgica ma un po' più attenta a vivere il presente.

Ultimamente osservo di più, mentre vado avanti. Sarà la natura con i ritmi più lenti, sarà il buio presto, sarà l'atmosfera di raccoglimento del Natale. Che poi invece è sempre caotico, anche troppo.


E voi invece, come vi sentite?
Come state, ultimamente?



lunedì 28 ottobre 2019

Antigravity yoga o aerial yoga, una nuova passione

Chi mi legge su Instagram e su Facebook già lo sa: ho una nuova passione.

Non potendo per ora tornare a correre (ci ho provato, ma dopo 15 giorni i dolori al ginocchio sono diventati intollerabili), riuscendo solo saltuariamente ad andare a nuotare ma avendo l'assoluta necessità di muovermi e, soprattutto, alleviare il mio mal di schiena,ho deciso di affiancare all'arrampicata in palestra con la famiglia ed alle escursioni estive in montagna, un nuovo sport: l'antigravity yoga o aerial yoga.


Leggendo qua e là ho scoperto che si tratta di una disciplina inventata nel 2007 dal famoso ginnasta, ballerino e coreografo americano Christopher Harrison, che nel 1999 avrebbe progettato la prima amaca soft touch.

In pratica, si eseguono una serie di asana e posizioni prese dal pilates, dallo yoga, dalla ginnastica artistica e dalla danza, con l'ausilio di un'amaca in tessuto appesa al soffitto, a poca distanza da terra.
Dello yoga, a dire il vero, io ho trovato soprattutto la ricerca dell'allungamento e della flessibilità, del rilassamento - e quindi una liberazione dallo stress e dall’affaticamento mentale -, della concentrazione nel "qui ed ora" e l'attenzione al respiro, mentre per il resto mi sembra più fitness che  yoga vero e proprio nell'accezione più comune del termine.


La lezione di solito dura un'ora circa e comprende una prima parte di asana di riscaldamento con l'ausilio dell'amaca, posizioni più impegnative che lavorano su muscoli addominali, glutei, interno coscia, spalle, braccia e lombari, per poi terminare con il rilassamento guidato, avvolti e coricati nell'amaca come in un baccello.

A me ha conquistato fin dalla prima volta che ho avuto la possibilità di provarla, nel corso di una manifestazione sportiva aperta nel mio paesino valdostano.


Perchè mi piace?
Perchè permette di fare esercizio muscolare mirato divertendosi, ovvio!!!
Infatti le posizioni un pò acrobatiche permettono di sperimentare sensazioni nuove, che distraggono dalla fatica ed impegnano la mente nel qui ed ora, un po' come nel Vinyasa Yoga.


Sei concentrato ma nello stesso tempo sospeso, a volte sembra di volare con il corpo, nelle inversioni, lasciandoti andare a testa in giù, impari a fidarti delle tue capacità e del tuo corpo, in alcune posizioni allunghi tantissimo ed in modo profondo la schiena, rilassi la cervicale ed i lombari, riallinei le vertebre, sfidi la gravità scaricando il peso sull'amaca.
Secondo me si acquisisce miglior equilibrio e percezione del corpo, oltre che fiducia nelle proprie capacità.
A volte ci si sente artisti circensi, altri si fatica come in una palestra tradizionale, altre ancora ci si sente accolti come in un abbraccio dal tessuto, altri, infine, si sbaglia e si rimane incastrati nel tessuto !

Sui benefici e le controindicazioni di questa disciplina basta leggere uno qualunque dei siti on line che ne parlano, dunque non sto qui a elencarveli.
Io d'altronde non sono un medico e posso parlare solo della mia esperienza:  da giugno ad oggi, posso affermare che ha migliorato tantissimo il mio mal di schiena, dovuto a contratture e piccole ernie e a scarso esercizio dei muscoli lombari, senza peraltro farmi venire male alla cervicale, come temevo.
Inoltre gli addominali sono tonici ed io vado ad ogni lezione piena di entusiasmo.
Insomma: un successo!

La mia insegnante (una per max 6 - 8 persone), è una ragazza piena di vitalità che viene dalla danza e ci  segue molto attentamente e in poco tempo sono passata dal corso base a quello intermedio e, talvolta, avanzato, da quanto ho capito grazie soprattutto alla capacità di presa delle mani che forse mi viene dall'arrampicata (per quanto non riesca mai ad andare ad arrampicare quanto vorrei!)

Unico contro a mio parere? Devo assolutamente praticare a stomaco vuoto, ma neanche troppo.
Se vado alle sette di sera, non devo aver mangiato nè bevuto caffè dalle 14, altrimenti mi viene la nausea, però neanche aver fatto un pranzo troppo leggero, altrimenti di nuovo nausea, perchè comunque si sta molto a testa in giù.
Le altre "alunne", però, non sembrano patire così tanto di stomaco, quindi forse è solo un problema personale..
Invece non ho patito eccessivi giramenti di testa, neppure d'estate con il caldo (avevamo comunque l'aria condizionata) e nonostante soffra di pressione bassa.
Certo, cerco di fare attenzione a "tornare su" con calma e controllo, anche se quasi mai ci riesco.

Pericoli? A mio parere, se si è in buona salute, nessuno di particolare, anche perchè eventuali cadute non avvengono da molto in alto!

E voi, lo avete mai provato? Vi ispira?
Io lo consiglio.

(No, non è un post sponsorizzato!!!)

lunedì 14 ottobre 2019

Nuoto dunque sono

Nuoto dunque sono


Ho portato il ricciolino in piscina e, per un fortunato incastro, sono riuscita a nuotare un’oretta anche io.
E mentre nuotavo, pensavo a come il nuoto sia una delle costanti della mia vita, pari forse solo alla frequentazione della montagna.

Nuotavo quando ero piccina, con il giubbotto salvagente o i braccioli, al lago e al mare.
Nuotavo da bambina, nella piscina comunale, in corsi collettivi con un’insegnante severissima che non scalfiva il mio divertimento.
Nuotavo alla scuola elementare, con il maestro Marcello, che era anche istruttore di nuoto e che ci portava tutti gli anni per dieci lezioni.
Nuotavo mentre facevo anche danza classica.
Nuotavo quando ormai avevo lasciato la danza e facevo scherma.
Nuotavo quando alla scherma si era unito il pianoforte.
Nuotavo quando mia madre incinta del mio fratellino mi guardava dalla gradinata.
Nuotavo quando mio fratello maggiore aveva già smesso da un pezzo e il piccolo iniziava a camminare.
Nuotavo da ragazzina, con la scuola media, al lago d’estate, in corsi collettivi in piscina.
Nuotavo quando iniziavo ad avere il ciclo e a chiedermi come conviverci in acqua.
Nuotavo anche se mi faceva venire l’otite.
Nuotavo anche quando soffrivo spesso di sinusite.
Nuotavo durante la mia prima vacanza senza genitori, ospite di un’altra famiglia al mare.
Nuotavo al liceo, con la classe, alle gare di istituto, interscolastiche e provinciali, ma anche il pomeriggio dopo la scuola o il sabato mattina, che ci fossero amiche oppure no.
Nuotavo nel periodo dell’Universita’, nelle piscine di Torino qualche volta, quando tornavo a casa sempre, sfruttando le ore di “nuoto libero” e gli abbonamenti scontati per studenti.
Nuotavo mentre quasi tutto il mio tempo libero era impegnato con quello che ora è mio marito, ad arrampicare in palestra o in falesia.
Nuotavo nel periodo della pratica forense, tre volte a settimana in pausa pranzo, andando e tornando a piedi, trangugiando un panino al volo nel tragitto.
Ed era bello perché si era formato un bel gruppo di amici, tra i frequentatori abituali della piscina, a forza di macinare bracciate fianco a fianco nella pausa risicata. Ci chiamavamo “i giannuotatori” e qualcuno ancora lo sento.
Nuotavo ogni volta che ne avevo l’occasione, nel weekend o nelle serate libere, quando lui non era a casa o avevamo bisogno dei nostri spazi.
Nuotavo tanto mentre studiavo per l’esame da avvocato, prima lo scritto, poi l’orale, l’ansia da smaltire, in qualche modo.
Nuotavo mentre iniziavo la professione, ancora in pausa pranzo, ancora tre volte a settimana, spesso con i giannuotatori.
Nuotavo mentre speravo nell’arrivo di un bambino.
Nuotavo incinta, dalla prima settimana all’ultima, che tanto il fagiolino non voleva saperne di uscire e bisognava stimolarlo.
E lui, che non sentivo mai muovere, in acqua sembrava ballare di gioia.
Nuotavo senza prendermi alcuna infezione come temeva il ginecologo, senza sentire dolori o contrazioni ma moderando lo sforzo quel tanto che bastava.
Nuotavo da neomamma, ritagliandoli uno spazio di cui avevo un disperato bisogno.
Nuotavo dopo il corso di acquaticita’, poche vasche rubate mentre il papà lavava e rivestiva il ricciolino.
Nuotavo durante i suoi primi corsi di nuoto senza genitori, nella corsia di fianco, sbirciandolo con orgoglio.
Nuotavo mentre speravo in un’altra maternità che sembrava non sarebbe mai arrivata.
Nuotavo dopo ogni mese trascorso senza novità, per vincere la delusione è sentirmi forte, ancora.
Nuotavo dopo il test positivo, in attesa della visita e pure dopo, pur avendo saputo che erano due o forse, proprio per questo.
Nuotavo in gravidanza, finché me lo hanno consentito.
Nuotavo dopo il parto, ormai raramente ma intensamente.
A pensarci bene, nuotavo anche nella pancia di mia mamma, 
come dicono facciano tutti i fagiolini nel loro liquido amniotico.
Nuoto ancora, quando posso.
È cambiata la frequenza e la velocità, non le sensazioni e la voglia di nuotare.
Nuoto e ogni volta, è come se non avessi mai smesso.

Nuoto e intanto penso.
Nuoto dunque penso.
Cogito, ergo sum.
Nuoto, dunque sono.


Sono, e penso che finché potrò andare a nuotare, continuerò ad essere io.

lunedì 10 giugno 2019

La settimana appena trascorsa: #scintille di gioia per vedere il bicchiere mezzo pieno

  La settimana appena trascorsa è stata decisamente negativa e quella che sta iniziando si prospetta molto faticosa (anche se spero non altrettanto brutta).
Tra la visita allergologica, un infortunio che si trascinerà a lungo di uno stretto familiare e il mio compleanno non festeggiato affatto, non c'è stato molto di cui gioire e nervosismo e tristezza hanno spadroneggiato.

Tuttavia, a voler guardare il bicchiere mezzo pieno per tirarsi su di morale, ci sono stati anche momenti positivi e voglio sfruttare l'idea di Silvia, con le sue Scintille di gioia”, per ricordarli.

1- Innanzi tutto, ho ricevuto tanti auguri di buon compleanno, da parenti, amici e anche da conoscenti e amici virtuali. E fa sempre molto piacere. 

Il fratellone gareggia, Orsetto arrampica
Mi alleno anche io!


 
2- Sono andata alla riunione finale di sezione dei piccoli e medi dell'asilo nido di Orsetto e Principessa, nel corso della quale abbiamo chiaccherato con le educatrici, ascoltato le loro idee per il futuro e visto due presentazioni con le foto dei bimbi.
Bellissimo vederli immortalati mentre giocano al nido con gli altri bimbi e interagiscono tra loro e, come ormai il nido dei gemelli (che poi è lo stesso che ha frequentato il ricciolino) mi ha piacevolmente abituata, ancor piu' emozionante, sentir trasparire, dalle parole di educatrici e direttrici e dalle foto stesse, la passione, la dedizione, la cura e l'impegno che ci mettono ogni giorno, che vanno ben oltre il progetto educativo e le attività proposte, pure importanti e pensate;

Mi alleno anche io!
3- ho potuto frequentare la lezione di prova di antigravity yoga, a cui tenevo molto: un'ora di lavoro intenso e profondo, nel quale mi sono concentrata solo sugli esercizi e la respirazione, “staccando la testa dai pensieri”, divertendomi molto e portando a casa, come ricordo, una schiena piu' distesa e rilassata, qualche segno rosso su gambe e braccia e addominali profondamente doloranti per giorni ;-)

Il fratellone gareggia, Principessa arrampica

4- infine, sabato pomeriggio e sera abbiamo accompagnato il ricciolino alla prima gara del campionato vda di mountain bike giovanissimi, baciati dal sole (fin troppo sole, per certi versi!) .
E' stato molto faticoso, perchè Orsetto e Principessa correvano ovunque e ci hanno sfinito con capricci, richieste e rifiuto di dormire.
Tuttavia, ne è valsa la pena per osservare il ricciolino giocare allegramente con i suo compagni di squadra, anche di diverse età, facendo gruppo e divertendosi molto, prima e dopo la gara, cosi' come ne è valsa la pena per il privilegio di poter guardare il ricciolino ma anche gli altri piccoli atleti che conosciamo, sfidarsi con impegno e grinta nel percorso. Che tenerezza e, nel contempo, ammirazione per loro!


In gara
5- Infine, in occasione della "festa degli alberi" organizzata dal Comune e dalle scuole, il ricciolino e la sua classe hanno inventato una bella filastrocca sugli alberi e, insieme alle altre classi di scuole della zona, di ogni ordine e grado, l'hanno appesa agli alberi dei giardini pubblici, facendo poi laboratori a tema con le maestre e i volontari. Noi genitori ne abbiamo approfittato per organizzare un semplice pic nic con i nostri bimbi nello stesso parco, così da ovviare alla mancanza del servizio trasporto da/per la scuola durante il pranzo.


Un momento di socializzazione con altri genitori, vedendolo giocare con i suoi compagni, che mi ha fatto piacere.
Le filastrocche sono rimaste appese e domenica, negli stessi giardini, si è svolta la fiera annuale del baratto libri organizzata dalla biblioteca comunale.
Io ho portato a casa un bel bottino di letture, soprattutto per i bambini!   
 
Ne mancano ancora due, che Orsetto e Principessa non hanno voluto mollare

Insomma, cerchiamo di fissare i ricordi positivi e affrontare i problemi giorno per giorno.
 

E voi, avete vissuto momenti da ricordare? Piccole scintille di gioia da conservare?

Se volete partecipare, le regole di Silvia sono queste:

Come fare?
1- utilizzando l'hastag #scintilledigioia condividete con una foto su Instagram, Facebook, Twitter e/o un post sul blog tre momenti felici vissuti la settimana precedente;

2-nominate il mio blog e date le istruzioni su come partecipare;

3- invitate chi volete a partecipare a questo bellissimo gioco;

4- inviatemi i vostri momenti felici alla mail fiorellinosn@gmail.com mettendo come oggetto "Scintille di Gioia", in modo che io non me ne perda nemmeno uno!

mercoledì 24 aprile 2019

Una giornata insieme: amiche di blog

Quanto,  in quel lontano 5 dicembre 2012,  inagurai il mio blog con il primo breve post, mai avrei immaginato quante altre parole avrei scritto, quanti commenti avrei ricevuto, quante foto postato.
Soprattutto, pero', mai avrei immaginato che dal desiderio di condividere i miei pensieri sarebbero potuti nascere dei rapporti personali veri, virtuali e dal vivo.

Ed invece è accaduto, prima con Francesca e poi con Elisabetta.



Dopo quasi un anno dall'incontro con Elisabetta e la sua famiglia e la nostra visita insime al Forte di Bard, a due passi da casa nostra, qualche domenica fa siamo stati noi a spostarci e andare in provincia di Novara.

Come la volta precedente, dopo settimane di bel tempo stabile, la pioggia è arrivata proprio quando eravamo finalmente riuscite a combinare le date, facendo slalom tra i malanni di adulti e bambini e gli impegni sportivi, scolastici e familiari.

Eppure il cielo plumbeo non ha rovinato affatto la nostra giornata perchè, accantonato il porgeto di pic nic in un parco delle vicinanze (idea che conserviamo per il futuro) Elisabetta e suo marito ci hanno aperto le porte di casa loro per un gustoso pranzetto: e non dico gustoso a caso, visto che io mi sono divorata praticamente da sola una fettona di gorgonzola, naturalmente con la polenta (rpodotta con il mais da loro coltivato), che noi amiamo molto!



Tra l'altro, hanno cucinato un piatto di carne che dalle mie parti non avevo mia mangiato e cosi', da buoni italiani, anche mangiando abbiamo parlato di cibo.
Ma voi lo sapevate che proprio a Romentino e comunque nelle vicinanze di Novara e Galliate si produce il gorgonzola "vero"? Io l'ho scoperto proprio quella domenica e ora nessun gorgonzola industriale riuscirà a pareggiare quel sapore!


I nostri bimbi grandi, che sono coscritti, ci hanno messo meno di cinque minuti per "rompere il ghiaccio" e poi hanno giocato felici tutto il pomeriggio.
Il suo bimbo piccolo mi è apparso cresciuto tantissimo e i gemelli si sono comportati discretamente bene e infatti hanno rotto (solo) un paio di occhiali da bambino  (Mi spiace tanto @Elisabetta!!).
Principessa, poi, è tornata a casa con un termometro giocattolo che l'ha ammaliata tutto il pomeriggio e che ancora si tiene nel lettino...ladruncola !!!


Anche io mi sono sentita presto "a casa" e mi sono goduta la compagnia e le chiacchere ...sommergendo di parole i padroni di casa, come mio solito.

E poi ho visto la postazione- ufficio da grafica di Elisabetta (e i suoi quadretti stagionali) dal vivo, cosi' d'ora in poi potro' immaginarla mentre scrive al di là dello schermo.

Dopo pranzo, visto che aveva smesso di piovere, siamo anche riusciti a fare due passi e mangiare un gelato nella vicina Galliate, dove Elisabetta ci ha mostrato un gioiellino architettonico di cui ignoravo l'esistenza: un bel castello sforzesco visconteo, sito nella pizza principale del paese, dinanzi alla chiesa con un campanile scoperto molto particolare.

 
Insomma, una bella giornata che è finita con la promessa di rivederci appena possibile.

Questa volta, poi, ci siamo anche ricordate di scattarci una foto insieme ...yeah!



giovedì 18 aprile 2019

Ho visto Notre-Dame bruciare, attraverso lo schermo.

Ho visto Notre-Dame bruciare, attraverso lo schermo.
Ho ascoltato le parole di Emmanuel Macron.
Ho sentito la notizia che uno dei pompiere intervenuti è rimasto gravemente ferito e,
per un attimo, ho pensato al valore incommensurabile di una cattedrale con mille di storia alle spalle, rispetto alla breve vita di un essere umano.
Per un attimo solo, perchè nessun monumento, per me, vale una vita e spero per lui,
mentre i media non sembrano interessati a dare sue notizie.
Ho appreso di commenti e polemiche provenienti da paesi extra europei, nei quali si diceva che non c'è stato lo stesso clamore mediatico e la stessa "gara di solidarietà" che si è vista nelle ultime ore quando si è trattato di monumenti più distanti da noi, di intere popolazioni in difficoltà
E ho pensato, non solo per un attimo, che siano tutte cavolate: l'uguaglianza delle emozioni e reazioni non esiste e non credo proprio che sarebbe un bene inventarla.
Potremmo ancora vivere, se soffrissimo per la morte di ogni uomo, donna e bambino, ogni istante, come soffriamo quando a lasciarci è un nostro caro?!?

Ho visto Notre-Dame bruciare, attraverso lo schermo.
Ho ascoltato le parole di Emmanuel Macron.
Ho riflettuto sul potere dei simboli, sulla forza della bellezza, sull'importanza dell'arte e sull'influenza della storia nella nostra identità, individuale e collettiva.
Ho pianto, pensando a ciò che è andato irrimediabilmente in fumo, a ciò che i miei figli non potranno mai vedere come l'ho visto io, come era.

Quanto poco ci vuole, a distruggere? Una vita, una casa, una scuola, una strada, un bosco, un mare, una montagna, una cattedrale?
Quanto tempo e impegno ci vuole, invece, a creare? Una vita, una casa, una scuola, una strada, un bosco, un mare, una montagna, una cattedrale?

Ho visto Notre-Dame bruciare, attraverso lo schermo.
Ho ascoltato le parole di Emmanuel Macron.
E neppure per un attimo, ho pensato al fatto che in fondo sia un luogo di culto cattolico, mentre io sono atea. Ci ho pensato solo ora, leggendo sui social alcuni commenti. Perchè per me, non ha nessuna importanza, a differenza che per altri.

Ho visto Notre-Dame bruciare, attraverso lo schermo.
Ho ascoltato le parole di Emmanuel Macron.
Ho ricordato:
noi due e quella Pasqua a Parigi di tanti anni fa,
con pochi soldi in tasca, nessuna carta di credito e le valigie smarrite da una compagnia aerea che è fallita pochi mesi dopo essere nata,
i pranzi a base di crepes, le cene di raclette ed i ristoranti esotici,
ancora sconosciuti alla provincia italiana,
il freddo pungente di un aprile che somiglia a questo e i maglioni pesanti nelle stesse valigie,
gli alberghi a due stelle con la moquette di dubbia pulizia e gli addetti all'accoglienza scortesi.
Noi due e quella Pasqua a Parigi,
in cui nulla era perfetto, eppure noi eravamo felici,
tra una passeggiata in centro ed il riposo sulla panchina davanti alla Sorbonne,
un giro in bateau-mouche e la salita sulla Torre Eiffel,
gli acquisti nelle librerie e la vista da Montmartre

Ho visto Notre-Dame bruciare, attraverso lo schermo.
Ho ascoltato le parole di Emmanuel Macron.
E ho ricordato:
noi due e quella Pasqua a Parigi di tanti anni fa,
abbracciati davanti a Notre-Dame,
l'amore nel cuore e la meraviglia negli occhi.