venerdì 8 febbraio 2013

Di nido e di mamme

In questo periodo, sto pensando ad una riorganizzazione della giornata lavorativa (mia) e scolastica (del nano).
Ebbene.
Ho avuto questa surreale conversazione con una delle educatrici del nido.
Io: "Se passassimo dall'orario al 60% a quello al 100%, potremo in qualche modo gestire con flessibilità l'orario di entrata e di uscita"
Lei: "Certo, potrebbe entrare fino alle 10, però può uscire solo alle 16.30 o alle 17.30, indipendentemente dall'ora di entrata"
Io: "Ah, allora no grazie, non mi pare possa servire."
Lei: "Bè, serve se qualche volta vuoi lasciarlo dormire di più o fargli le coccole o prendertela con calma al mattino o.."
Io: "Sì, va bene, ma io lo iscriverei a tempo pieno per poter lavorare, non per andare a spasso!"
Lei: "Ah, già sì certo...(sottointeso, e lo so perchè me lo aveva già detto una volta: "ma non sei una libera professionista?Puoi fare come ti pare no???)...allora potrebbe pensare ad un orario all'80%, in cui entra un pò più tardi ma rimane fino a tardi"
Io: "Sì, forse! (Entusiasta). Più tardi vuol dire che lo terreste fino alle 18.30 o almeno 18, se io lo portassi alle 9.30 (non potrei, ma magari chiedendo a qualcuno..)?"
Lei, scandalizzata: "Eh no, esce sempre alle 17.30 al massimo e poi dovresti portarlo alle 10/10.30!"
Io: "......(silenzio perplesso)
Scusa, ma a chi serve un nido dalle 9.30/10 alle 17.30 (o 16.30, se preferisco ogni tanto averlo a casa prima, a parità di prezzo, si intende)?"
Lei: "Alle casalinghe! Lo abbiamo introdotto proprio perchè lo hanno chiesto in tante, sai, per non dover uscire di casa troppo presto e avere poi tempo per sè.."
IO: "........................ma il nido costa e poi capisco perfettamente il bisogno di socializzazione dei bambini e tempo delle madri, anche casalinghe (anzi, ancora di più perchè casalinghe), ma potendo fare 5 ore con retta a metà, fargliene fare addirittura 8 fuori casa..."
Lei: "Ha ragione, sa, ma a loro costa meno, perchè non hanno reddito!"
Io: "...nano andiamo,
che è meglio."

6 commenti:

  1. aspetta che devo rileggere perchè non ho mica capito

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  2. Che nervoso, da me i punteggi al comunale li danno in base alle ore di lavoro dei genitori di solito. Quindi i primi in graduatoria sono quelli che hanno effettivamente necessita. Avendo solo nidi comunali e nessun privato , qui in paese, è sicuramente la cosa più equa.

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  3. Per me la scuola, a partire dall’asilo nido, non è un parcheggio ma un’opportunità formativa; quindi se mi faccio scrupoli a lasciare la macchina in un punto in cui c’è alta probabilità che mi ammacchino la portiera, figuriamoci se mi posso accontentare di un posto qualunque per lasciare i miei figli.
    Pagando un prezzo esorbitante per un servizio qualitativamente inferiore avrei potuto parcheggiare i miei figli in un asilo nido privato, senza problemi di accoglimento e graduatorie.
    L’asilo nido che hanno frequentato i miei figli è stata l’opportunità formativa migliore che ci sia capitata finora, quindi penso sia ingiusto che alcune famiglie ne vengano escluse. Trattandosi di un asilo comunale, i posti disponibili, inferiori alle richieste, erano assegnati mediante una graduatoria. I criteri di attribuzione dei punteggi (in ordine decrescente, a memoria: disabilità, disagio sociale, monoparentalità, entrambi genitori lavoratori/studenti, reddito equivalente, numero di figli) erano secondo me condivisibili a meno che non si facesse i furbi. Una volta che hai fatto il furbo, devi comunque mostrare la tua faccia.
    Se uno dei due genitori non lavora, non ha bisogno di un asilo nido (nè della scuola dell’infanzia, nè delle successive se non come opprotunità educativa) ed avrebbe ben poche speranze di entrarvi. Se uno dei due genitori si occupa a tempo pieno del figlio in assenza di alternative non ha la possibilità di mettersi a cercare un lavoro.
    Qui però esistono (o esistevano all’epoca) delle alternative: nidi part-time senza pranzo, mattutini o pomeridiani; nidi gioco (con presenza di un accompagnatore). A chi servono? Beh, a chi lavora da casa ed ha bisogno di qualche ora di tranquillità, a chi si occupa di altri familiari, ai nonni a corto di idee ed energie, e sì, anche alla socializzazione (o, meglio, ad introdurre pian piano tuo figlio in un luogo dove lui non è al centro dell’universo) e ad avere un po’ di tempo per sè. Che non è una necessità che io sento particolarmente, ma qualcun altro forse sì. Quando avevo un figlio solo ed in assenza di obbligo di frequenza, se stavo a casa li tenevo con me. Tipo che le malattie dell’uno diventavano le vacanze dell’altro, tanto i Minici quando sono malati cadono in stato comatoso e quindi mi ritrovavo a fare pasticci col figlio sano. E questo è il bello del lavoro fuori casa, perché quando sei a casa davvero non lavori. Si tratta di alternative più economiche che non fanno concorrenza e sono incompatibili col nido tradizionale con cui condividono l’opportunità formativa.
    Anche se l’asilo/scuola dell’infanzia è aperto dalle sette del mattino alle sette di sera (il mio comunque era aperto dalle 7.30 alle 17.15, ma la totalità dei bambini andava via entro le 16.00 ed io avevo pagato l’orario pieno solo per le emergenze), questo non significa che lasciarci un bambino 12 ore sia, se non raramente, la scelta migliore. Magari lo si può fare per un periodo, però poi?

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  4. Ti ho letta ma ti rispondo solo ora e con un post, anche io sono alla ricerca della mia personale conciliazione. So che non sei di Milano ma magari iniziative come questa ci sono anche dalle tue parti e potrebbero esserti utili (ovviamente quando non sei in Tribunale!)

    http://www.patatofriendly.blogspot.it/2013/02/piccolo-nella-conciliazione-che.html

    a presto!
    Fra

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