venerdì 27 settembre 2013

Ne parliamo a cena

Ne parliamo a cena, di Stefania Bertola
I giovedì sera, con cadenza caoticamente periodica, Costanza, amante da sedici anni in attesa, e le sue cugine, Veronica, quattro figli +1, un marito fin troppo perfetto ed un ménage familiare invidiabile, Sofia, una figlia che fa di tutto tranne studiare, una separazione in corso e gusti un po' retro', Bibi, che non è fatta per essere continuativamente materna e preferisce lasciare ogni tanto ai suoi gemelli un forte influsso periodico, girando il mondo vestita di cashmire da capo a piedi e Irene, un figlio, un quasi ex marito e due uomini che alterna con nonchalance ma poco entusiasmo, si trovano a cena per sviscerare, a turno, la vita di ciascuna di loro, confrontando drammi, dispensando consigli inutili, condividendo gioie e pensieri.
Il tutto allietate da piatti dai nomi improbabili, frutto delle ricette di famiglia e delle sapienti mani delle zie.
Nel frattempo, la vita delle cugine prosegue, nella Torino moderna, in un negozio di Carta e Cuci, cartoleria-merceria paradiso delle donne che non hanno tempo ma il poco che hanno adorano perderlo che gestiscono insieme Sofia, Costanza e la loro amica Carolina, allegramente zitella, per scelta e vocazione.
Tra improbabili appostamenti al buio, ex mariti agguerriti, amanti incostanti e recidivi, fidanzati non desiderati, tutti dai nomi sabaudi e dai caratteri originali, ristoranti rosa a nuvolette, case di Barbie, cassettoni rossi e case contese, si svolgono le avventure quotidiane di queste eroine dei nostri giorni.
Un romanzo leggero, che forse si dimentica in fretta, ma frizzante, scorrevole, ironico e mai banale.
Insomma, una perfetta lettura di evasione, femminile senza essere melensa e divertente quanto basta!
Ecco il mio suggerimento della settimana per partecipare al Venerdì del Libro di Home Made Mamma, www.homemademamma.com

giovedì 26 settembre 2013

Senza papà


Ora che la parentesi di lavoro in trasferta all'estero dell'Alpmarito si è conclusa e le impressioni del periodo si sono un pò sedimentate, posso dirlo: è stata un'esperienza formativa.
Dura, certo, ma formativa.

Ho capito quanto avevo finito per contare su di lui per molte decisioni e aspetti della vita quotidiana.
Ho capito che, nonostante la fatica, gli impegni ed il nano, nonostante la mancanza di lui e le mie insicurezze, sono ancora una persona completa che sa bastare a se stessa, che sa badare a se stessa.

Ho capito che non ho bisogno di lui per essere felice o anche solo per arrivare intera a fine giornata, ma ho più che mai voglia di stare con lui e di condividere le mie giornate con lui.

Perchè mi completa, mi aiuta e mi supporta, anche se nei miei sogni mi lascia sempre nei guai (sarà
una paura inconscia o una spia di malessere??E' da anni che me lo chiedo e ci scherziamo).

Ho scoperto che il mio rapporto con il nano può essere ancora appagante ed esclusivo, nonostante sia cresciuto, ma preferisco che non sia così per troppo tempo.

Ho visto con i miei occhi quanto il nano voglia bene al suo papà e quanto ne sentisse la mancanza e ho avuto la conferma che i passi indietro che mi sono costretta sian dalla sua nascita a fare per lasciare loro degli spazi quotidiani di gioco, attitivà, tenerezza, momenti di vita pratica, hanno lasciato un segno più che positivo.
Perchè a volte siamo noi mamme a non voler delegare, a voler custodire gelosamente, anche con un pò di masochismo, il nostro essere madri affannate e indispensabili, a non voler "mollare" il timone.

Ho potuto apprezzare quanto il nano fosse più forte e capace di gestire la ontananza, il cambiamento di abitudini e le sue emozioni (che pure emergevano), di quanto avrei mai immaginato.
Ho visto che è sicuro del nostro amore e del suo papà e questo è bellissimo e mi dice che non stiamo sbagliando nelle scelte fondamentali.
Abbiamo capito, tra l'altro, che un papà part time (da lunedì a venerdì in altra sede e rientrante solo il sabato e domenica), anche se è una scelta (volontaria o non troppo) di molte famiglie, anche se potrebbe diventare una scelta obbligata anche per noi, non sarebbe il bene per la nostra famiglia.
Dunque, per il momento, tentiamo ancora altre strade.

E poi...ho dovuto ammettere, con un pò di genuino stupore, quanto fosse importante e "corposo" il contributo dell'Alpmarito alle faccende domestiche ed alla gestione pratica del nano.
Non che non lo sapessi, non che questo elimi il fatto che il spesso devo chiedere per ottenere aiuto ma è innegabile che, vivere per un pò di tempo senza di lui, mi abbia fatto capire quanto mi supportasse davvero quando c'era.

Non significa che smetterò di lamentarmi, sia chiaro, però è una consapevolezza che mi porto nel cuore e di cui, d'ora in poi, cercherò di tenere conto!
Perchè un grazie ed un sorriso in più, a volte, possono fare la differenza.

lunedì 23 settembre 2013

Igiene e cura di sè...in versione sportiva!

Quella di ieri è stata una giornata intensa, stancante ma molto emozionante. L'Alpmarito ed io abbiamo portato ad arrampicare due dei nostro nipotini e due cuginette, oltre al nano, naturalmente (il quale, a dire il vero, ha apprezzato di più la compagnia, il grande prato in cui ha corso e giocato a palla e la sabbia del campo da beach-volley, ma per ora va benissimo così!).
L'entusiasmo dei bambini, la loro curiosità nel capire come e perchè ci si doveva legare, nell'ascoltare i consigli sui movimenti più opportuni e sulle prese migliori, la loro attenzione nel controllare di aver indossato il caschetto, la loro felicità nel riuscire, la loro determinazione, il gioco del confronto, la voglia di salire ancora e ancora, che cresceva di pari passo con la nostra stanchezza, ci hanno ripagato da tutto il tempo e l'attenzione dedicati a loro e, naturalmente, dalla fatica (fisica e mentale!).
Questo è quello che noi crediamo sia insegnare al nano (ma non solo) ad aver cura di sè.
Cura del proprio corpo, inteso non tanto nella sua estetica, soprattutto per un bambino, quanto nella sua funzionalità e potenzialità espressiva, nella sua "fisicità".
E della propria mente, perchè nulla è più vero, secondo noi, dell'antico detto "mens sana in corpore sano".
Mi permetto di parlare al plurale perchè so che questa è una delle convinzioni che io e l'Alpmarito condividiamo: lo sport, il movimento, il gioco fisico come palestra di vita e "cura" per il corpo e la mente.
Non solo. Come espressione di sè, momento di formazione e crescita della propria personalità e del proprio carattere.
Perchè prendersi cura di sè vuol dire anche confrontarsi con il propri limiti mentali e fisici, sforzarsi di superarli, spingersi al miglioramento.
Comprendere che la pazienza e la tenacia danno sempre risultati, avere coraggio, lottare per divertirsi e amare il nostro corpo non per come appare ma per ciò che ci permette di fare, per la gioia che ci consente di trarre dal movimento, che si esplichi in una passeggiata, in una corsa, in una scalata, in una nuotata, nel giocare a pallone e così via.
E poi prendersi cura di sè significa anche dedicare del tempo a ciò che ci rende felici e a trasmettere questa felicità, o almeno provarci, a chi amiamo.
E' questo che cerchiamo di insegnare al nano, ovviamente con l'esempio, perchè in questo campo le parole possono poco.
E l'igiene, cosa c'entra,starete pensando?
Ecco, in fondo il termine "igiene" (di origine greca), significa proprio "sano, salutare, curativo".
Cosa c'è di più igienico dello sport e del movimento, per cui, in fondo, siamo tutti dotati?
Quanto alle pratiche di prevenzione delle malattie, cui l'igiene rimanda, devo dire che i comportamenti che adottiamo con il nano sono gli stessi che adottavamo prima di diventare genitori ORA.
Specifico ora perchè, quando il nano era piccolino, mi sono ritrovata a sterilizzare a ciclo continuo biberon (rigorosamente di vetro, perchè delle reazioni di certe plastiche al calore non c'è da fidarsi), tettarelle (rigorosamente in silicone, che non si deforma con il calore, a differenza del caucciù) e ciucci (anch'essi di silicone), facendoli bollire in un grande pentolone d'acqua calda per dieci minuti ogni volta.
Per il resto, però, devo dire che ho usato additivi o disinfettanti per la lavatrice per un periodo molto limitato, convinta dall'Alpmarito e dall'osservazione pratica della realtà, della loro inutilità, e ho lavato casa quasi come prima (cucina a parte, che era ed è sempre un disastro e quindi necessità di più cura) e non ho mai lavato a 90 gradi vestiti o accessori.
Il primo vero bagnetto, poi, glielo abbimo fatto a due mesi di vita, per timore di indebolire la sua fragile pelle (e su consiglio della pediatra) e anche oggi, ci limitiamo a quando è necessario (tipo d'estate se suda molto o quando gioca con terra, sabbia & co, il che avviene spesso).
Quanto il nano ha imparato a spostarsi e ad afferare gli oggetti, poi, confesso di aver smesso di sterilizzare: impossibile stargli dietro!!!
Ciò che mi ha sempre infastidito era ed è soltanto vedere amici, conoscenti o parenti che toccano il mio nano senza che avere le mani pulite...grrrr.
Lavarsi le mani, questo sì che lo facciamo spesso e a lungo e insistiamo tanto con il nano: libero di sporcarsi ma poi obbligato a lavarsi manine, faccino ed all'occorenza piedini!
La mia fissa: i vestiti macchiati..non li sopporto, nè addosso a lui nè a me, lo cambio e basta (sforzandomi di non drigli che non deve sporcarsi e non lamentarmi, anche se ogni tanto mi scappa qualche sospiro di troppo), anche se dopo mezza giornata siamo a punto e capo!
Questo post partecipa al tema del mese del Blogstorming di Genitori Crescono: "Igiene e cura di sè", http://genitoricrescono.com/tema-mese-igiene-cura/
http://genitoricrescono.com/blogstorming/cosa-e-il-blogstorming

giovedì 19 settembre 2013

Capricciosa routine

Casa tra le montagne.
Ore 06.00: suona la sveglia dell'Alpmarito, che si alza, si veste e scappa via.
Ore 06.30/06.45, dipende dai giorni: suona la mia sveglia.
Mi alzo, faccio i miei addominali, scaldo il mio bicchiere d'acqua e metto su la caffettiera, già pronta dalla mattina prima.
Faccende di casa varie.
Ore 07.00/07.15: si sveglia il nano.
Io: "Nano, buongiorno!!Hai dormito bene?"
Nano: "No!!"
Io: "Su dai, nano, vieni a fare colazione con la mamma?"
Nano: "NO!!NO VOIO!"
Io: "Beh, io inizio a bere il caffè, quando vuoi vieni eh?"
Nano: "NO!"
MI dirigo in zona cucina (chiamarla stanza è troppo, visto il nostro quasi open space).
Dopo un pò, arriva stropicciandosi gli occhietti.
Io: "Eccoti! Allora, vuoi fare colazione?"
Nano: "NO!!!"
Io:"Preferisci i biscotti, il muffin, il pane al cioccolato o i wafer?"
Nano: "No voio niente"
Io:"Un pò d'acqua, almeno?" (Con il latte ho rinunciato da tempo).
Nano: "NO!!!"
Immancabilmente, mentre io finisco caffè e biscotti, lui decide di sedersi e sbaffarsi un muffin/biscotto/panino (purchè sia l'unica cosa che NON ho messo in tavola).
Io:"Mentre tu mangi vado a vestirmi, nano, ok?"
Nano: "NO!"
Vado comunque e intanto sono le 7.30/7.45 e sono già in ritardo.
Io: "Hai finito? Dobbiamo vestirci e lavarci i dentini"
Nano: "No finito io"
Dopo un pò, tra una faccenda e l'altra: "Su nano, andiamo a vestirci e lavarci"
Nano: "IO NO VOIO"
Io: "Mettiamo questa maglietta e questi pantaloni?"
Nano: "No, io non piace"
Io: "Vuoi scegliere tu, allora?"
Nano: "NO!!"
E via così, fino a che, sfinita, non fingo di andarmene uscendo in balcone e chiudendo la porta.
Pianti disperati e finalmente, se va bene alle 7.45, se va male alle 8.00, è vestito.
Restando scarpe e giacca, infine fatti indossare a forza, dopo altri svariati NO!

Ora mi chiedo: dove c...o sbaglio???!!
Va bene affermare la propria identità però così mi pare un pò troppo, o no???

martedì 17 settembre 2013

Difficili domande, impossibili risposte. O forse no.

Nel fine settimana appena trascorso mi sono trovata a riflettere, con l'Alpmarito, su quanto sia determinante la nostra influenza, in quanto genitori, sul futuro del nano e dei figli in generali.
Ho iniziato a rimuginarci dopo due episodi apparentemente banali.
Uno.
Andiamo in montagna, con l'intenzione di fare una passeggiata tranquilla a mezza costa di un paio d'ore con il nano, biciclettina munito.
Dimentichiamo il casco, nei soliti faticosi preparativi del mattino.
Il nano parte in bici per un sentiero sali-scendi disseminato, ovviamente, di radici di alberi, sassolini ecc.
Io freno, chiedendo di non stare vicino alla riva, di andare piano, di prestare attenzione, "perchè è pericoloso".
L'Alpmarito sbuffa.
Poi si prosegue a bordo strada: il nano sempre sul filo del marciapiede e io già che immagino una caduta con colpo in testa sullo spigolo del marciapiede.
E insisto con le raccomandazioni.
Poi il nano sbanda un pò e, reso insicuro dalle mie parole, in pratica si appoggia a terra, più che cadere, scende dalla bici, si mette a spingerla a mano e mi dici che è troppo pericoloso.
Mi sono sentita uno schifo.
Gli sto facendo venire paure che forse non sono così motivate.
Perchè si può cadere e battere la testa ovunque e mica viaggiamo sempre tutti con il casco.
Ho esagerato, come mi capita spesso quando si tratta di mio figlio.
L'Alpmarito me lo ha fatto notare e mi sono imposta di riflettere di più prima di parlare, di selezionare in anticipo i casi in cui vi è davvero motivo di insistere per la sicurezza e gli altri in cui saremmo comunque disarmati rispetto agli eventi (il casco, però, cercherò di ricordarlo sempre!).

Due.
Un'ora dopo, visita da parente che ci racconta di non essere soddisfatta delle scelte scolastiche e pre-professionali delle sue figlie, ormai maggiorenni. Pensa che stiano accontonando i loro personali talenti e che prendano con leggerezza il cammino scelto. Dice che non si rendono conto che la vita è breve e che quasi mai si fa in tempo a ricominciare o tornare indietro, perchè poi ci si mettono di mezzo tante altre questioni e persone.

Noi, risaliti in auto, pensiamo ad alta voce: quanto si è consapevoli, da ragazzini, quando si sceglie la scuola superiore? Quanto si capisce davvero che aprire una porta significa chiuderne un'altra? E dopo, quando si sceglie (ammesso che si possa) una facoltà universitaria o un mestiere?
Quanto pensiamo di essere liberi e invece di fatto non scegliamo, perchè nella nostra testa "gli altri" hanno già eliminato ogni diversa possibilità?
E quanto influiscono i genitori, in questo? Quanto ne sono consapevoli?
Temo che la risposta sia troppo per la penultima domanda e troppo poco per l'ultima.

Ci ripromettiamo di non in fluenzare eccessivamente i figli, di lasciarli liberi di seguire le loro inclinazioni, di non dare troppi giudizi, di fargli scegliere autonomamente.
E magari ci sembra pure che sia così quando chiediamo loro che sport vogliono praticare e che scuola superiore vogliono frequentare (solo per fermarci alle "grandi" domande).
Eppure, probabilmente, è già tardi: abbiamo già espresso giudizi, con il nostro esempio, con la scelta delle persone da frequentare, con le nostre amicizie, con il nostro stile di vita ecc., e, da piccoli, abbiamo già deciso per loro un'infinità di volte. Volonti o nolenti.

Ed allora, mi chiedo se la casa che abbiamo comprato sia quella giusta, se non a lungo termine almeno per ora. Se l'asilo nido sia quello giusto.
Vivere in un certo luogo NON è indifferente.
Ho avuto amici e compagni che hanno smesso di studiare perchè farsi quasi un'ora di pulmann all'andata e uno al ritorno tutti i giorni, la mattina presto, era troppo.
Che si sono trovati isolati, perchè i loro amici coetani erano restati in paese/città e loro per studiare si erano dovuti spostare.
Per non parlare del'ooferta di sport/corsi/occasioni culturali e sociali che ogni scelta del luogo di residenza comporta.
E sono tutte decisioni che compiamo noi genitori a monte, per i nostri figli.

Vivere in città significa un certo numero di possibilità alternative di frequentazioni e attività.
Vivere in un paese di provincia signofica averne molte meno, forse guadagnando in serenità, rapporti umani e benessere ambientale.
Però dipende da caso a caso.
Decidere di vivere in baita in mezzo alle piste da sci significa sacrifici per figli e genitori, a fronte di un contatto con la natura e una semplicità di vita senza uguali. Forse.
Noi ci abbiamo pensato e ripensato, a dove comprare casa, ma tutto ha un prezzo, ogni soluzione ha svamtaggi e vantaggi e non sappiamo ancora qauli saranno i desideri del nano, quali i suoi bisogni e le sue necessità. Possiamo solo ipotizzarli sulla scorta della nostra esperienza personale, ahimè limitata e soggettiva.

Chi vince, chi perde?

I dubbi rodono, anche se pensi di far bene.
Quando sento di scelte di stili di vita più "estremi", poi, le mie perplessità aumentano.
Bello vivere "tutto naturale", rinunciare a un pò di cose per crearne altre da sè, reciclare, spostarsi a piedi o non spostarsi affatto, rinunciare alla TV ed al PC, essere vegetariani o vegani,trasferirsi in un paese lontano, magari radicalemnte diverso dal nostro, ecc....magari i figli sembrano felici, da piccoli. Crescendo, però, cosa ne penseranno? Siamo così sicuri che non si tratti di una scelta egoistica e che, a sua volta, non sia stata "determinata" dalle decisioni dei nostri genitori.
Non credo.
Forse il segreto, in questo come in tutto, sta nell'equilibrio.
Fosse semplice trovarlo...

Non ho facili risposte perchè non sono facili domande.
Anche questo è essere genitori.

venerdì 13 settembre 2013

Il cacciatore di teste

Un thriller non convenzionale.
E' il primo romanzo che leggo di questo autore, che piace molto all'Alpmarito.
La copertina mi aveva, sino ad ora, tenuta lontana, come pure il titolo.
Invece mi ha catturato e condotto, in breve tempo, alla fine.
E' un thriller, niente di particolarmente impegnativo o profondo, però ben scritto, avvincente e per nulla scontato, con colpo di scena finale e tasselli che vanno al loro posto solo al momento giusto.
In più, la figura del "cacciatore di teste", con una fissazione per l'altezza delle persone, che si racconta e racconta in prima persona, e' molto originale. Come di consueto, mi astengo dal raccontarvi la trama, nel timore di rovinarvi il piacere della lettura.
Non mi hanno convinto solo le figure femminili, troppo "povere" e negative, il ricorso ad un improbabile prodotto di alta tecnologia, che a mio parere risulta troppo forzato, quasi da film americano, ed un errore davvero banale ed evitabile: ad un certo punto l'autore afferma che non esistono tre numeri dispari consecutivi che siano anche primi.
Forse che 1,3,5,7 non sono numeri primi, dispari e consecutivi?! Roba da seconda media!
In definitiva, però, mi sento di consigliarlo, agli amanti del genere e non, perché e' sicuramente diverso dai soliti thriller e si legge piacevolmente e senza sforzo, a ritmo serrato, quasi fosse un film.
Questo post partecipa all'iniziativa Il venerdì del libro di Home Made Mamma. Trovate gli altri partecipanti e tutte le spiegazioni qui: www.homemademamma.com

mercoledì 11 settembre 2013

Spero

Vorrei scrivere un post pieno di leggerezza, di ricordi di posti lontani, di sole che ancora brilla, nonostante l'aria autunnale, del sorriso del mio bambino.

Invece non ho avuto neanche il tempo di aggiornare i post sul Portogallo con l'inserimento delle immagini, dopo 3 settimane dal rientro.
Nè ho ancora ordinato la stampa di quelle foto che giacciono da un anno sull'hardisk, in attesa.
Nè sono riuscita a riprendere una qualche attività sportiva.
E la casa rimane un casino.
Sono tornata senza essere mai andata via, non con la testa.
Sono tornata e sono stata catturata dagli impegni, dal lavoro (ed è anche una fortuna), dalle preoccupazioni.
Per la mia famiglia, qualla d'origine, che si è, in qualche modo, spezzata,
per il nano che ha ricominciato con tosse e raffreddori e lavaggi nasali,
per l'Alpmarito, senza più un lavoro ma con tanti progetti e idee in testa
e preoccupazioni e paure (non vuole mostrarli ma so che ci sono),
per la casa che ci aspetta ma sarà un lungo viaggio,
per il futuro ed il presente,
per gli amici che non riusciamo a vedere, nonostante i nostri sforzi,
che forse dovremmo ammettere che allora non sono poi così tanto amici,
ma fa male,
e per loro, soprattutto.

Guardo il nano, anche se febbricitante, con gli occhi rossi ed il nasino che cola ma comunque sano e felice, e poi penso a lui.
Al nostro "nuovo" cuginetto, arrivato con tanto, troppo anticipo, e già segnato dalla vita, dall'incompetenza o dal senso di onnipontenza di medici e infermieri poco accorti, dalla sfortuna, dall'ingiustizia; a lui, che lotta per crescere, anche se, ormai, per sempre rimarrà senza un pezzo di sè.
Penso alla sua mamma ed il suo papà, che vivono con angoscia e speranza, ormai per lui, solo per lui, come solo dei genitori.

E penso a lei,
la mia amica, bella dentro e fuori, 
e a lui,
il mio miglior amico, che la ama.
Penso a loro, alle prese con una malattia che ha colpito lei ma con lei anche lui.
Una malattia che non merita, che non meritano.
Non adesso, poi.

E penso ad altri cugini,
lontani nel grado di parentela e nello spazio
ma non nel mio cuore.
Anche loro alle prese con la malattia,
e, anche se questa volta riguarda una persona anziana, l'età non basta a rendere accettabile il dolore.

Penso a loro e mi sento fortunata.
E in colpa, anche.

Se avessi fede, pregherei per loro.
Se la salute si potesse regalare o comprare, correrei in negozio.
Se conoscessi le parole per farli stare meglio, le direi.
Se fosse medico, li curerei.

Invece.
Non posso donare salute, non conosco parole magiche, non sono un medico e non ho fede.

Telefono, ogni tanto, perchè bisogna entrare in punta dei piedi nel dolore altrui e non voglio che l'interesse si trasformi per loro in pressione, fatica, invadenza. E non so mai quanto sia gradito e quanto no.
Chiedo, e spero.

Spero che, per una volta, al mondo sia rimasta un pò di giustizia.

lunedì 9 settembre 2013

Napoleonica..una insolita domenica

Lo scorso fine settimana, a Bard, Valle d'Aosta, si è svolta la prima edizione di una bella manifestazione "storica": Napoleonica, ovvero: "...la ricostruzione del celebre passaggio di Napoleone Bonaparte con le sue truppe avvenuto nel maggio del 1800 nel corso della Seconda Campagna d’Italia. L’Armée de Réserve francese in discesa dal Gran San Bernardo invase all’epoca la Valle d’Aosta ponendo sotto assedio il Forte di Bard, che dopo due settimane capitolò ma con l’onore delle armi. L’episodio sarà rievocato attraverso l’allestimento di ambienti d’epoca, scene di battaglia, parate militari che vedranno impegnati centinaia di figuranti. Due giornate dense di iniziative che offriranno al pubblico un’esperienza coinvolgente ed immersiva. Uomini e donne con abiti dell’epoca, cannoni, cavalli, tutto riporterà agli inizi del XIX secolo.", come recita la descrizione pubblicata sul sito internet del Forte di Bard (www.fortedibard.it), luogo cardine della manifestazione.

Noi ci siamo stati solo domenica mattina, purtroppo, perchè l'affollamento del sabato avrebbe creato problemi al nano e la domenica pomeriggio avevamo altri impegni.
Siamo saliti al Forte dopo aver attraversato tutto il borgo del vicino paese di Donnas a piedi (merita, anche se è poco conisciuto) e percorrendo il suggestivo tratto della strada romana che segue...naturalmente il nano era bici-munito, come al solito!



Partendo presto, siamo riusciti a goderci una passeggiata fuori programma di alcuni "soldati napoleonici" nel borgo di Donnas e a visitare l'accampamento senza troppi turisti...











 alcuni soldati in addestramento...

...accompagnati da musiche e balli popolari in una delle piazze del borgo di Bard..










Non sono mancate soste al parco giochi, naturalmente...
..nè qualche "difetto" di ricostruzione storica, certamente rimediabile con un pò più di attenzione negli anni futuri (prevedono di replicare, per fortuna, visto il successo di pubblico)..
La bottiglia di plastica e il garage hanno poco di "napoleonico"..come pure le cabine elettriche ed altri "segni di modernità" non celati...

In ogni caso...spero proprio che replichino il prossimo anno, quando anche il nano potrà apprezzare un pò di più le gare di velocità con le carabine e la simulazione dell'assalto al forte!!!

giovedì 5 settembre 2013

Caduta Libera

Nicolai Lilin, Caduta Libera


Ho già parlato (qui: http://www.mammavvocato.blogspot.it/2013/07/una-educazione-non-convenzionale.html) di quest'autore e del primo romanzo della sua trilogia autobiografica, Educazione Siberiana.

Oggi voglio parlare del secondo libro, che racconta, con uno sguardo lucido, non scevro di giudizi e cinismo, della guerra in Cecenia vista da un soldato di leva russo, "obbligato" a combattere nei sabotatori ma comunque, per esperienze di gioventù, per origini e per educazione, forse più dotato di altri, così abile da diventare un ottimo cecchino.
Un libro che, in realtà, e' la storia di un'intera squadra, che parla di un comandante straordinario, sempre in prima linea a combattere a fianco dei suoi ragazzi, ottimo stratega e acuto osservatore della realtà, quella vera, che si nasconde dietro i conflitti e le scelte belliche della Grande Madre Russia (e di tutte le altre guerre) e non la nasconde agli uomini ai suoi ordini, pur facendo il suo "dovere".

Parla di morte, azioni militari e armi, ma anche di grande umanità.

Ho letto questo libro d'estate ma non direi proprio che è una lettura estiva, tutt'altro, pesa come un macigno e impressiona.

Tuttavia, lo consiglierei a tutti perché quello di Nicolai e' un punto di vista sincero e inusuale, da conoscere, e perché è davvero ben scritto, come il suo primo romanzo.
E l'ultimo capitolo....le riflessioni che contiene meritano da sole la lettura di tutto il romanzo.

Percepivo con ogni molecola del mio corpo l'ipocrisia della pace, una pace forzata, portata la limite delle possibilità umane, in una gara in cui se vincevi avevi il diritto di essere morso da una di quelle tante chimere. Era meglio se me ne stavo per i fatti miei.

Sono rimasto seduto davanti al televisore rotto per tutta la notte, pensando a noi, che obbedienti come pecore al macello avevamo sacrificato le nostre vite in nome di un ideale di cui al resto del Paese non fregava niente.Mi sono alzato dalla poltrona quando ormai era mattino, e continuava a girarmi in testa una frase che mi aveva detto una volta un prigioniero arabo:" La nostra società non merita tutto l'impegno che noi mettiamo in questa guerra.". Solo in quel momento ho capito quanto avesse ragione quello che io mi ostinavo a chiamare nemico.
Più mi avvicinavo alla Siberia, più mi sentivo parte di quella terra: era come se lei mi stesse chiamando per accoglierei, per aiutarmi a superare tutte le mie difficoltà, per darmi le forze. Sapevo che stavo tornando a casa, nel posto a cui appartenevo e dove potevo trovare la mia pace. Era come un risveglio, quel momento di approccio con la tua realtà che ti fa venire voglia di alzarsi dal letto, di passare la tua giornata, di vivere.
Come buttarsi dall'aereo in volo e godersi la caduta libera, prima di aprire il paracadute.
E ora non vedo l'ora di leggere il terzo capitolo della storia straordinaria di questa persona decisamente non convenzionale (non appena l'avrà' finito l'Alpmarito, naturalmente!)

Questo post partecipa al Venerdì del Libro, la bellissima iniziativa di Home Made mamma

mercoledì 4 settembre 2013

Sabato al rifugio. Monte Emilius e Rifugio Arbolle

I nostri programmi erano ambiziosi: portare il nano dalla nonna materna sabato, nel primo pomeriggio, correre a Gressoney a prendere l'ultima funivia, salire al rifugio e poi, il giorno dopo, farci un paio di quattromila, solo io e lui, come un tempo.

E invece.

La nonna, di solito una roccia, si è presa la tonsillite (anche lei!!!), i suoceri non erano disponibili ma il sole splendeva e l'aria era fresca, quindi....
cambio di programma e gita con il nano.

Rifugio Arbolle (rifugio arbolle), ai piedi del Monte Emilius, salita da Pila (AO), con la seggiovia di Chamolè per fare felice il nano, discesa a piedi passando dal bellissimo vallone di Comboè.

Giornata magnifica, cielo sereno, sole caldo, poca gente e, ad aspettarci, gli amici del rifugio.

Non proprio come avevamo programmato ma...giudicate voi!



Ci siamo concessi il lusso del pranzetto al rifugio (Patrizia, la nostra amica cuoca, non delude mai!)
 Il nano, come al solito, ha mangiato come un lupetto affamato.
Ci siamo goduti l'incantevole vista..

 E poi siamo ripartiti..

 Godendoci, ancora, tutto il verde dei prati e l'azzuro del cielo della nostra bellissima Valle d'Aosta
Con l'aggiunta, questa volta, di una inaspettata compagnia.
Al rifugio, infatti, abbiamo conosciuto una coppia con una bimba poco più grande del nano e abbiamo deciso di scendere insieme, chiaccherando.
Purtroppo, di coppie della nostra età con figli, a cui piace camminare, non ne conosciamo molte e forse per questo l'incontro ci ha fatto ancora più piacere.

E ora, mi consolo guardando queste foto, mentre il lavoro incalza ed il nano, a casa, si è riempito di pustoline rosse tonde tonde che ci costringeranno ad un gradevole pomeriggio dalla pediatra...l'anno ricomincia proprio a settembre, non c'è che dire!!

Sabato al rifugio. Monte Emilius e Rifugio Arbolle

I nostri programmi erano ambiziosi: portare il nano dalla nonna materna sabato, nel primo pomeriggio, correre a Gressoney a prendere l'ultima funivia, salire al rifugio e poi, il giorno dopo, farci un paio di quattromila, solo io e lui, come un tempo.

E invece.

La nonna, di solito una roccia, si è presa la tonsillite (anche lei!!!), i suoceri non erano disponibili ma il sole splendeva e l'aria era fresca, quindi....
cambio di programma e gita con il nano.

Rifugio Arbolle (rifugio arbolle), ai piedi del Monte Emilius, salita da Pila (AO), con la seggiovia di Chamolè per fare felice il nano, discesa a piedi passando dal bellissimo vallone di Comboè.

Giornata magnifica, cielo sereno, sole caldo, poca gente e, ad aspettarci, gli amici del rifugio.

Non proprio come avevamo programmato ma...giudicate voi!



Ci siamo concessi il lusso del pranzetto al rifugio (Patrizia, la nostra amica cuoca, non delude mai!)
 Il nano, come al solito, ha mangiato come un lupetto affamato.
Ci siamo goduti l'incantevole vista..

 E poi siamo ripartiti..

 Godendoci, ancora, tutto il verde dei prati e l'azzuro del cielo della nostra bellissima Valle d'Aosta
Con l'aggiunta, questa volta, di una inaspettata compagnia.
Al rifugio, infatti, abbiamo conosciuto una coppia con una bimba poco più grande del nano e abbiamo deciso di scendere insieme, chiaccherando.
Purtroppo, di coppie della nostra età con figli, a cui piace camminare, non ne conosciamo molte e forse per questo l'incontro ci ha fatto ancora più piacere.

E ora, mi consolo guardando queste foto, mentre il lavoro incalza ed il nano, a casa, si è riempito di pustoline rosse tonde tonde che ci costringeranno ad un gradevole pomeriggio dalla pediatra...l'anno ricomincia proprio a settembre, non c'è che dire!!