martedì 24 febbraio 2015

Di quando vorrei essere una madre (e moglie) migliore e di quando ci riesco.

Ci sono giorni, momenti, periodi, in cui mi sento una madre e una moglie di m.
Perchè grido troppo, sgrido troppo, pongo troppe regole, non sopporto i capricci, mi lamento, sono immusonita, mi imputno per nulla, penso negativo.
E so che non è solo / tanto colpa del ricciolino biondo o del marito, ma del lavoro, delle preoccupazioni economiche, della "casa nuova" in ristrutturazione che ci sta facendo impazzire, della stanchezza, dell'ansia per la salute di famigliari, di tristezza e sconforto che albeggiano nel cuore, perchè certi lutti, certe notizie, non si riescono a digerire facilmente, neppure dopo uno o due anni.
Basta poco per risvegliare amarezza e pessimismo.
O forse chiamare "poco" una madre che calpesta i desideri della figlia morta in giovane età è riduttivo, soprattutto se la figlia era tua amica e la persona con cui se la prende lo è ancora.

Fatto sta che le discussioni per futili motivi sono all'ordine del giorno, così come i miei pentimenti ed i tentativi di redimersi e il biondino reagisce a modo suo.
Neppure corsa e yoga aiutano, forse perchè non ho quasi più la forza ed il tempo (ma è più questione di volontà) da dedicare loro.

Poi ci sono momenti in cui fotografo la neve, mentre il nano corre felice in bicicletta.
E pazienza se è sera ed è umido e buio.


 No, non è una pizza, come hanno esclamato in coro Alpmarito, nano e nonna nel vedere la foto!
E' un lampione illuminato coperto di neve.


Momenti in cui faccio fondo e fatico tanto, brontolando con l'Alpmarito perchè mi porta sempre e comunque in salita, anche se ci sarebbero chilometri in piano al sole.

















Dopo una decina di chilometri per volta, in un'ora intensa, però, son soddisfazioni, anche se sono andata lenta come una lumachina.


Soprattutto se, all'arrivo, mi aspetta mio figlio con le guanciotte rosse e gli occhi che ridono, chè di smettere di sciare non ha nessuna voglia ed è stato eccitato, anzichè stroncato, dall'ora e mezza di lezione.
Sembra già così grande.


Momenti in cui, dopo una lunga giornata, il biondino gioca felice in una vasca da bagno ormai diventata piccolissima. E parla, parla, parla. E io l'ascolto rapita.


Momenti in cui il marito ti lava gli scarponi sporchi di melma ed arance, perchè il lavatoio è fuori e l'acqua e fredda come l'aria e lui vuole risparmiarti la fatica.

Momenti in cui i tuoi due uomini ti sorprendono con un regalino inaspettato e il piccolo ne compra uno, rigorosamente rosa, anche per la sua amica femmina (a me arancione,  perchè è il colore preferito del nano!).

Momenti in cui riesco a fare una millefoglie così, senza programmarlo, per far felice marito, figlio e cugina grande che compie gli anni.


Momenti di giochi sulla neve, anche se sta nevicando e la nebbia è fitta. Perchè noi non ci lasciamo mica spaventare dal maltempo, vero?






E infine ci sono momenti in cui lui chiede e io riesco ad accontentarlo.

Perchè così, senza preavviso, dice di voler andare in piscina con me, dopo la scuola, riempiendomi di gioia.
Perchè "è tanto tempo mamma, che non andiamo". E pazienza se non ci eravamo più andati perchè era proprio lui ad opporre un netto rifiuto ed a piangere disperato all'idea.
Riesco ad accontentarlo.
Sguazziamo felici, io e lui, per un'ora e mezza in una piscina per i piccoli calda come il brodo primordiale e completamente vuota, come piace a lui, signor "gli amici me li scelgo io e non mi piace il casino", giocando a palla, allo squalo, alla barchetta.
Poi nuotiamo tra le vasche dei grandi, o meglio, lui batte i piedini e io lo sorreggo tenendomi a galla nuotando a rana a pancia in suù, come mi hanno insegnato al corso da bagnina (della serie: impara l'arte e mettila da parte!)
Io con il costume che avevo pre-figlio, finalmente tornato largo, e lui con la muta dello scorso anno (quando era enorme), diventata troppo stretta (e numerose fughe verso i bagni, perchè il freddo stimola!!!)
E mi sento felice, appagata e penso che in fondo sto facendo un buon lavoro.

Poi torniamo a casa e sono le 8.30 di un lunedì, la cena già preparata dall'Alpmarito che però è uscito, la cucina in uno stato pietoso, sacche da spreparare, vestiti da stirare, piatti e fornelli da lavare, oggetti da ritirare, pigiama, storie, denti...e un piccolo nuotatore affamato ma di gusti improvvisamente difficili e reso capriccioso dalla stanchezza.
Che, ovviamente, non vuole andare a dormire.

E torno ad alzare la voce e sgridare e minacciare e lamentarmi e mi sento di nuovo, ancora, una mamma e moglie di m.
Così, mentre il mio biondino "mi fa il verso" e sgrida i suoi peluche come faccio io con lui o mi risponde impertinente, penso se da grande ricorderà anche i bei momenti passati insieme o solo una madre isterica che dice "basta!" e se i momenti felici sono abbastanza, per compensare la difficile routine quotidiana, e non posso che domandarmi se lo stress o le sgridate sono eccessive e lasceranno un segno indelebile sul suo carattere oppure no,
se è troppo o no,
se sono solo io così o no.

Alla faccia dei libri su come gestire i capricci e sull'inutilità del gridare e di tutti i miei, ormai quotidiani, buoni propositi.










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