venerdì 1 agosto 2014

"IL bambino della casa numero 10": una storia vera che non si può ignorare.

"Il bambino della casa numero 10" di Alan Philps e John Lahutsky, ed. Piemme, 413 pagine, ed. 2010

Ho cercato questo titolo in biblioteca, colpita dalla recensione di Stefania (leggetela, ne vale la pena!)
Il libro racconta la storia vera di Vanja, diminutivo in russo di Ivan, John in inglese, bimbo cresciuto negli orfanotrofi e nei manicomi di Mosca, narrata dalla voce delle persone, straniere e russe, che quasi per caso sono venute in contattato con lui e non hanno potuto fare a meno di aiutarlo.
Persone che hanno contribuito a salvarlo da un futuro che quasi certamente sarebbe consistito in una morte lenta e dolorosa.
Non solo.
E' la storia di altri migliaia di bambini abbandonati, che lo Stato ha strappato alle proprie famiglie, promettendo di prendersene cura e invece costringendoli a passare l'intera vita in un lettino con le sbarre, in mezzo agli escrementi, solo perché portatori di qualche handicap fisico o mentale o, peggio ancora, solo perché erroneamente, frettolosamente e disumanamente giudicati tali da persone a cui evidentemente anni di regime hanno tolto umanità e capacità di discernimento.
"Ora però mi rendo conto della crudeltà di quel sistema. Nel momento in cui Vanja rischiava di precipitare nell'abisso, per venirgli in aiuto sua madre non poteva fare altro che rinunciare a lui. Era questa la logica mostruosa dell'assistenza pediatrica sovietica. i comunisti avevano esautorato la famiglia, decretando che era lo Stato a doversi prendere cura dei bambini destinati a non diventare forza lavoro; il che di fatto voleva dirli segregarli e nasconderli agli occhi della società, privandoli di qualsiasi contatto con la famiglia, dell'istruzione e delle cure mediche."
Bambini che potrebbero essere guariti o aiutati a migliorare e che invece sono resi invalidi proprio dal tipo di "assistenza" che ricevono, stando a quanto si legge nel "romanzo".
Un libro che indigna, appassiona, commuove, fa riflettere, emoziona, lascia il segno.
Duro, crudo, arrabbiato ma anche pieno di speranza, di amore, di voglia di cambiamento.
Un libro che scorre veloce, una pagina dopo l'altra, perché una volta iniziato non si può abbandonare la storia di questo bambino straordinario e dei suoi amici fino al suo, fortunatamente, positivo epilogo.
Un'epilogo raccontato dalla stessa voce di Vanja, diventato un riconoscente adolescente americano.
Un libro che merita di essere letto, da tutti.
Perché la situazione non è cambiata molto da allora. Il libro e' stato edito nel 2010 e uno dei coprotagonista, spiega:"In Russia ci sono ancora cinquemila bambino che vivono in quello che viene definito "regime di permanente confina mento a letto", ovvero condannati a trascorrere tutta la loro esistenza in un letto."
Un'esistenza che, a causa di questi trattamento e della totale incuria e assenza di cure ed affetto, e' brevissima e terribile, peraltro.
Perché giudicare senza aver "camminato nei piedi altrui" e' sbagliato, prendere coscienza della realtà, invece, e' doveroso.
Consigliato, assolutamente!
Con questo post partecipo al Venerdì del Libro di Home Made Mamma.


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