mercoledì 24 maggio 2017

Recita di fine anno: riflessioni di una mamma in equilibrio sul filo.

Nella scuola materna del ricciolino vige una tradizione: la recita di fine anno scolastico è quasi interamente organizzate e svolta dai bambini dell'ultimo anno e dai loro genitori.

In pratica, le maestre preparano comunque una canzoncina o un siparietto da far fare ai bimbi tutti insieme, poi siedono con i piccoli ed i medi e lasciano lo spazio ai "grandoni" ed ai loro genitori, che devono intrattenere la platea per una mezz'ora abbondante almeno.
Infine, tornano in scena le maestre che consegnano i diplomini ai bimbi e si termina con il rinfresco (ciascuno porta qualcosa).

Ora. I pro.
La recita è certamente un momento molto emozionante per i genitori che vi assistono.
E' formativa per i bambini, perchè consente loro di imparare a organizzarsi e fare gruppo, provare a superare blocchi e timidezze, mostrare ai genitori il loro gruppo di compagni.
Inoltre in genere si tratta di piccole scene da imparare e canzoncine e balletti divertenti, dunque è anche un gioco diverso dal solito.

Le maestre, poi, nella nostra scuola sono un vulcano di iniziative, attività e fantasia.
Creano, organizzano, fanno. Tanto, sempre. L'ho già scritto e raccontato (qui, qui e qui, ad esempio, senza dimenticare il Carnevale dei Piccoli).
Quindi, lasciare la recita di fine anno scolastico, a differenza di quella di Natale, in mano ai genitori dell'ultimo anno è anche un modo per ripagarle della fatica fatta e far sentire i "grandoni" protagonisti.
Infine, è un modo per socializzare tra genitori, anche se è un peccato che avvenga alla fine dell'ultimo anno.
Il tutto per dire che capisco l'importanza di questo evento e il motivo di questa tradizione.
Però.

Le criticità ci sono:
Innanzi tutto, bisogna trovarsi, parlarsi e farsi venire una idea originale.
Quest'anno ci è andata bene. Una delle mamme è una maestra delle elementari con molta fantasia che aveva già pensato ad una buona idea ed è bastato seguirla ed appoggiarla. Cosa che io ho fatto subito.
Trovarsi, è un'altra storia: deve essere di pomeriggio dopo la scuola, ovviamente, poichè si usufruisce dei locali della scuola stessa e per rispettare gli orari lavorativi. 
Solo che non tutti escono alle 17 dall'ufficio e possono essere alle 17.30 alle prove.
Non deve essere troppo tardi, dunque non oltre le 18,00 e non dopo cena, altrimenti c'è il problema dei bambini stanchi, di eventuali fratellini/sorelline e del lavoro il giorno dopo.
Ogni giorno della settimana c'è qualcuno che ha una attività sportiva e ricreativa, dunque bisogna turnare i giorni per far partecipare ora l'uno ora l'altro.
Insomma, vi lascio immaginare.

Trovata l'idea e organizzati gli incontri, l'impegno si fa ancor maggiore. 
Perchè di tempo libero, non è che ce ne sia tanto, no?
Un mese e mezzo di incontri settimanali in aggiunta alla vita quotidiana non sono una passeggiata.
Soprattutto se ci metti alcuni genitori.

Va bene, organizziamo la recita e facciamo le prove con i bimbi.
Ma perchè, ditemi, perchè inventarsi ogni volta qualcosa di più, dalla maglietta tutti uguali da dipingere a casa, al disegno da portare, alla registrazione di una intervista, alla foto di gruppo gigante (di cui ho il sospetto che le maestre abbiano le p....e piene) ecc. ecc.
Perchè complicarsi la vita???

A me sembra, a volte, che per alcune mamme questa storia della recita sia troppo importante. Una missione. 
Eppure, se ci pensate, chi di noi ricorda qualcosa di specifico degli anni della materna? Io qualcosa ma non certo le recite o se avevamo la maglietta tutti uguali l'ultimo anno!
E il giudizio di chi guarderà, perchè dovrebbe interessarci? Io davvero non capisco.
Non comprendo dove trovino, queste madri, la voglia ed il tempo di dipingere a casa magliette, scrivere testi per la recita, ordinare foto ecc. ecc.
E perchè non pensare che magari altri genitori hanno impegni lavorativi o familiari più importanti o danno meno peso a queste cose e non hanno voglia di sbattersi così tanto?

Io apprezzo il lavoro altrui, comunque.
Dunque, dopo aver provato a protestare e scoperto che ero in minoranza, mi sono adeguata.
E faccio tutto quel che devo fare, comprese tutte le prove. Ringraziando che ci sono mamme con più voglia e tempo o spirito di sacrificio di me che fanno il grosso del lavoro.

Qui, però, spunta l'altra criticità: i genitori che non vengono MAI o vengono una sola volta e poi protestano perchè si sentono esclusi, perchè i loro figli quel giorno saranno a scuola (e loro a vederli) ma non sono preparati, non hanno fatto nulla, non hanno la maglietta o simili.
Perchè LORO sono impegnatissimi.
Perchè LORO hanno altro da fare.
Perchè LORO non ci tengono (ma i loro figli sì e non è giusto escluderli, mamme cattive che non siete altro, dicono).
Perchè LORO, sai, vanno sempre di fretta.
Perchè LORO non sanno la lingua italiana, le mogli non guidano/non escono senza marito, non è nella loro tradizione culturale/religiosa.

E a me questa cosa fa incavolare. Di brutto.
Soprattutto se si tratta di stranieri che si dice dovremmo integrare.
Soprattutto se qualcuna delle mamme (non io, per fortuna), si fa in quattro per incontrarli, parlare, spiegare, lasciare loro bigliettini con data e ora degli incontri, proporre soluzioni.
Soprattutto se si tratta di genitori che fanno gli insegnanti o i dipendenti pubblici, magari part-time, ed alle cinque, cari miei, sono a casa da un pezzo.
Soprattutto se hanno schiere di nonni a disposizione e mentre noi facciamo gli incontri loro vanno in palestra.

Non te ne frega niente o non puoi davvero?
Va bene. Capisco.
Anche all'Alpmarito non frega nulla e mica lo crocifiggo per questo.
Non venire, non fare. Non è un problema, davvero.

PERO'
NON CRITICARE, non fiatare, non protestare, non presentarti il giorno della recita imponendo la tua presenza, non dire alle maestre che ti hanno escluso, per questo o quel motivo o addirittura per razzismo.Non farlo.

E poi, vogliamo parlare della scarsa coerenza?
"Ho preparato il video ma alcuni bimbi non ci sono. Meglio non proiettarlo, allora, non vorrei che si sentissero esclusi", dice qualche mamma.
"E no, dico io. Noi siamo venute e ci siamo sbattute, ora il video lo proiettiamo e ce ne freghiamo, Punto. Altrimenti non ci vengo io, alla recita."
Un minuto dopo, all'ultimo incontro pre prova generale: "Però a pensarci le magliette tutti uguali almeno per i bambini, DEVONO esserci!" incalza una mamma.
"Sìììì!", approva la maggioranza.
"Scusate, ma prima non discutevate che è brutto escludere i bimbi i cui genitori non si sono mai presentati, per non far pagare loro le colpe dei grandi?"
"Come si sentiranno quel giorno, senza maglietta?" dico io.
Poichè certamente salteranno all'occhio.
"Oh bè, pazienza, facciamole lo stesso" , concludono.

Perfetto, coerente e ragionevole.
Come l'atteggiamento di chi parla di integrazione ed uguaglianza e accoglienza religiosa e poi commenta che sono sempre gli stranieri a non venire!!!

Infine: perchè "genitori dell'ultimo anno" si traduce sempre in "mamme dei bambini dell'ultimo anno"?
I papà, infatti, si scoprono tutti sommersi dal lavoro, si offrono come baby sitter per i fratellini/sorelline o si inventano cuochi di famiglia che devono stare a casa a preparare la cena. Tutto, pur di non partecipare attivamente. 
Alpmarito compreso.
Il quale, però, probabilmente alla fine sarà quello che canterà e reciterà al fianco del ricciolino visto che la prossima eco me l'hanno fissata giusto quel giorno. Anche se le prove le ho fatte io.
Non so se ridere o piangere.





venerdì 19 maggio 2017

Il mio yoga in gravidanza, grazie ad un libro.

Vi ho già raccontato della mia pratica dello yoga in gravidanza grazie all'ausilio di video lezioni.

Per quando non ho a disposizione il wi-fi o non ho voglia di sentire voci guida o guardare uno schermo, pero', ci sono sempre i libri.
Io mi trovo bene con questo:

"Yoga per la gravidanza e la nascita" di Francoise Barbira Freedman,

ed. Fabbri, 2005, Euro 18,50, pag. 160



Le spiegazioni sono esaurienti, le immagini ben fatte, anche se certamente, rispetto ad un video, bisogna leggere e poi provare ad interiorizzare, prima di pratica in modo fluido.

Il manuale è diviso in 6 sezioni:
"Fondamenti dello yoga", "Gravidanza iniziale", per il periodo dalle 0 alle 16 settimane, "Gravidanza inoltrata", dalle 16 alle 34 settimane,
 "Verso il parto", dalle 34 settimane al termine, e
 "Dopo la nascita", dal parto alle 16 settimane di vita del bambino, per recuperare gradualmente linea e forma muscolare, ma anche per affrontare in benessere e serenità spirituale il grande cambiamento apportato dalla maternità.

Per ciascuna, ci sono singole asana e intere sequenze, mudra, suggerimenti per il rilassamento, asana specifici per vari problemi comuni in gravidanza (dal dolore al nervo sciatico alle emorroidi, al mal di schiena ecc.), esercizi di visualizzazione e respirazione.


Insomma, un testo completo, ben illustrato e strutturato, che non si ferma ad asana super semplici e basiche, come molti altri libri che ho sfogliato e che soprattutto, non tratta la gestante come una malata, pur dando ampio rilievo alla visualizzazione, alla respirazione ed al rilassamento.
Per questo, se siete in cerca di un libro cartaceo di ausilio per avvicinarvi allo yoga in gravidanza o, praticando già, cercare una guida per questo particolare periodo della vita, vi consiglio questo manuale.

Se un solo libro non vi basta, sappiate che anche Beat, "Mamma e ora che faccio?", ne ha consigliato uno (qui il suo post).

Con questo suggerimento, partecipo all'appuntamento del venerdì del libro di Home Made Mamma.

giovedì 18 maggio 2017

Piccole grandi gioie

Piccole, grandi gioie della vita. 
Rigorosamente NON in ordine di importanza:

1) il messaggio via web di un'amica ormai expat da anni, incinta come me ma di una settimana in meno, che chiede come va e ti aggiorna e si aggiorna sulle reciproce ecografie del terzo trimestre;

2) la telefonata di una cugina che abita dall'altra parte del Nord Italia, ma è come se fosse qui, che arriva puntuale per sapere come è andata la suddetta eco; e poi io richiamo per sapere come è andata la prima comunione della sua bimba;

3) le e-mail di altre due amiche, che si informano su come sto e sull'andamento della gravidanza. Ed è subito scambio di foto e chiacchere virtuali;

4) un pacco che giunge a sopresa, con una lettera di accompagnamento che mi commuove e tanti pensierini fatti con il cuore (e le mani), da un'amica "virtuale". E mi scopro a pensare che sono questi gesti spontanei e generosi a rendere una persona speciale ed a illuminare la tua vita;

5) vestitini e body che tornano a riempiere la cassettiera, culle che oltrepassano di nuovo la porta di casa, offerte di prestiti di ovetto, abbigliamento ecc. che piovano da ogni dove, generosamente;

6) una udienza che mi aveva tolto il sonno che va bene;

7) un pranzo fuori con un'amica d'infanzia, a metà settimana. Un'ora e trenta che vola chiaccherando e che, dopo, mi fa sorridere e canticchiare per tutto il pomeriggio;

8) una merenda in tardo pomeriggio con gelato in giardino, al sole, con il ricciolino che gioca con amichetto e sorella e noi mamme che parliamo e ci rilassiamo. E l'ora di cena arriva in un lampo;

9) i sandali di nuovo ai piedi. E non importa se questi ultimi non sono perfetti e non ho messo lo smalto. Basta poterli portare;

10) i movimenti dei miei due fagiolini, frequenti e forti, che mi ricordano che loro ci sono. E mi rassicurano (e va bene così, anche se spesso mi svegliano);

11) il ricciolino biondo, con la sua divisa, quella della squadra di bici. Felice.



martedì 16 maggio 2017

Mamma avvocato in cucina: farinata di ceci e...millefoglie ai savoiardi

Da un paio di sabati a questa parte il ricciolino mi chiede di pasticciare un pò insieme in cucina.
Così sabato scorso, aperta la dispensa e trovata mezzo chilo di farina di ceci ancora sigillata, ho pensato fosse il caso di provare a preparare la classica farinata per pranzo.

Ovviamente, non conoscendo la ricetta, non sapevo che tutti consigliano di lasciare riposare il composto  4/5 ore, per poi "schiumarlo", e io però avevo solo un'ora e mezza e, soprattutto, non riuscivo a trovare risposte alla domanda: perchè dovrebbe stare a riposo così tanto?

Ho quindi deciso di provare abbreviando l'attesa.

Vi dirò, il risultato ci ha stupiti in termini di gusto e la semplicità della preparazione è talmente elevata che non posso che condividere con voi la ricetta.
In fondo, andiamo sempre tutte di fretta, vero?



Ingredienti

300 gr di farina di ceci
900 ml di acqua tiepida
Un cucchiaio di olio d'oliva
Sale fino, quanto volete

Procedimento

Versate la farina in una terrina, poi aggiungete l'acqua poco per volta, mescolando con la frusta a mano, fino ad ottenere un composto liquido senza grumi.
Coprite (io ho usato un panno) e lasciate riposare il tempo che avete. Nel mio caso, mezz'ora/45 minuti.
Se dopo l'attesa si è formata della schiuma (a me no), toglietela con l'apposito attrezzo (che io non avevo, dunque è andata bene così).
Aggiungete il cucchiaio d'olio e sale fino quanto ritenete, a seconda dei vostri gusti e di ciò con cui progettate di mangiare la farinata (da sola o con affettati o formaggi ecc.), mescolando ancora con la frusta.

Prendete una teglia dai bordi un pò alti (io ho usato due tortiere) e mettetvi la carta forno.
Versate il composto liquido e infornate.
ATTENZIONE: la farinata non deve risultare spessa, quindi curate di avere uno strato sottile di liquido, non più di mezzo centimetro. 

La cottura deve avvenire ad alta temperatura, quindi forno a 250° gradi, se possibile.
Avendo due tortiere di composto, io ho alternato la parte alta e bassa del forno tra le due, lasciandole circa 15 minuti sotto e 20 minuti sopra.

Ecco il risultato.


La crosticina dorata che caratterizza la farinata è venuta bene ed è piaciuta a me ed all'Alpmarito, mentre il ricciolino l'ha accuratamente tolta prima di mangiare. Tuttavia il resto gli è piaciuto.
Insomma, un successo!

N.B. Consumatela ben calda e comunque appena sfornata!

I due triangoli che abbiamo avanzato, mangiati a cena, non erano infatti altrettanto buoni.

***


Ovviamente, avendo deciso di cucinare, io e il ricciolino non ci siamo limitati alla farinata, NO!!!!
Abbiamo preparato anche il dolce per la sera: millefoglie con crema pasticciera fatta in casa.

La ricetta della crema è la stessa che avevo spiegato qui, con la differenza che questa volta non ho messo nessun liquore (Marsala o Cognac) e, a mio parere, è venuta ancor più buona.
Il ricciolino poi, si è divertito un mondo a sbattere le uova, mescolare e.....assaggiare la crema!!!



Infine, dal momento che la quantità di crema preparata era il doppio di quanto necessario per gli strati di pasta sfoglia che avevamo comprato, ho disposto in un piatto una fila di biscotti savoiardi (non inzuppati nel caffè, visto che l'avrebbe mangiata anche il ricciolino), sparso la crema e poi proseguito con un'altra fila di biscotti sopra, per tre volte.


Ebbene: il ricciolino è impazzito per la millefoglie ai savoiardi, che gli è piaciuta molto più di quella tradizionale!!!
Purtroppo, però, non ho pensato di fotografarla. 



venerdì 12 maggio 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "L'analfabeta che non sapeva contare" e "Equazione di un amore"


Di nuovo doppio consiglio di lettura per questo venerdì!

 ***

"L'analfabeta che sapeva contare" di Jonas Jonasson, 

ed. Bompiani, 2013, euro 19,00, pag. 482



Difficile descrivere questo romanzo.
Per darvi un'idea, però, posso dirvi che pur essendo quasi 500 pagine, e' tutt'altro che un mattone e in una settimana lo avevo finito.
Si legge infatti piacevolmente e la storia è talmente curiosa, stravagante, insolita e divertente che non si vede l'ora di sapere come proseguirà, portando quindi a divorare i capitoli.
Il punto fermo del romanzo è la protagonista, Nombeko, l'analfabeta sudafricana che sapeva contare (o meglio, che è un genio dell'aritmetica, dall'intelligenza vivace), che incredibilmente, per strani casi del destino, coraggio di mettersi in gioco e una bella dose di incoscienza, si ritroverà dal pulire le latrine della periferia di ...a pranzare con il Re ed il Primo Ministro di Svezia.

Intorno a lei ruotano personaggi stravaganti fuori dal comune, a volte così assurdi nella loro pazzia che si finisce per solidarizzare con loro, altre incredibilmente umani, altre ancora odiosi.

Il tutto condito da uno stile narrativo asciutto e divertente, che fa apparire normale ciò che non lo è e guida in naturalezza il lettore in un'avventura originale e ricca di colpi di scena.


Insomma, decisamente consigliato per molte ore di piacevole svago!

***

"Equazione di un amore" di Simona Sparaco, 

ed. Giunti 2016, euro 18,00, pag. 341


Un romanzo d'amore e, nello stesso tempo, di vita. 
La voce narrante segue infatti la protagonista, Lea, dal liceo fino ad oltre i trenta anni, raccontando il suo amore tormentato con un compagno, le sue scelte di studio e di vita, il matrimonio ed il trasferimento a Singapore, fino all'incontro, inaspettato, con il suo passato, che cambierà il corso del suo futuro.

Poca azione, molti tormenti sentimentali, nostalgia, rimpianti e tragicità a farla da padrone, nello stile lento, retrospettivo e sofferto che piace tanto a scrittori e registri italiani nelle storie d'amore, però con una scrittura scorrevole e coinvolgente. Io l'ho letto in fretta, curiosa di sapere che scelta avrebbe compiuto Lea e come sarebbe andata a finire ed il colpo di scena conclusivo mi ha colpita impreparata.
Di più non posso dire, per non rovinare il piacere della lettura.

Cercato perché consigliato da Mimma, il romanzo non mi ha affatto deluso, però devo confessare che avrei preferito una storia più allegra e che l'indecisione di Lea mi ha irritato, mentre non mi è piaciuto per nulla, neppure a verità rivelate, il personaggio di Giacomo.

Con questo post partecipo al consueto appuntamento del Venerdì del Libro di Paola.




mercoledì 10 maggio 2017

Mostra al Castello di Rivoli: un'esperienza da NON ripetere

Siamo una famiglia che ama visitare, città, monti, mari e musei.
Anche con il ricciolino.

La sua presenza non ci ha mai scoraggiato, non ci ha mai fatto rinunciare alla cultura.
Eppure non sempre l'esperienza di visitare luoghi di arte e cultura è positiva e non solo perchè ci si imbatte in luoghi non adatti ai bambini.

Il Castello di Rivoli, per noi è stata una delusione e, cosi' come mi piace scrivere di cio' che secondo me merita di essere visto, trovo giusto anche raccontarvi le esperienze negative, affinchè possano fungere da avvertimento e per capire se è capitato anche ad altri.

Il primo maggio quest'anno era un lunedi' e pioveva. Si prospettava una giornata in casa, a riposare e trafficare.
Poi arriva la telefonata di mio fratello e decidiamo di andare insieme a Torino, a visitare il Museo Egizio con il ricciolino e la sua cuginetta di quattro anni.
Giunti sul posto alle 11,00, scopriamo che in moltissimi hanno avuto la nostra stessa idea geniale, ci sono piu' di due ore di coda e l'ingresso è prenotato per tutto il pomeriggio.
Cerchiamo quindi delle alternative: il Museo di Scienze Naturali è chiuso per lavori, il Museo dell'Automobile, quello della Montagna, quello dell'Astronomia e l'MaCA noi li abbiamo già visitati.
L'Armeria Reale e il Museo del Cinema non interessano alla bambina, a mia madre e mio fratello, il Palazzo Reale ci sembra pericoloso, vista la vivacità dei cuginetti messi insieme, in piu' in centro c'è la manifestazione.
Insomma, cerca e ricerca a mio fratello viene in mente il Castello di Rivoli ed il suo Museo di Arte Contemporanea.
Ricordo di aver letto da qualche parte che è adatto ai bambini e organizzano anche laboratori.
Controlliamo sul sito: c'è scritto che è aperto, senza alcuna specificazione.




Cosi' pranziamo ed alle due siamo a Rivoli. Smette anche di diluviare, il parcheggio è gratuito e vuoto ed il sole fa capolino dalle nuvole.

Giungiamo cosi' all'ingresso del complesso, che da solo, cosi' come ristrutturato, con commistione di recupero ed elementi moderni, appare davvero bello.

 
 Alle casse, l'amara sorpresa: non è vero che Museo d'Arte Contemporanea e Castello sono aperti.
E' aperta solo la c.d. Manica lunga, ove è in corso la mostra "Le emozioni dei colori nell'arte".

Come molte altre persone li' presenti, famiglie con bambini compresi, essendo ormai giunti sul posto, decidiamo di visitarla.
Costo del biglietto: Euro 8,50 a testa, ovvero costo del biglietto intero per Edificio Castello e Manica Lunga con mostra, come scritto sul sito.
Chiedo dove sono i servizi igienici e mi viene spiegato che sono fuori dalla caffetteria.



Iniziamo il percorso espositivo: arte praticamente astratta, concettuale, minimamente comprensibile solo leggendo per intero le didascalie, senza alcun opuscolo o linea guida.
Questo, pero', probabilmente è un problema mio (anche se direi di no, a giudicare dai commenti che ho sentito, tra cui persone che si chiedevano quali fossero, esattamente, le opere d'arte, pur essendoci dvanti!)

Un unico servizio igienico per donne e uomini, senza fasciatoio e con asse rotta, sporco. Si fa anche la coda. Gente che si lamenta, giustamente, noi compresi.
Mentre stiamo uscendo, una signora del personale ci sente e  spiega che ci sono anche altri servizi (ma non so dove nè se fossero aperti, nei piani sopra non ne ho visti, infatti, e neppure in biglietteria).

Opere disperse in stanze vuote, poi al secondo piano un lungo spazio espositivo.

Entriamo ed iniziano i guai: la prima addetta, non capisce di chi sono i due bambini e ci chiede i biglietti ripetutamente. Poi si piazza di guardia.
Appena la bambina si avvicina ad un'opera, che altro non è che uno specchio alto appoggiato a terra, inizia a scattare e rimproverare, continua quando ci spostiamo nei pressi di due quadri, protetti dal classico filo a terra, dicendoci con tono arrogante di prestare piu' attenzione e di tenere i bambini per mano.
Mio fratello risponde per le rime che puo' stare tranquilla, che non hanno toccato nulla, facciamo attenzione ed e' assicurato.
L'addetta si inalbera e dice che è solo preoccupata per l'incolumità dei bimbi, pero' poi ci segue di opera in opera. 
Porseguiamo e ci sono piu' addetti che opere. Solo una signora, pero', alle mie richieste di informazioni circa le installazioni, risponde con gentilezza, le altre tacciono, salvo dire ai bambini "attenzione, attenzione, non avvicinatevi"e a controllarci a vista, anche quando esposti ci sono blocchi di marmo o pietre o cuscini che, palesemente, non si possono rovinare tanto facilmente.
Niente foto, mi spiace, erano vietate anche quelle.

Usciamo da li' perplessi, per le opere e l'atteggiamento del personale e scopriamo che la mostra, in effetti, non sarebbe neppure finita.
Peccato che le restanti installazioni siano nella parte museale e nelle stanze del Castello, che è chiuso, dunque non sono visitabili ed il personale delle casse (anche li' in abbondanza), nulla ci abbia detto.

Eppure noi abbiamo pagato il prezzo pieno del biglietto (che avrebbe dovuto dare diritto anche all'accesso all'Edificio Castello).



Non resta che lasciar sfogare i bimbi all'esterno, che per fortuna merita, anche per la splendida vista su Torino di cui si gode.
Per noi, comunque, era bello stare tutti insieme una volta e vedere giocare i cuginetti, che si adorano e dunque il bilancio della giornata è stato positivo.




Non finisce qui, pero': alle mie domande e recensione negativa su TripAdvisor, il Castello di Rivoli non ha risposto e, guarda casa, la pagina "orari e biglietti" del sito è stata modificata un paio di giorni dopo la mia recensione negativa su TripAdvisor ed ora, sotto la data del 1 Maggio, riporta addirittura in grassetto la scritta: "La Manica Lunga del Castello di Rivoli, che ospita la mostra L’emozione dei COLORI nell’arte, lunedì 1° Maggio sarà straordinariamente aperta al pubblico dalle ore 10.00 alle 19.00."
Che prima non c'era e che comunque, mi permetto di far notare, non dice che l'edificio Castello era chiuso e dunque museo e parte di mostra non sarebbero stati accessibili. 

Non commento.

N. B. Questa è solo la mia personale opinione, basata sulla mia unica esperienza di visita, immagino ce ne siano state di migliori e mi piacerebbe conoscerle, se ne avete da raccontare! Anche perchè a me, in fondo, è rimasta la curiosità di sapere come sia dentro il Castello (pero' non ho voglia di tornarci...).

lunedì 8 maggio 2017

Il flusso dei ricordi



Domenica.
Colazione insieme, poi doccia e crema, mentre Lui corre ad aiutare una cugina con lavori edili.
Perché Lui ha quella  la generosità d'animo che fa anteporre ai propri bisogno, alle proprie urgenze, le richieste altrui. Anche se questo vuol dire ritardare i lavori della nostra, di casa, quando di tempo già non ce n'è. Lui è una di quelle persone che credono che prima o poi tutto il bene che fai torni indietro, dagli stessi o da altri, non importa. E anche se qualche volta sbuffo e protesto per il tempo e le attenzioni sottratte a noi, alla sua famiglia, e perché vedo il suo grado di stanchezza, la verità è  che amo questo aspetto di Lui.

 Io, leggings neri, calze bianche e la stessa camicia ampia a scacchi di lana di quando avevo 13 anni ed andavano di moda, 
Io, seduta su uno scalino, affronto scatoloni.

Taglio, apro. E tornano i ricordi.
Le prime settimane durissime, di straniamento, sonno, incredulità, paura. La fatica di adattarsi ai ritmo, il peso della responsabilità, quel sentirsi prigionieri dei bisogni di una creatura tanto piccola quanto tirannica nelle sue necessità. 
La casa invasa da parenti e amici, il sollievo di parlare con adulti e contemporaneamente la stanchezza di non poterli mettere alla porta per dormire almeno un po'. 
Il silenzio dei giorni di inverno sola, tra pioggia, freddo, cielo plumbeo, un paese che ancora non avevo mai vissuto veramente e mi appariva estraneo, il pensiero del lavoro accantonato, l'attesa della sera e del suo rientro.

E poi le tutine profumate di bucato, stese in fila ad asciugare come soldatini di pace, i colori pastello, le creme morbide e profumate, l'odore della sua pelle, l'emozione del primo bagnetto, i pugnetti chiusi e il facciano rilassato immerso nel sonno. 
Il sospiro soddisfatto dopo la poppata, i sorrisi, le faccette buffe ed i gorgheggi, la lallazione e i primi tentativi di di mettersi a carponi, la testolina ciondolante, gli occhioni aperti sul mondo, la manina dalle unghie sempre lunghe che stringe forte la mia, così ruvida e sgraziata al confronto.
L'amore, che ti assale come un'onda e ti fa quasi piangere di commozione, al solo guardarlo.

Mentre cerco e recupero biberon, ciucci, bodies primi mesi, riduttori e fasciatoio,
mentre il ricciolino di là dorme ancora, con gli stessi pugnetti chiusi e lo stesso faccino sognante, solo con una cascata di riccioli biondi sul cuscino in più,
mentre fuori piove, ancora, in questa primavera che somiglia all'autunno,
io mi immergo nei ricordi e mi domando come sarà, se sarò in grado, se ce la faremo.

Perché loro, Lei e Lui, saranno un Lei e Lui diversi, persone differenti dal fratello, da conoscere, amare e crescere. 
Perché Lui e Lei saranno Lui e Lei, due, in contemporanea. 
Perché ci sarà il ricciolino, ancora così piccolo ma nello stesso tempo già così grande.
Perché non ci sarà Lui grande da aspettare tutte le sere, in soccorso tutte le notti. 
In compenso, ci sarà un trasloco, un paese nuovo, un altro ciclo scolastico da iniziare, il lavoro da sperare e ritmi da riscrivere.

E io sono qui, che apro e chiudo scatole, con indosso gli stessi vestiti della tredicenne che ero ma con capelli bianchi che fanno capolino e nuove rughe sulla pelle e nella testa.
Ho paura, eppure non vedo l'ora.



venerdì 5 maggio 2017

Le letture di Mamma Avvocato: "La tentazione di essere felici" e "Un pò di follia in primavera"

Questa venerdì, per il consueto appuntamento con i libri, ideato da Paola, ho due romanzi da consigliare

"La tentazione di essere felici" di Lorenzo Marone,

ed. Longanesi, 2015, pag. 264
Di questo romanzo probabilmente avrete già sentito parlare o letto, dal momento che è stato ampiamente consigliato anche sul web.
Io l'ho scoperto grazie a Drusilla e Maris.

Sulle prime, non mi ha attirato molto: un protagonista, vedovo ed anziano, che si presenta subito come una persona egoista e pigra, una figlia avvocato fredda nei suoi confronti, un figlio omossessuale affettuoso che si sente incompreso, una vicina di casa "gattara" da evitare .. insomma, ho iniziato a leggerlo con un pò di perplessità.
Dopo qualche capitolo, però, la narrazione si è fatta sempre pià interessante, grazie all'intreccio di vite di figli, vicini/e, accompagnatrici, amanti. 
Al centro lui, Cesare Annunziata. 
Un anziano che ha compreso solo nella terza età quanto sia preziosa la vita e che ammette di essersela lasciata scivolare troppo addosso, pur avendo vissuto facendo i suoi interessi prima di tutto.
Un personaggio che rimane un pò antipatico per via del costante cinismo ma di cui non si può non apprezzare la spietata sincerità, verso gli altri ma soprattutto verso se stesso, e la saggezza comunque maturata.

La storia, solo apparentemente povera di avvenimenti, rivela molte riflessioni e colpi di scena, tra cui segreti di famiglia svelati tardivamente e una tragedia che non mi sarei aspettata e che lascia l'amaro in bocca, perchè simile a tante vicende vere di cui purtroppo apprendiamo quotidianamente. 

E nel dipanarsi degli eventi, Cesare svela un altro lato, partecipe, empatico e coraggioso, della sua personalità, finendo per conquistare le grazie del lettore o, almeno, le mie.

Insomma, un romanzo che consiglio, a tratti leggero, a tratti dolce, a tratti amarissimo, sempre ironico.


***

"Un pò di follia in primavera" di Alessia Gazzola,

ed. Longanesi, 2016, pag. 296 


L'autrice, nella vita giovane (è mia coscritta, dunque giovane per definizione) medico chirurgo romana  specializzata in medicina legale, per me è ormai una certezza, dopo averla conosciuta grazie a Lucia (che qui parla proprio di questo romanzo).

Questo libro è l'ultimo della serie dedicata al personaggio di Alice Allevi, specializzanda in medicina legale e "combina guai" compulsiva, sul lavoro come in amore, che risolve casi di omicidio in modo quasi casuale, grazie alla sua inguaribile curiosità ed invadenza.

I tre rmanzi precedenti, per chi fosse interessato, sono: "L'Allieva", "Un segreto non è per sempre", "Le ossa della principessa", "Una lunga estate crudele" .
Io li ho letti in ordine sparso e, pur se sarebbe meglio cominciare dal primo, non vi sono particolari problemi anche a prenderne in mano uno a caso, dal momento che ogni "giallo" è a sè.
Esiste anche il prequel della serie, "Sindrome da cuore in sospeso", che ancora mi manca, e un altro romanzo che nulla c'entra, divertente e frizzante, "Non è la fine del mondo".
Insomma, una cospicua produzione!

In questo caso, come per gli altri libri, si tratta di storie che intrecciano le traversie della vita sentimentale e familiare della protagonista, con spaccati di vita lavorativa nell'Istituto di Medicina Legale e, soprattutto, indagini per omicidio che svelano storie originali.

Il tutto raccontato con uno stile leggero e piacevole, che consente di trascorrere ore di svago e relax.
 Ed è per questo (oltre al fatto che non riesco mai ad indovinare l'assassino), che ve lo consiglio. 

Buon fine settimana e...buone letture a tutti/e!

martedì 2 maggio 2017

Yoga e meditazione in gravidanza: la mia esperienza !

In passato ho già avuto modo di parlare sul blog di libri dedicati allo yoga e del mio innamoramento per questa disciplina (non saprei come definirla, visto che non si tratta di uno sport), iniziato alle elementari e intensificatosi lo scorso anno, grazie ad un corso dal vivo e insegnanti virtuali speciali.

Lo yoga mi ha aiutato a trovare un po' di serenità nell'attesa di una seconda gravidanza che si ostinava a non arrivare ed ora, posso ben affermare che sia la mia salvezza.

Infatti la pancia cresce a ritmo sostenuto e io ho molti piu' disturbi che quando aspettavo il ricciolino, un po' perchè ho cinque anni in piu', sicuramente perchè questa volta porto in grembo due vite anzichè una, non da ultimo per la presenza del ricciolino stesso, che richiede attenzioni, nonchè per il maggiore stress economico, lavorativo e familiare.

Il tempo e le occasioni per passeggiate e nuoto sono ridottissimi e richiedono una certa dose di organizzazione e preparazione, invece la pratica dello yoga è sempre a mia disposizione ed è rapidamente diventato una compagna quotidiana di vita.
Basta un po' di spazio, un tappetino e...relativa tranquillità (a volte ho il ricciolino che mi gira in tondo giocando, a volte i cartoni di sottofondo, pero' riesco comunque ad estraniarmi).

Vi dedico da pochi minuti (ripetendo diverse volte una versione del Saluto al Sole specifica per la gravidanza) a mezz'ora, di solito al mattino (diciamo una media di 15 minuti), spesso mezz'ora in pausa pranzo, a volte dai 15 minuti all'ora anche la sera.

Ci sono giorni in cui pratico per tre volte al giorno, altri in cui riesco solo pochi minuti al mattino o alla sera, sempre almeno uno a settimana in cui non riesco a praticare per nulla, in media pero' riesco a dedicare allo yoga sui trenta minuti al giorno, a volte aggiungendovi dieci minuti di meditazione guidata.
Non sono rari i casi in cui ho approfittato dell'insonnia, per fare yoga!

Non tantissimo a livello di quantità, mi rendo conto, ma la costanza sta dando i suoi risultati: per il momento sto mantenendo un minimo di flessibilità e contrastando mal di schiena e gambe gonfie.

Soprattutto, pero', il tempo dedicato allo yoga è tempo per me e i miei fagiolini.
Mi concentro sul mio corpo, sul respiro e sulla vita che cresce dentro di me, libero la mente e reagisco meglio allo stress.

Non che non urli o sbotti piu' o riesca a farmi scivolare addosso probemi e preoccupazioni senza sforzo (MAGARI!!!!) ma... sono certa che senza starei molto peggio, me ne accorgo quando proprio non riesco a mettermi sul tappetino!

In tutto questo, al momento ho due alleati principali: Laura, con le sue lezioni sul sito Yoga N'Ride, e un libro di yoga per la gravidanza, acquistato dopo averlo preso in prestito per provare dalla biblioteca, di cui vi parlero' nel prossimo post.



Di Yoga N'Ride ho già parlato, la differenza ora è che è da qualche mese che ho sottoscritto l'abbonamento mensile (14,99 Euro al mese, 1 Euro il primo mese di prova, con carta prepagata, nel mio caso) e dunque ho accesso libero, a qualunque ora del giorno e con qualunque dispositivo, a tantissime lezioni e "mini corsi", tra cui uno specifico per la gravidanza.


In realtà, quest'ultimo pur non dispiacendomi, inizio ad apprezzarlo davvero solo ora, poichè lo stile dell'insegnante (che non è Laura, in questo caso, anche se il corso è nel suo "pacchetto"), era un po' troppo tranquillo e ripetivo per il mio modo di essere.
Immancabile, almeno una volta la settimana, è invece una sessione di pratica dedicata al pavimento pelvico (seguendo il link vedrete la mia preferita)...sperando che mi aiuti al momento del parto !

Mi piace moltissimo la possibilità che mi da il sito di cambiare sempre lezioni, ripetendo quelle che preferisco e scegliendo in base alle esigenze del momento ed al tempo a mia disposizione, che siano 15 minuti o un'ora.
Io infatti, pur non annoiandomi mai quando si tratta di vasche in piscina o di correre, ho bisogno di cambiare spesso se si tratta di esercizi o asana, altrimenti mi passa la voglia.
E poi Laura risponde puntualmente ai miei commenti ed alle mie richieste specifiche (inviate via mail), suggerendomi le varianti o lezioni piu' appropriate al mio stato.

Non mi sento sola, insomma!
Poi c'è il blog in cui, in modo approfondito ma chiaro, Laura spiega tutti i segreti e gli aspetti dello yoga come in parte, seppur con stile diverso, Claudia Porta (qui, peraltro, trovate anche una sequenza specifica e gratuita di quest'ultima per la gravidanza)

In questo modo, mi sono avvicinata alla meditazione guidata, seppur per ora per 10/15 minuti, ed allo yoga nidra, provando tra l'altro non solo i video di Laura ma anche quelli di Claudia Porta su quest'ultimo ed il rilassamento guidato.
Purtroppo, pero', mi addormento nove volte su dieci quando tento di praticare yoga nidra (se non sapete cos'è, trovate qui e qui una spiegazione esauriente e la possibilità di provare gratuitamente, rispettivamente conla guida di Laura o Claudia) e senza arrivare neppure a metà della sessione guidata!!!
Il che è un vantaggio se decido di dedicarmi allo yoga nidra di notte, dopo essermi svegliata in preda alle ansie.
Con la meditazione e le visualizzazioni me la cavo meglio, nonostante all'inizio fossei decisamente scettica.
Mi sento ancora un po' ridicola, invece, quando affianco alla pratica i mudra, specifici gesti delle mani con varie funzioni, della cui utilità ancora dubito (sono come San Tommaso, io).
Adoro provare le diverse tecniche di respirazione, o pranayama, quando la rinite allergica ed il raffreddore me lo consentono, che trovo immediatamente rasserenanti o energizzanti, a seconda del tipo.
Inoltre, dopo le prime volte, in cui faticavo fisicamente a tirare fuori la voce per l'imbarazzo e lo scetticismo, sto prendendo gusto persino ad usare i suoni, come l'OM, poichè ho imparato a sentire le vibrazioni che risvegliano dentro di me e, soprattutto, la loro efficacia sulla mente.

P.s. Questo post non è sponsorizzato (ma se Laura volesse farmi uno sconto o aggiungere alla sua offerta sul sito una lezione breve per contrastare raffreddore o rinite allergica, di certo non mi offenderei, ;-).

Semplicemente tengo molto a condividere la mia esperienza, nella speranza che possa essere d'aiuto e di esempio ad altre donne in gravidanza in cerca di uno sfogo sano e salutare, nonchè dare merito, nel mio piccolo spazio, a chi mi sta aiutando ed accompagnando in gravidanza con il suo lavoro, cartaceo o on line, fatto bene e con passione!